DIVAGAZIONI
Avrei voglia di scrivere qualcosa, ma mi sento la testa come fosse vuota, priva di idee.
Probabilmente perché in questo momento sto di nuovo cambiando la mia vita.
Sto smettendo definitivamente di lavorare e lo stesso sta facendo mia moglie, mi accingo ad andare via da Roma per abitare in campagna, vicino, ma sempre via dalla mia città, nella quale sono nato e vissuto sempre.
In più sto per partire per l’isola di Tenerife, dove mia madre ha un appartamentino di proprietà e ho fatto un biglietto di sola andata.
Tutto questo provoca delle incognite dovute all’adattamento alla nuova vita, allo stato fisico, e alla situazione economica che, non avendo altre fonti di reddito ad eccezione delle pensioni, mi crea dubbi sul fatto che possano bastare a tutto.
Noi due siamo stati entrambi lavoratori autonomi e le pensioni, per queste categorie, come si sa, non sono molto alte, ma le nostre spese invece lo sono, visto che sino a pochissimo tempo fa ce lo potevamo permettere.
Saremo perciò costretti a ridimensionarci, ma questa è la cosa che mi crea meno ansia e che credo non ci peserà più di tanto, visto che non siamo sempre stati benestanti e conosciamo bene cosa vuol dire privazione.
Tutto ciò, relativamente alla situazione personale, per quanto riguarda invece l’attualità…...di politica, sotto elezioni, è meglio non parlare e possibilmente neanche ascoltare, perché se c’è un periodo in cui mi sento particolarmente lontano da quello che viene detto da tutti è proprio questo, avendo i protagonisti la brutta abitudine, pur abbastanza comprensibile, di dire cose solo per conquistare un voto in più e non perché le pensino effettivamente, almeno in linea di massima.
Se già la nostra politica è una continua guerra non priva di colpi bassi, in questo momento è talmente palesemente frutto di un calcolo che uno non vede l’ora che si voti e finisca tutta questa ipocrisia, tutte queste malignità, tutta questa retorica, che, per chi ragiona con la sua testa, sono poco credibili ma, soprattutto, infastidiscono.
Per fortuna ci siamo, manca talmente poco, basta isolarsi per altri due giorni e dopo vedremo se, come al solito, in qualche modo, avranno vinto tutti.
In questo momento sinceramente non sono particolarmente interessato ai risultati elettorali e credo che, al contrario dell’opinione di molti, comunque vada, non cambierà moltissimo.
Per quanto riguarda l’attualità, al centro dell’attenzione c’è il giallo del momento, “naturalmente” irrisolto e sul quale si organizzano trasmissioni in continuazione, che si distinguono nel far capire che sono costruite sul nulla, ma che proprio per questo al loro interno si formulano ipotesi di tutti i tipi, che spesso toccando i protagonisti della vicenda, possono fare molto male soprattutto a chi successivamente dovesse rivelarsi completamente estraneo ai fatti.
Quello che sorprende ultimamente, è che, questi casi, nei quali non si riesce a trovare colpevoli certi, si stanno ripetendo un po’ troppo spesso.
Mi sorge il dubbio che non ci siano più gli investigatori di una volta e che ormai ci si basi più sulle risultanze scientifiche che su reali investigazioni approfondite.
Posso sbagliare, ma io credo che questo succeda da quando a capo delle indagini sono stati messi i procuratori anziché gli investigatori.
Dove sono finiti i veri “sbirri” della letteratura? Ne è stata sospesa la produzione, che era anche una tradizione?
Nei paesi più civili le indagini le portano avanti le forze dell’ordine e il magistrato subentra quando si hanno in mano prove o indizi gravi.
A me sembra che non sia il loro lavoro e che non contribuiscano a migliorarlo, anche e soprattutto perché condizionano i poliziotti o carabinieri che siano, indirizzandoli verso convinzioni personali che partono, spesso, da loro teoremi che non sempre si sono rivelati giusti.
