mercoledì 2 febbraio 2011

LE DONNE

LE DONNE
In fatto di donne, sinora, ho parlato sempre solo di mia moglie, che, come avrete capito, è stata ed è il grande amore, ma la mia vita, può considerarsi, già adesso, piuttosto lunga e  vissuta piuttosto intensamente.
Qualche relazione prima di conoscerla, ce l’ho avuta.
Mi tornano alla mente alcune storie e qualche occasione perduta con ragazze più grandi di me, che ci provarono in tutti i modi senza che io me ne rendessi conto, se non molto tempo dopo.
Questa è stata una condizione ricorrente, in fatto di donne ho avuto la mia parte, ma le occasioni perdute sono state sicuramente di più di quelle che ho saputo cogliere, quasi sempre per colpa mia, perché con l’esperienza posso, senza tema di smentita, affermare che quando una donna manda dei segnali di interessamento, di solito è chiarissima e se non li sai cogliere, è tutta responsabilità tua.
C’è una storia  però, che ricordo con tenerezza, forse perché avvenuta negli anni dell’inconsapevolezza ma, anche perché, per certi versi , almeno per me, è stata anomala.
Nel 1962 a poco più di diciassette anni, avevo un rapporto con una ragazza, vicina di casa, molto più giovane di me.
Se qualcuno si sorprendesse per le cose che facevamo a quell’epoca, voglio ricordare che nel 1962, in pieno boom economico, anche se noi non ce ne eravamo accorti, non esistevano i telefonini, non avevamo l’automobile e neanche il motorino, le ragazze stavano in casa, le discoteche non esistevano, al massimo ogni tanto si andava ad una festa da ballo da amici dove, spesso, c’erano anche i genitori.
Con questo non voglio dire che non ci fossero lo stesso flirt o amori e che ogni tanto qualche ragazza non restasse incinta lo stesso, era solo tutto molto più difficile e faticoso,bisognava guadagnarselo, sudarlo.
La storia iniziò che aveva tredici anni e finì che ne aveva quindici, ma nella realtà ne dimostrava molti di più fisicamente ed era anche più matura della sua età.
Era più alta di me, che non sono basso, e aveva un seno e un fondo schiena talmente sviluppati che sembravano finti e quella non era un’epoca nella quale le ragazze andassero dal chirurgo plastico, tutto era naturale dal cibo alle tette e si trattava in quel caso di tette con il marchio D.O.P. e se non ce l’avevano ce lo avrebbero dovuto avere.
Il tutto completato da un bel viso dai lineamenti regolari e un’espressione molto dolce, quasi tenera.
Considerando l’età, non avevamo molto tempo per stare soli insieme, anche se stavo gran parte del giorno attaccato alla sua finestra, a piano terra, dal di fuori, mi appoggiavo al davanzale ed entravo con il busto all’interno della sua stanza e avevo le mani libere che non riuscivano a stare ferme e  a lei non dispiaceva.
Solo che tutto questo non faceva che aumentare il desiderio e l’eccitazione di tutti e due, che riuscivamo a sfogare quelle poche volte che usciva e avevamo con dei sotterfugi la possibilità di stare soli al massimo per un’ora.
Non sapendo dove portarla, data l’età, di corsa, per fare in tempo a tornare, finivamo in piedi sotto la scarpata della ferrovia a livello delle rotaie, dove ogni tanto c’era qualche nicchia in cemento  che in parte ci nascondeva, meno che quando sopraggiungeva un treno magari con gente affacciata al finestrino.
In quei casi arrivava qualche commento salace, qualche fischio, ma devo dire che a noi non faceva alcun effetto, eravamo talmente presi che non ci facevamo proprio caso.
Neanche il tempo ci faceva effetto e vi assicuro che, in inverno, faceva maledettamente freddo, ma sembravamo non accorgercene proprio.
Non riuscivamo a fare l’amore in modo completo un po’ per la sua età, un po’ per la condizione in cui ci trovavamo, ma ci arrivavamo molto vicini.
E poi di nuovo di corsa a casa, dove l’aspettavano.
La sua famiglia aveva, però altri progetti e lei era naturalmente abbastanza influenzabile a quell’età.
In più la situazione fu aggravata dalla morte in un incidente automobilistico del padre, avvenuta all’improvviso, che spinse la madre a sistemare economicamente, almeno la figlia più grande, in quanto aveva altri due figli, un maschio e una femmina.
Cominciò a impedirle di vedermi, occupandole tutto il tempo libero in appuntamenti con un ragazzo più grande di me, di un paese della provincia di Roma che, come seppi dopo, era ricco di famiglia ed in più aveva anche un buon lavoro.
La cosa andò avanti per alcuni mesi, nei quali io, non mi ero reso conto di niente e mi disperavo perché non riuscivo e vederla e a toccarla, trascorsi i quali, sparì completamente e dopo poco venni a sapere che si era sposata.
Non la rividi più per tanti anni, sicuramente più di quindici.
Tornò nella vecchia casa a trovare il fratello e la sorella che abitavano ancora lì e capitò che ci incrociammo per strada.
Dimostrò piacere nel rivedermi, come d’altronde anch’io, e dopo un po’ di convenevoli mi disse piano,in modo da farsi sentire solo da me:
-       Scusami, ero troppo piccola per darti tutto quello che volevi  e per impormi a mia madre.
Tutto qui, due parole che, con una grande semplicità, spiegavano tutto senza bisogno di tante chiacchiere, senza che io le avessi chiesto niente e per un attimo mi guardò come faceva tanti anni prima.
Sinceramente rimasi di stucco, perché non mi aspettavo che dicesse una cosa del genere, senza sollecitazione da parte mia che, tra l’altro, dopo tanto tempo, ci avevo messo una pietra sopra definitivamente.
Ebbi la sensazione che era una cosa che si era tenuta dentro e di cui non vedeva l’ora di liberarsi.
Seppi che aveva due figlie e che abitava fuori Roma.
Ci salutammo quasi subito, senza che riuscissi a risponderle niente e quella fu l’ultima volta che la vidi.
Sinceramente non so se quando stavamo insieme ne fossi veramente innamorato, ero molto giovane ma, sicuramente ne ero attratto fisicamente in modo quasi ossessivo  e credo che, malgrado l’età, anche per lei fosse lo stesso.
Sono cose che ogni tanto nella vita capitano, spesso senza una vera spiegazione logica.
Mi è capitato di stare con donne anche più belle di lei e sicuramente più affascinanti e con più personalità, ma quell’istinto quasi animalesco, quel desiderio irrefrenabile di toccare, di possedere, di mangiarmela se avessi potuto, l’ho provato pochissime altre volte, forse mai più, almeno così intenso.
In fondo è stata una fortuna che sia finita abbastanza presto perché una passione di quel genere ti può dilaniare e distruggere e spesso non porta al lieto fine, almeno per quello che è la mia esperienza.
Ciò che mi rimane è un bel ricordo di una storia che sono contento di aver vissuto, anche se non è finita come avrei desiderato nel momento in cui la vivevo.
Il cuore e la mente mi dicono che ne è valsa la pena.

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