lunedì 22 novembre 2010

RADICI

RADICI

Da un po’ di tempo,forse,  troppo spesso, per i miei gusti, mi viene rivolta da più di una persona e quasi sempre si tratta di giovani, una domanda:
  • Ha paura della morte? 
Chissà perché?
Forse perché,anche se non conoscono la mia età,ormai si vede benissimo che gli anni vissuti sono molti di più di quelli che mi restano.
Qualche altro saprà, probabilmente, le mie condizioni di salute.
Faccio finta di non farci caso e  rispondo invariabilmente:
  • Assolutamente no . Neanche un po’.
E ne sono anche abbastanza convinto,in certi momenti addirittura certo.
Non mi piace  la sofferenza fisica,ma neanche più di tanto,perché credo di avere una grande capacità di resistere al dolore e l’ho già dimostrato.
Temo di lasciare delle cose incompiute e di far soffrire chi mi ama e chi conta su di me.
La fede non è che mi aiuti granché, dato che io sono un credente più speranzoso che veramente convinto.
Lo dico,ma sarà vero? Vero sino in fondo?
C’è qualcuno che è in grado di sapere veramente come reagirebbe negli ultimi momenti di vita?
Le proprie reazioni alcune volte possono essere anche assolutamente imprevedibili e la certezza sul proprio comportamento e le proprie sensazioni in una occasione mai provata prima, sono indefinibili,comunque incerte.
Qualsiasi altra cosa,anche se non ti è mai capitata,la puoi collocare,circoscrivere ed analizzare,o attraverso i racconti di chi l’ha vissuta o per intuizione,partendo da basi concrete.
La morte no.
Salvo che non si ritenga che finisca tutto lì,che non ci sia un seguito,che a un certo punto ti mancherà il fiato,il cuore si fermerà e,semplicemente, non ci sarai più,senza alcuna conseguenza, almeno per te.
Il nulla,insomma. Quello che in vita non è possibile provare. Quello che in certe particolari circostanze qualche volta mi è capitato di desiderare,ben sapendo che non poterlo veramente avere e che se lo avessi avuto, non mi sarebbe piaciuto affatto.
Insomma nessuna consolatoria trasformazione,forse neanche polvere alla polvere,visto che nella nostra civiltà c’è la discutibile consuetudine di chiudere le salme dentro casse e queste dentro dimore costruite dall’uomo,oppure conservare le ceneri dentro urne, tra l’altro,di solito, piuttosto antiestetiche.
Eppure,come ho già trattato in precedenza, sono tantissimi nel mondo,la maggioranza sicuramente,che pensa che non finisca tutto in quel momento,alimentando comunque il dubbio su quanto ci sia di convinzione totale e reale e quanto di convenienza e di speranza di avere un futuro.
Si va dalla spiritualità del Cattolicesimo e dell’Ebraismo,alla reincarnazione,a Paradisi più prosaici e terreni.
Alcuni di questi mi appaiono un po’ ridicoli e costruiti,credo,per assecondare le aspettative e le speranze, anche quelle più materiali, degli uomini,che non si rassegnano e credo che non si rassegneranno mai, ad essere infelici e provvisori.
L’uomo,in fondo,desidera essere immortale. Lo dimostra anche la ricerca scientifica che spessissimo,anche se non esplicitamente, è tutta tesa a questo,come risultato finale,da raggiungere a piccoli passi,come meta un po’ fantascientifica,ma non per questo fragile o vacillante,in una ricerca inconfessata di onnipotenza.
Noi non siamo fatti della materia di cui sono fatti i sogni,come Giulietta,siamo di carne e ossa e deperiamo a dispetto  dei nostri inconfessati desideri,ci ammaliamo malgrado i luminari (dicono loro) della medicina e il nostro viaggio ha una stazione di arrivo che non si conosce, ma è certa.   
Che dire di più? Che forse non è stata una grande idea parlare di questo argomento, e che,comunque andrà,converrebbe spendere bene il proprio tempo finché si è in vita,perché,intanto è meglio mettere fieno in cascina e che ogni giorno,ogni ora ed ogni minuto sono un dono che non bisognerebbe far passare invano,ma utilizzarlo appieno per se stessi e per chi ti circonda,almeno tentare anche se qualche volta è veramente difficile.
Di una cosa sono  certo,malgrado le cose che posso aver detto,non ho il minimo dubbio che sono ancora attaccato alla vita con delle radici imponenti, che non sarà così facile recidere. 
Infine,se la voce popolare che dice che è scaramantico parlare di morte,è vera,confido che dopo questa breve elucubrazione,mi toccherà un periodo molto positivo e forse,se continuerò su questa strada,continuando a parlarne,una vita lunghissima e chissà,magari……. l’immortalità.


   

 

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