martedì 31 maggio 2011

I SINDACI





I SINDACI
La Moratti ha perso, De Magistris ha vinto, una buona parte degli italiani sarà contenta e gli altri dormiranno sonni tranquilli lo stesso o almeno dovrebbero.
Noi continueremo a vivere allo stesso modo, anche i milanesi e i napoletani, probabilmente.
Chi è pensionato, lo resterà, chi ha lo stipendio è probabile che lo conservi, l’imprenditore avrà i suoi problemi che non credo subiranno un’influenza negativa o positiva dal nuovo Sindaco.
In qualche piccola cosa potranno influire, ma dovrà comunque passare il tempo e miracoli non ricordo ne abbia fatti nessun sindaco, ma neanche catastrofi irreparabili.
Negli anni ci sono stati Sindaci migliori e peggiori, ma sempre con differenze impercettibili, ingigantite dagli avversari politici.
Qualcuno che ha voluto strafare facendo, a mio avviso, dei guai, c’è stato, in particolare a Roma e ne ho anche già parlato e qualcuno che si è distinto per non aver fatto niente, c’è sicuramente stato a Napoli e perciò l’unica cosa da augurarsi è che non siano così.
La gente a volte sorprende, Pisapia, se fossi stato milanese, non lo avrei mai votato, per le sue idee attuali e per quelle passate, sebbene la Moratti non mi sia particolarmente simpatica, ma magari si rivelerà, inaspettatamente, un grande Sindaco, chi lo può dire, sempre nei limiti dei poteri che gli concede la carica.
De Magistris, secondo me, non sembra avere le qualità per il compito che lo aspetta e per la verità, neanche per fare il parlamentare o il magistrato, ma è un’opinione personale e magari, dimenticandosi della grande ambizione personale che apparentemente lo spinge, dimostrerà di saper fare gli interessi dei napoletani meglio di altri.
Sinceramente io lo spero, perché augurarsi il male di una città solo perché non ha vinto il candidato che preferivi, mi sembra la cosa più ignobile, anche se molto diffusa ultimamente, che si possa fare e anche pensare.
Auguriamoci che vada tutto per il meglio e se non sarà così, non sarà la prima volta né per Milano, né per Napoli e vorrà dire che alle prossime lezioni, eleggeranno un altro.
Personalmente al solo pensare ai problemi che li aspettano in particolare a Napoli, mi viene la pelle d’oca e per questo mi sento solidale con loro e di augurargli buona fortuna e un governo illuminato.
Spero che ricordino entrambi, realmente e non solo a parole, che sono i Sindaci di tutti i loro concittadini e che ogni contributo utile per le loro città, da qualsiasi parte venga, andrebbe accettato, perché prezioso e positivo, anche come esempio, perché qualcuno, prima o poi, dovrà pure iniziare.
Per chi è un po’ scettico sui due, ricordo che nessuno si sarebbe mai aspettato che, nonostante le tantissime critiche, prima e dopo, Ronald Reagan, un ex attore, neanche bravo, sarebbe diventato uno dei migliori Presidenti degli Stati Uniti almeno degli ultimi anni e che malgrado gli osanna provenienti da tutti e la santificazione dovuta alla sua brutta fine, John Fitzgerald Kennedy, risultasse uno dei peggiori in assoluto.
Perciò proseguiamo la nostra vita come sempre, non è successo niente che sia irreparabile o che sia la soluzione di tutti i mali, per quelli devono succedere cose molto più importanti e determinanti che in questo momento non vedo all’orizzonte perlomeno a breve. Si attendono miracoli.



domenica 29 maggio 2011

STANOTTE HO FATTO UN SOGNO (PIU’ DI UNO)