Pensiamo a Sarah, a Yara, allo stesso delitto di Perugia nel quale io non sarei così convinto che in primo grado si sia raggiunta tutta la verità, alla condanna di Raniero Busco, dopo circa vent’anni con prove come minimo almeno discutibili.
Sembra che la presunzione di innocenza e il concetto di colpevolezza al di la di ogni ragionevole dubbio, siano stati accantonati per un po’.
Non sono un avvocato ma credo che non si possa condannare senza prove certe e l’affermazione che non potesse essere stato altro che lui o lei, non mi convince.
Magari sarò all’antica, ma l’opinione, che a parole quasi tutti approvano, per il quale è meglio un colpevole libero che un innocente in galera, mi sembra che ultimamente, nei fatti, sia stata dimenticata.
Anche sul delitto di Cogne avrei dei dubbi, pure se è possibile che sia stata veramente lei, ma, secondo me, non c’è una prova e il fatto che nessun altro avrebbe potuto farlo, non dovrebbe bastare per condannare.
Sull’uso politico della giustizia è meglio lasciar perdere visti anche gli ultimi avvenimenti che sono venuti alla luce.
Insomma una riforma della giustizia credo che servirebbe effettivamente. Il problema è vedere, se si farà, come si realizzerà.
Come vedete, anche non volendo, un po’ nell’attualità sono finito per cadere, anche se riflettendoci bene, nella situazione in cui sono attualmente, non me ne dovrebbe importare granché, avendo altro a cui pensare.
Gli unici pensieri sui quali dovrei concentrarmi, sarebbe bene che si limitassero a l’impegno determinato a stare il meglio possibile sia come salute che con mia moglie.
Per la prima volta nella nostra vita saremo in grado di fare tutto quello che vogliamo, senza obblighi di orari o di lavoro, solo la responsabilità verso noi stessi di trascorrere quanto ci resta nel modo migliore di cui siamo capaci.
Credo che ci riusciremo se la sorte non si accanirà contro.
Ma per quanto razionalmente tutto ciò sia sacrosanto, dopo una vita intensa di lavoro, di impegni, di responsabilità anche verso gli altri, malgrado i tentativi di dedicarci finalmente e doverosamente solo a noi stessi, già lo sapevo, ma in questo momento lo sto proprio vivendo, è praticamente impossibile da realizzare almeno in modo completo.
Come dicevo stiamo per partire e volutamente abbiamo deciso di non programmare il ritorno, ma già il tarlo del dovere verso le persone che lascio, mi comincia a intaccare dentro e non siamo ancora partiti, mi immagino cosa succederà dopo.
Ripeto, sono certo che un po’ di egoismo, soprattutto per chi, in tutta la vita ha pensato spesso agli altri, sarebbe doveroso oltre che giusto, ma forse l’esistenza è bella proprio perché ognuno è fatto a suo modo e per quanto faccia per migliorarsi, ci sono cose che non sono modificabili perché quasi sempre indipendenti dalla propria volontà.
Ognuno è se stesso, con caratteristiche personali e uniche e anche se nel tempo non bisognerebbe mai smettere di cercare di attenuare i propri difetti, e di dare sfogo sempre maggiore alle proprie qualità, la volontà e il ragionamento non bastano e in alcuni casi certe sensazioni, certi istinti, certi stati d’animo vengono da dentro e non possono essere razionalizzati e eliminati anche quando si vuole.
Forse proprio lì sta il bello, anche se in certi casi può essere doloroso, quello che ci distingue nel bene o nel male dagli altri, che ci rende unici e irripetibili.
Alcune volte sono orgoglioso di come sono, altre no, ma sicuramente sono felice ed appagato nel rendermi conto che non ci sia al mondo un altro uguale a me, magari simile, ma mai uguale.
Forse qualcuno mi giudica un coglione, ma non un coglione qualsiasi, uno con nome e cognome, fortemente caratterizzato.
Ma poi perché coglione?
Forse sono molto in gamba ma sempre come nessun altro.
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