L’ALBERTINO FANTASMA
di Giovanni Guareschi
Oggi ho tentato di recuperare Albertino e la sua gentile fabbricatrice,da tempo stazionanti colà (paesino del parmense)presso gli infelici coniugi che mi resero figlio.
Quale dolce malinconia ritornare nei luoghi della nostra fanciullezza:ho camminato lentamente per le stanze che mi videro piccino come un passerotto,quasi sperando di trovare,fermo in qualche angoletto buio,impigliato in un’antica ragnatela,l’eco del mio primo vagito.
- Ecco la cucina con le volte nere di fumo,la vecchia madia,l’acquaio colmo di stoviglie,l’antica lucerna a petrolio.
Ho sospirato.
La dolce creatura che mi colse un giorno,fiorellino aulente di celibato in mezzo al prato verde della vita,ha scosso il capo:
- Si, Giovannino:ecco la tua vecchia sala da pranzo con le volte annerite dal fuoco appiccato da Albertino al maestoso buffet intagliato,che ora tu scambi per un acquaio pieno di stoviglie…..Ecco il vecchio pianoforte,che non reggendo alle sollecitazioni di Albertino,si era accasciato nell’angolo facendoti pensare alla vecchia madia…Ecco il lampadario di Murano che,semplificato da Albertino,ha preso l’aspetto della lucerna a petrolio aiutato in questo dalla bottiglia dell’aceto rimasta impigliata nel centro dell’importante macchina illuminante.
Abbandoniamo questo spettacolo di desolazione:parliamo soltanto del recupero di Albertino,e,trascurando ogni altro particolare,saliamo sul treno.
Collocati convenientemente in uno scompartimento di seconda classe la amorosa madre,il piccolo Albertino e sei grosse valigie,ho respirato di sollievo e mi sono felicitato con me stesso per l’abilità e la non comune forza d’animo da me dimostrate nella difficile contingenza.
- Antaànta!
Ha detto in quel preciso istante Albertino.
Sono sceso dal treno,sono arrivato di corsa fin oltre l’ultimo vagone dove pareva che qualcuno commerciasse bibite,ho acquistato una bottiglietta di aranciata,e,ottenuta una buona parte del resto che mi spettava,ho fatto appena in tempo a saltare sull’ultima vettura del convogli. Il treno si era messo infatti in movimento.
Ho attraversato diciotto terze classi gonfie di gente straordinariamente suscettibile,ho dovuto pregare con voce di pianto un controllore perché mi aprisse la porta di confine e,finalmente,ho potuto affacciarmi al mio scompartimento.
Mi è sembrato che la mia presenza venisse giudicata strana.
- Vedendo che il treno si muoveva,
ha spiegato un signore,
- la signora ha cominciato a urlare perché i biglietti li avevate voi e perché non voleva ritornar sola. L’abbiamo fatta scendere mentre il convoglio già camminava e poi le abbiamo buttato le sei valigie.
In una situazione come questa,un uomo normale che si fosse trovato con una aranciata fresca in mano avrebbe bevuto l’aranciata e si sarebbe seduto tranquillamente. Ma io non sono un uomo normale: io mi sono buttato giù dal treno a costo di spezzarmi il collo.
Sono stato insultato da un numero imprecisato di persone,ho dovuto camminare per cinquecento metri lungo la linea ferroviaria,ma sono riuscito a rivedere la pensilina della stazione.
Una creatura del buon Dio stava introducendo effetti di biancheria e oggetti di varia natura in certe sue valigie malconce.
- Dov’eri andato?
Ha singhiozzato la creatura del buon Dio.
- Sul treno,
le ho spiegato,
- Siccome era nostra intenzione di recarci a Milano in treno,io sono salito sul treno.
Nella mia sciagurata vita ho visto migliaia di occhi:ma due occhi come quelli della esimia creatura di cui sopra non li avevo visti mai.
Mi sembrava la scena finale della “Cavallina storna”: dissi un nome,si udì un alto nitrito…
Si:Appena ho balbettato:
- Albertino!
La egregia signora ha nitrito. E’ poco elegante, poco riguardoso da parte mia,ma che posso farci? Le madri rimaste sotto la pensilina della stazione,quando si accorgono che il loro unico figlio viaggia sul treno verso Milano,nitriscono.
Ho scongiurato il capo stazione di spedire dei telegrammi,e ben presto è arrivato un confortante dispaccio di risposta:” Bambino giunto felicemente a Fidenza”.
- Ecco,arriva l’accelerato per Milano.
Mi ha avvertito un funzionario.
- Salite e tra venti minuti potrete riabbracciare vostro figlio.
