DELFINI
Oggi, per un caso, ho avuto modo di rivedere e riascoltare il video “delfini”, l’ultima canzone cantata nel 1997 da Domenico Modugno e dal figlio Massimo.
Dopo tanti anni mi ha fatto un effetto che, malgrado mi fosse molto piaciuta anche all’epoca, non mi aspettavo.
Vedere un vecchio leone gravemente ferito, non più in grado di stare in piedi e cantare come aveva fatto per tutta la sua vita, rifarlo con e per il figlio, scegliendo un tema che gli è stato sempre caro, oltre che riempirmi il cuore, è stata una iniezione di adrenalina.
Non arrenderti, non arrenderti mai.
Lui non si è mai arreso, sino all’ultimo respiro.
Probabilmente quest’ultima fatica del Mimmo nazionale, mi colpisce in particolare perché mi ci riconosco, visto che, anche io non sono disponibile ad arrendermi, e, come lui, sono stato ferito, ma non a morte, almeno per ora.
Anche l’aspetto fisico, con quella barbona da vecchio saggio e gli occhiali da vista, che tanto contrastavano con il personaggio estroverso, irrefrenabile, contagioso e sprizzante energia, che era stato prima della malattia, ha probabilmente contribuito.
Vederlo nuotare libero, dimostra quanto il mare sia miracoloso e permetta a chiunque anche a chi è più in difficoltà di ritornare a sentirsi privo di condizionamenti, di impedimenti, di nuovo leggero e sciolto, senza nessun problema al mondo.
E’ così!
Io lo so, perché l’ho provato.
Lui è stato un inno alla vita per tutta la sua esistenza, era Mister Volare e lo è stato anche dopo essere stato colpito duramente, non ha ceduto di un centimetro alla malattia.
La citazione iniziale della canzone è significativa:
“TANTO TEMPO FA, UN GRANDE FILOSOFO INDIANO SCRISSE: NEL MARE DELLA VITA I FORTUNATI VANNO IN CROCIERA, GLI ALTRI NUOTANO, QUALCUNO ANNEGA”.
Anche il figlio fa una grande tenerezza per come guarda un padre così grande e così amato, che pure era stato molto severo ma anche affettuoso con lui, per loro stessa ammissione.
Non l’ho più visto da anni e me ne dispiaccio molto, perché, aveva sicuramente ereditato un’umanità non comune, gli si leggeva negli occhi, meno severi e più buoni, ma dolci, comprensivi e accoglienti, una faccia da bravo ragazzo, forse la cosa che più lo distingueva dal padre.
Mimmo aveva una faccia da Rugantino, da Rinaldo in campo, da Scaramouche, da giovane leone, solo per citare personaggi che ha interpretato.
Un uomo che ha avuto successo in tutto il mondo, forse l’unico per l’epoca, almeno in quei termini e che all’improvviso, trovandosi privato di tutto, ha saputo scoprire una strada diversa per continuare a vivere, impegnandosi in qualcosa in cui credeva.
Non c’è dubbio che nella vita, ci vogliono le qualità, ma ancora di più gli attributi.
Si possono fare tanti discorsi sulle caratteristiche personali, sulla psicologia, sul carattere, ma se ti mancano gli attributi, di fronte hai una strada difficile.
Sembra brutto, poco intellettuale, anche un po’ volgare, ma senza quelli non si va molto lontano.
Non credo che gli sia mai passato per la mente di mollare, neanche nei momenti più tragici e questo, fa di lui oltre che un grande uomo, un esempio da seguire.
Capisco che sembrerebbe difficile, ma non lo è poi così tanto e lo dico con cognizione di causa, perché io già lo faccio e non me ne pento, anzi sono persuaso a continuare così sino a che ne avrò le capacità e la forza.
In fondo, basta convincersi che si può. E' tanto bello essere delfini.






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