Si vergogni! Dice Bersani e la Camusso gli fa eco. Mi chiedo di cosa.
La CGIL e la FIOM stanno facendo diventare questo accordo Fiat come la regina di tutte le battaglie per i diritti sindacali.
Trovare un industriale che, in questo momento è disponibile ad investire 700 milioni su Pomigliano e un miliardo su Mirafiori, a condizione di migliorare la produttività e che i lavoratori gli garantiscano di rispettare i patti impegnandosi, qualora non lo facessero ad accettare anche delle sanzioni, a me sembra quasi un miracolo.
La politica sindacale in questi anni, specie nel settore dell’auto, ci ha portato a garantire sempre di più i diritti dei lavoratori occupati, spesso neanche riuscendoci, senza preoccuparsi minimamente del futuro delle Aziende e perciò del nostro, di quello delle persone che dovranno trovare ancora posto all’interno di queste industrie.
Si è arrivati a giustificare l’assenteismo, e il diritto allo sciopero che è sacrosanto, si è trasformato in un arma da usare anche senza preavviso, violando anche accordi contrattuali, con l’idea di far più male possibile all’azienda, perché così facendo si pensava di poter ottenere il più possibile.
Non pensando però che, mettendo in seria difficoltà la controparte, che è comunque quella che ti da il lavoro, si rischiava di mettere in difficoltà se stessi e i nostri figli.
Ormai lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, se un industriale non guadagna, chiude, sposta la fabbrica dove è certo di guadagnare e chi ci rimette sono i lavoratori italiani.
Sono cose già sperimentate negli ultimi anni.
Non ricordo, ma magari sarà una mia carenza, che negli ultimi 20 anni un industriale italiano o straniero importante, abbia investito in Italia.
Ora che la Fiat ha proposto un investimento notevole chiedendo solo un accordo sulla produttività, che salvo un sindacato e i partiti di estrema sinistra, gli altri sostengono comporti solo un adeguamento dei sistemi di lavorazione già presenti, non in Cina , ma nell’Europa civile, tipo la Germania e la Francia e che porta anche un guadagno economico per i lavoratori, stanno facendo diventare questa decisione come una questione di principio, facendola passare come una sopraffazione ed un ricatto.
Dicono che la Fiat non spiega il piano industriale, ma quando cerca di farlo, convocando direttamente i lavoratori, urlano alla lesa maestà, perché così facendo scavalcherebbero nelle loro prerogative i sindacati, che poi, sempre di uno si tratta.
Tutti gli altri sindacati hanno già firmato l’accordo e non mi sembra che Bonanni o Angeletti, siano proprio degli sprovveduti o che abbiano mai fatto gli interessi della Fiat.
Quando poi il Presidente del Consiglio, che dall’inizio della legislatura invoca e cerca di operare in modo da attirare capitali di investimento in Italia, senza i quali è piuttosto difficile che possa esserci un vera ripresa, dice che se fanno fallire questo accordo, la Fiat è giustificata ad andarsene a produrre all’estero, il buon Bersani, che da un po’ di tempo, non avendo argomenti, alza la voce sempre contro il Premier, qualsiasi cosa dica, addirittura sostiene che, siccome gli paghiamo lo stipendio, lui deve battersi per mantenere tutti in Italia e non avvalorare la fuoriuscita di un industria dal nostro paese.
Mi chiedo,con tutto il rispetto: ma pensa prima di parlare?
E’ bene notare il buon gusto di dire una cosa del genere, in quanto nessuno si è mai permesso di sindacare sul suo stipendio, malgrado i guai che ha tentato e tenta di fare in continuazione.
Come al solito si capovolge la realtà, perché se c’è una persona che si è battuto in tutti i modi perché certi investimenti restassero in Italia, contro il parere di molti, (vedere Alitalia) e che con il suo governo e anche con una legge che riduce di molto i prelievi fiscali per i lavoratori, nei casi in cui l’accordo in votazione comporti un impegno superiore al precedente, quando vede che per colpa di uno solo dei sindacati si mette a rischio tutto ciò, cosa avrebbe dovuto dire?
Che fa bene il sindacato?
Si tratta solo di una questione politica e di potere, senza pensare minimamente ai nostri interessi e a quello che potrebbe succedere se fallisse l’accordo, e nessuno di loro, interpellato in televisione, ha saputo dire cosa succederebbe in quel malaugurato caso, sostenendo solo che la Fiat è troppo grande perché possa chiudere in Italia.
Ma che si vergognino loro, che mischiando le carte in tavola e senza mai essere precisi e comprensibili nelle loro contestazioni, mettono a rischio le prospettive di tutti noi.
Sembra di rivedere una storia già vista,quando c’erano tutte le dimostrazioni contro la riforma Gelmini della Università e come avevi l’avventura di approfondire il problema con i capi dei dimostranti o con i politici oppositori, non si riusciva a fargli dire in cosa sostanzialmente fossero contrari.
Giravano intorno alle domande senza mai rispondere direttamente.
Io non so come finirà oggi e domani, voglio credere che prevarrà il buon senso sulla politica e se così sarà, mi spiace per loro, ma si sarà creato un precedente che forse ci aprirà una più facile strada verso la ripresa.
Se invece sciaguratamente l’accordo non andasse in porto, credo che le conseguenze sarebbero nefaste per tutti noi e si tratterebbe di un altro dei tanti sbagli della sinistra che poi, nel tempo, si sono rivelati catastrofici e che, malgrado i tentativi di minimizzarli o di sostenerli, ammesso che si riesca, prima o poi, a correggerli, si lasceranno dietro anni di difficoltà che potevano essere tranquillamente evitate.
Mi riferisco alla campagna contro l’energia nucleare fatta decisamente in malafede, perché non si può descrivere la costruzione di centrali nucleari come se la gente si mettesse la bomba atomica in casa, quando si sa per certo che non è vero e che comunque i rischi ce li avremmo avuti lo stesso, vista la scelta della Francia, senza, però, riceverne i benefici.
Per tornare ad una scelta più sensata ed economica, se va bene ci vorranno più di dieci anni, più quelli che abbiamo perso, fatevi i conti di quanto è costata quella decisione a tutti noi, che paghiamo l’energia molto più alta della Francia e anche della Germania che, oltre tutto, sono nostri diretti concorrenti.
Mi riferisco anche alle riforme istituzionali, che il precedente Governo Berlusconi aveva fatto e che non sono passate al referendum perché, con una falsa campagna, è stato fatto credere alla gente che prevedesse lo smembramento dell’Italia come nazione, la devoluzione.
Mentivano sapendo di mentire. La maggior parte di noi gli hanno creduto e adesso gli stessi che spingevano per votare contro nel referendum, dicono di voler fare le stesse cose.
Per concludere io mi chiedo: ma in Italia chi sono i conservatori? Chi i progressisti?
Il PD si riempie la bocca della parola progressista, ma come si cerca di cambiare qualcosa è sempre contraria.
Gli altri almeno ci provano.
Giudicate voi,ma giudicate bene questa volta.




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