 STANOTTE HO FATTO UN SOGNO (PIU’ DI UNO)
Stanotte ho sognato che fossero spariti i malvagi, fossero stati eliminati i truffatori, che non ci fossero più i cretini, che la gente si occupasse anche degli altri, che desse meno importanza al denaro, che le strade di Roma fossero pulite, che si risolvesse il problema della mondezza a Napoli, che fossero riconosciute le qualità delle persone a prescindere dall’appartenenza politica, che non fossero idealizzati alcuni personaggi solo perché inseriti in un gruppo e sottovalutati gli altri che ne siano fuori, che fosse dato il giusto riconoscimento ad alcuni grandi quasi completamente dimenticati.
Ho sognato di ritrovare la salute che avevo sino a pochi anni fa, non la gioventù, solo la salute, che i politici, tutti, riconoscessero che quando una cosa è giusta o almeno non ingiusta, lo è da qualsiasi parte provenga, che in Italia la giustizia funzioni meglio, a prescindere dalle questioni politiche, che i magistrati facessero il loro lavoro senza immischiarsi nei compiti dei politici, che la magistratura non abbia più un sindacato, che i giovani pensassero soprattutto a studiare senza fare inutili dimostrazioni di piazza, che i professori pensassero soprattutto a insegnare e lo facessero evitando di sostenere opinioni di parte, che di “cattivi maestri” ne abbiamo già avuti tanti, che si smettesse di seminare odio pensando di ottenere più facilmente i propri scopi.
Ho sognato che il cibo fosse più genuino, che certe tradizioni artigiane tipiche italiane non si perdessero completamente, che il mare fosse più pulito, che ci fosse lavoro per tutti ma anche che tutti fossero disposti, in caso di necessità, ad accettarne, almeno provvisoriamente, uno qualsiasi, che non ci fosse prevenzione per gli extracomunitari, almeno per quelli che si comportino bene, che la tolleranza torni a essere, non solo una virtù cristiana ma anche un dovere civile, che la cortesia sia un fatto scontato per tutti e non un optional, che le donne potessero andare in giro da sole anche tardi la sera senza essere aggredite o violentate, che i ragazzi non sentissero più il desiderio dello sballo potendo trovare il loro divertimento in altro modo, che le ragazze ricominciassero a guardarmi con interesse magari cercando di non farsene accorgere, qualcuna anche in modo palese, come mi succedeva sino a qualche tempo fa.
“Io ho un sogno” diceva Martin Luter King e gli hanno sparato, io che ne ho così tanti, cosa mi faranno?
Forse converrà ridimensionarmi, tanto una volta sveglio ho dovuto costatare che la maggior parte non sono realisticamente realizzabili almeno a breve scadenza e forse mai.
Una parte l’avevamo ma, avendoli persi, difficilmente ritorneranno, altri non li abbiamo mai avuti e dubito molto che li vedremo mai attuati.
Forse basterebbe limitare le pretese, essere un po’ realisti.
Allearsi per circoscrivere e isolare i malvagi, mettere in galera la maggior parte dei truffatori e se anche tenderanno a riprodursi auto-fecondandosi come ermafroditi, non perdere la fiducia e continuare a combatterli.
Avere pazienza e parlare anche con i cretini continuando a spiegargli le cose anche quando sembra che sia tempo perso, perché le persone se hanno una cosa bella è l’imprevedibilità e chiunque qualche volta riesce a sorprendere.
Per fortuna una parte benemerita di persone che si occupa prevalentemente degli altri già c’è, si tratterà di incrementarla, anche se non c’è bisogno di fare il missionario perché bastano piccoli atti giornalieri per soccorrere un vicino di casa in difficoltà, una bambina, un giovane a intraprendere una strada giusta o a uscire da una sbagliata, aiutare un anziano che non ce la fa, l’importante è esserci, accorgersi che ci sono anche gli altri.
Proprio ieri ho visto un film che parlava del giovane che ha inventato Facebook e che è diventato uno degli uomini più ricchi d’America e del mondo e anche uno dei più soli e infelici.
