LO TSUNAMI
Ho avuto un infarto con il posizionamento di, due stent coronarici e subito dopo di un altro all’arteria carotidea,due operazioni per ernie inguinali,due operazioni di cataratta,ma queste possono essere considerate routine,ed infine un cancro alla prostata di quelli piuttosto aggressivi e veloci,da cui sono derivate un’operazione chirurgica piuttosto invasiva,due cicli di radioterapia e una cura ormonale che sto ancora attualmente facendo,senza che ad oggi si possa dire che la malattia sia in via di risoluzione.
Insomma mi è cambiata la vita all’improvviso,ma pur essendo un’esperienza che non auguro a nessuno,non penso di dovermi lamentare più di tanto,perché magari poteva andarmi anche peggio.
L’infarto mi poteva uccidere.
Nella prima visita da un oncologo a Milano,mi venne detto che secondo lui se non facevo niente,avevo sei mesi di vita e sono passati due anni e mezzo.
Certo ne avrei fatto volentieri a meno, soprattutto delle conseguenze e delle cure che hanno comportato tutte queste patologie.
Una cosa posso sicuramente dire,il cancro è sicuramente una malattia gravissima come tutti sanno,ma le cure relative sono anche peggio senza che oltretutto diano a priori nessuna garanzia di risolvere il problema.
Per lunghi periodi,tra le altre cose, sono arrivato a dover prendere anche 25-30 medicine al giorno,che per fortuna in questo momento mi sono state diminuite un po’.
Il problema di un’inefficienza fisica sempre crescente per uno che è stato tutta la vita in movimento sta diventando forse la parte più spiacevole insieme ai dolori diffusi contro i quali combatto giornalmente per non cadere nell’assuefazione e nell’accettazione che, secondo il mio punto di vista, sarebbero l’inizio della fine, anche se dovessi guarire.
Io mi sento e mi voglio sentire, un temporaneamente malato,perché la malattia non sono io è un intrusa che provvisoriamente ha preso possesso di parte del mio corpo ma che essendo un’ospite indesiderata va trattata maleducatamente e non le va data confidenza.
Le conseguenze sul lavoro sono state,come facilmente si può intuire,piuttosto pesanti,nel senso che posso ancora seguire un po’ le cose con il telefono ma non sono più in grado, salvo qualche breve uscita per parlare con un cliente, di seguire i lavori in un cantiere e perciò non sto cercando nuovi contratti.
Ho portato in fondo qualche piccola cosa perché mi hanno cercato e si trattava di lavori facili e brevi.
Ma detto questo, perché si capisca bene di cosa parlavo quando ho citato lo tsunami,cambierei completamente discorso,in quanto malgrado tutto,per me,le cose importanti della vita sono altre e sono ancora tutte lì a mia disposizione fino a che riuscirò ad afferrarle.
Qualcuno diceva: Spero che la morte mi trovi vivo.
E’ una frase che può sembrare anche un po’ semplicistica,addirittura banale,ma secondo me non è così,anzi,potrebbe essere la soluzione di tutto.
Quello che posso dire è che conosco diversa gente che è morta e non lo sa e continua la routine quotidiana senza rendersi conto che si perde la parte migliore dell’esistenza,quella per cui vale la pena di esserci.
La perdita di interessi per le cose che veramente contano,qualsiasi esse siano,in quanto possono variare da persona a persona,è la peggiore cattiveria inconscia che si possa fare a se stessi.
Questo per tutto ciò che riguarda le cose pratiche e giornaliere,ma,anche, per quello che ritengo sia l’unico motivo per cui vale la pena di vivere e cioè il rapporto con chi ti circonda e il tuo personale stato d’animo nei riguardi del prossimo.
I successi sul lavoro sono molto importanti perché gratificano e si traducono anche economicamente in modo da permetterti di fare una vita decente,buona e,a volte,anche ad altissimo livello.
Questo conta molto,ma non è abbastanza e soprattutto non è conclusivo nel bilancio di una vita,in quanto è noto che molte persone alle quali sembra non mancare niente,in famiglia,nei rapporti con gli altri e soprattutto con se stessi,denotano uno scontento, un’infelicità o peggio ancora una forma di rassegnazione,che nasconde una inadeguatezza.
Allora quale è la soluzione ? Credo che la risposta conclusiva non ce l’abbia nessuno. Si va per tentativi,ci si prova,tenendo sempre presente,però,che tutto conta,ma l’atteggiamento positivo,la disponibilità ad ascoltare ed accettare gli altri,specie chi ti sta più vicino,l’ironia e la capacità di amare e comprendere siano decisivi.
Io non so se sarò sempre capace di tanto,ci sto provando e qualche passo in avanti l’ho già fatto,credo.
Quello che è certo,è che sento dentro di me un fuoco che mi divora e mi spinge a rinnovarmi il più possibile ed a cercare sempre nuovi modi di affrontare i rapporti e gli avvenimenti quotidiani,a cercare nuove avventure che all’età mia forse sono un po’ in ritardo,ma non voglio pensarci,sperando che il tempo che mi resta sia sufficiente.
In ogni caso,se anche non riuscissi a portarle a compimento,secondo me,l’importante è averci provato,quello è il vero valore.
Sono vivo? Io credo di si.

e sara sempre vivo, perche sei una persona forte, e merita viveri, hai superato con molto echilibrio e di una maneira che nessuno podeva superare sei un grand e forte persona
RispondiEliminati augurio tutto di piu presioso perche veramente lo merita
con o cuore