Ci siamo ritrovati in treno stanchi e malconci:ma cosa importava?Albertino dopo venti minuti sarebbe ritornato in nostro possesso!
Arrivati a Fidenza,un funzionario ci ha trattati con durezza.
- Perché mai il bambino dovrebbe essere qui se avete fatto telegrafare di rimandarlo a Parma col primo treno di passaggio?Sul treno che avete incrociato c’era vostro figlio.
Io non avevo fatto telegrafare nessuna cosa del genere e ho guardato stupito la sciagurata che mi rese il più triste dei viaggiatori.
- Sì,
ha spiegato la sciagurata.
- Io ho fatto telegrafare,ma credevo che tu avessi poi provveduto a inoltrare un contrordine. Te l’avevo detto. Giovannino! Ne sono quasi sicura.
Un telegramma è partito immediatamente: “Bloccate il bambino alla prima stazione”.
Di lì a poco è arrivata la risposta:” Bambino giacente deposito bagagli stazione Parma”.
Il primo treno per Parma sarebbe passato tra cinque ore:considerando che da Fidenza a Parma sono soltanto diciassette chilometri si comprende che aspettare cinque ore sarebbe stata una follia.
- Possiamo andare in bicicletta,
ha proposto la esimia signora che mi rese tandemiere.
- Tanto non abbiamo neppure il fastidio delle valigie…Viaggiano per Milano….
Le biciclette a nolo sono i più maledetti meccanismi che esistano al mondo. Quanto poi le biciclette siano una sola e debba servire per due persone la faccende diventa spaventosa. Mi sembrava di pedalare su un compressore stradale e non ho impiegato meno di tre ore a trasferire da Fidenza a Parma il peso della rimanente famiglia.
- Il bambino è stato ritirato dai nonni.
Ci è stato detto alla stazione (e qui debbo ricordare che i distinti coniugi che m i resero figlio e quindi fratello avevano assistito alla nostra partenza,ed erano rimasti alla stazione per vedere come la faccenda andava a finire).
- Bene!
Ha sospirato la sciagurata madre dell’Albertino fantasma.
- Li troverete a Milano,
ha aggiunto il funzionario.
- Sono partiti con il diretto di venti minuti fa.
Le storie meccaniche come queste annoiano,a un bel momento. Meglio arrivare subito alla fine della dannata vicenda: a mezzanotte eravamo a Milano,e la portinaia svegliata di soprassalto che due coniugi attempati erano arrivati rimorchiando Albertino e che,saputo che noi non fossimo di ritorno,avevano esclamato.
- Certamente sono tornati a Parma! Li troveremo là!
Ho formulato un ragionamento assennato.
- Se noi torniamo a Parma non li troveremo perché essi nel frattempo verranno qui. Se ci fermiamo non li troveremo perché essi si fermeranno laggiù ad attenderci.
La dolce signora che mi conobbe zitello ha risolto il problema:
- Tu aspetti qui e io vado a Parma.
Partita la esimia recuperatrice di Albertino,verso le cinque del mattino è arrivato mio padre.
- Insomma!
Ha gridato il valente uomo.
- Tua moglie è qui con te,o è a Parma col bambino?Tu sei qui a Milano,o sei a Parma col bambino? Tua moglie è a Parma con tua madre,o è qui col bambino? E allora dov’è tua madre? E tu,dove sei? E io dove sono?
- Non lo so.
Ho risposto.
L’eccellente uomo è rimasto a lungo pensieroso poi si è deciso:
- Se le cose stanno così è meglio che io parta per Verona. E tu dove vai?
- A Bergamo.
Ho detto io,povero Giovannino.
Il che è bello e istruttivo.
Io lo trovo esilarante e se si considera che è stato scritto nel 1948,dimostra una volta di più che l’umorismo quando è di qualità non perde efficacia nel tempo.
Ho deciso di pubblicarlo dedicandolo alle persone di una certa età che lo hanno dimenticato ed ai ragazzi che non lo hanno mai conosciuto.
Guareschi se viene ricordato, è solo per la serie Don Camillo,perché ne hanno tratto dei film,ma lui è stato anche redattore e direttore di giornali satirici e ha pubblicato moltissimo oltre a Don Camillo,che a mio giudizio non è neanche la sua cosa migliore.
Spero che da questo parta la riscoperta di un autore italiano importante anche se umoristico,perché penso che lo meriti e visto che non è che ce ne siano tantissimi di questo livello, a mio avviso ce lo meritiamo noi.
Tratto da: "Lo Zibaldino" edito da Rizzoli.
Tratto da: "Lo Zibaldino" edito da Rizzoli.


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