MIA MADRE NON MI BUSSA ALLA PORTA, MA E’ TESTIMONE DI GEOVA
Mia madre è testimone di Geova.
Vi chiederete com’è possibile che alla mia veneranda età possa avere ancora la madre viva.
Non solo è viva e vegeta, ma nonostante i suoi molteplici acciacchi, è ancora in gamba, autonoma e battagliera, per quello che le è permesso dalla sedia a rotelle o dal girello dove è costretta.
Le signore di quella generazione (87 anni compiuti) sembrano indistruttibili e, in qualche caso, granitiche e irremovibili.
Ha letto quello che ho scritto sul diritto dell’uomo a giudicare e, nonostante i miei sessantacinque anni, mi sono preso una ramanzina che era anche un po’ un anatema, che pressappoco diceva:
“Il giudizio è una prerogativa di Geova e, alla fine, arriverà per tutti, anche per te e ti sarà chiesto conto per esserti arrogato il diritto di appropriarti di una Sua peculiarità.”
Obbiettivamente questi testimoni di Geova non mi sono mai stati molto simpatici, perché delle persone che, oltre al resto, sarebbero capaci di far morire un loro congiunto, ma anche se stessi, pur di non fargli fare una trasfusione di sangue, solo per seguire alla lettera una frase contenuta nella Bibbia, non mi appaiono molto ragionevoli.
Quando poi, quelle poche volte che ho avuto occasione di parlarci, fai presente loro, frasi talmente dettate dal momento storico e dalle conoscenze dell’epoca e che adesso non potrebbero essere più prese per concrete, tipo “ Fermati o sole” e altre che conosciamo tutti, danno risposte evasive.
Chiunque prenda alla lettera le parole di qualsiasi libro, fosse pure la Bibbia, non mi sembra che abbia il diritto di essere preso seriamente in considerazione.
Sono contento, lo stesso che mia madre abbia abbracciato questa religione, perché vedo che le da serenità, che le persone che frequenta sembrano brava gente, che non le chiedono soldi e perciò non nascondono fini diversi e se è contenta lei tanto più lo sono io, che mi guardo bene da intraprendere discussioni con lei, sull’argomento.
Tra di noi, non c’è mai stato un grande rapporto affettivo, almeno dimostrato apertamente, per vari motivi antichi mai veramente superati, ma siamo pur sempre madre e figlio e con l’andare degli anni anche i dissapori, pur riemergendo talvolta, sono sopiti quel tanto che permette una discreta relazione.
A seguito di tutto ciò, ho sentito il desiderio di una risposta, anche se, non credo che gliela farò mai leggere.
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Dopo aver letto quanto da me scritto, mi viene contestato che sia lecito solo al Creatore di giudicare le persone e mi chiedo, razionalmente, come questo sia materialmente possibile.
Nella vita gli incontri, le vicissitudini, i comportamenti propri e di tutti quelli che frequentiamo o con i quali abbiamo avuto comunque rapporti, sono soggetti a giudizi a volte volontari, spesso spontanei e istintivi.
Mi chiedo, se non fosse così, come faremmo a evitare brutte esperienze e cattive azioni dal prossimo, se prima non avessimo inquadrato il singolo e perciò giudicato se è da frequentare o da evitare.
Purtroppo la vita è tutto uno slalom, nel quale o s’impara alla svelta a evitare gli ostacoli pericolosi, o le delusioni, i dolori e le amarezze saranno all’ordine del giorno.
Non trovo per nulla piacevole sbattere il viso contro un muro, perciò considero come un’autodifesa evitarlo.
Sebbene, pur stando sempre molto attenti, capita a volte, che il viso lo sbatti lo stesso, magari su un vetro trasparente, perché non sempre gli ostacoli si manifestano esplicitamente, spesso sono ben mascherati e non è così facile riconoscerli.
Solo il fatto di dire che una persona non si è comportata bene anche solamente in una sola circostanza è un giudizio, anche se non è il Giudizio Universale.
Giudicare non vuol dire punire o premiare in assoluto, anche se chi ti ha fatto del bene se puoi lo aiuti o lo premi in qualche modo e viceversa per chi si è comportato all’opposto.
Mi riferisco naturalmente a manifestazioni della vita terrena, che poi è quella che veramente conosciamo, per quanto riguarda l’aldilà, invidio chi ha certezze assolute, ma io, pur essendo credente, non me la sento di affermare cose che non ho vissuto e che nessun altro è tornato indietro a raccontarci.
La fede è un grande dono, a patto che non si trasformi in una cosa che, presa troppo alla lettera, limiti la capacità di riflettere, di farsi domande, di darsi risposte, perché, se no, il libero arbitrio a cosa si riduce e perché ci è stato donato?
Se scegli di comportarti in un certo modo è perché hai giudicato che quel modo è quello giusto per te.
Si tratta di un giudizio?
Questo poi si allarga alle persone che ci circondano, perché se ritieni che una certa azione non va fatta perché scorretta, la conseguenza è che chi la fa non si comporta bene.
Ho l’impressione che così stiamo dando un giudizio.
Naturalmente non esiste niente di più soggettivo, infatti, si tratta di opinioni personali, che non è detto che siano giuste o che perlomeno lo siano in assoluto, ma su alcuni valori, i più importanti, che sono alla base della convivenza civile e della morale, credo che, non solo sia giusto e un diritto schierarsi contro chi non li rispetta, ma sia oltretutto un dovere verso te stesso e chi ti circonda.
Io, che nella vita ho tanto peccato, da qualcuno sarò stato giudicato, magari anche da mia madre e lo trovo anche giusto, perché attendere che lo faccia Geova, oltre a stancante, magari potrebbe essere troppo tardi.

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