Lo so benissimo che “I soldi non fanno la felicità”, è un luogo comune, ma so che questo vale anche per il suo contrario.
Credo che tendere a una sicurezza economica è utile e doveroso, ma che usare le proprie qualità solo per il raggiungimento della ricchezza, ne sono certo, impoverisce l’anima.
Quanto a Roma, credo che tra tutti i compiti elencati sembri il più impossibile quando invece potrebbe essere il più facile.
Si tratterebbe di convincere uno per volta i romani e anche i visitatori ad avere un comportamento civico che alla fine sarà molto piacevole anche per loro che potranno andarne fieri.
L’obbiezione più facile è quella che i romani sono tanti, ma s’inizia da uno e poi se c’è la volontà è come la catena di S. Antonio che in questo caso potrebbe essere usata per uno scopo benefico.
Convinciamo il primo che a sua volta ne convincerà due, che a loro volta ne convinceranno quattro e poi otto e poi sedici, trentadue, sessantaquattro, etc., etc..
Lo stesso vale per Napoli una volta cambiata l’amministrazione.
Magari poi quando saranno tutti convinti, per ribellione o per divertimento ripristineranno tutta la mondezza che avevano eliminato.
Per quanto riguarda invece quei circoli ristretti di solito politici ed economici, perché le due cose ormai camminano insieme, si può combatterli senza stancarsi o sfiduciarsi, ma dubito molto che si possa eliminarli.
Credo invece che si possa fare molto per alcuni autori dimenticati che avrebbero ancora tanto da insegnare e che possono essere pubblicizzati e spinti da parte di chi ancora li ama e credo che la gente alle volte è pigra ma se è sollecitata spesso reagisce in modo inaspettato.
In questo campo io, nel mio piccolo, qualcosa sto facendo.
Per quello che riguarda la mia salute, lascio fare al Padre Eterno, mentre per la politica, salvo non votare più chi si ritiene che non abbia un comportamento conveniente, non credo che possiamo fare molto altro, in questa contingenza.
Quanto poi ai magistrati, al loro comportamento e al loro sindacato politicizzato, questo forse è il problema che mi preoccupa di più, perché ci riguarda tutti e ognuno, perché in qualsiasi momento potremmo vederci coinvolti anche essendo completamente estranei ai fatti.
Sono cose successe un po’ troppo spesso ultimamente, un po’ per incompetenza, un po’ per mala fede e purtroppo non saprei quale rimedio usare se non scegliersi un buon avvocato che spesso neanche basta.
Una volta eravamo la patria del diritto, adesso non mi sentirei più di affermarlo.
Per quanto riguarda i giovani, rientrano in una parte del capitolo che riguarda l’attenzione verso gli altri, si tratta di eliminare il conflitto di generazioni e aiutarli anche se è molto difficile farsi ascoltare, anzi, tanto più se è così difficile.
Non stancarsi mai di farlo, non perdere di fiducia, i giovani sono come noi, esseri umani, tutti anche quelli che ci sembra di non capire.
Quanto ai cattivi professori, secondo me sono i più deprecabili e indegni perché tentano consapevolmente di minare alla radice una pianta che ha il diritto di crescere e rinforzarsi senza influenze che gli impediscano di farsi un’opinione personale e ponderata al momento della maturità.
Qualunque genitore si dovesse accorgere che il proprio figlio sta subendo un’influenza negativa di questo tipo, secondo me, ha il dovere di combatterla fino a mettere sotto accusa il falso maestro presso tutte le autorità competenti e arrivando, non ottenendo soddisfazione, sino ad allontanarlo da quel rapporto riprovevole.
Quanto a tutti gli altri argomenti, per alcuni una soluzione forse si potrebbe trovare del tipo di quelle appena espresse, per altri si tratta del tempo che passa e che porta il progresso in alcuni campi e ci toglie alcuni piaceri che forse saranno anacronistici, ma quanto erano gradevoli.
In ogni caso trattando tutti questi argomenti sia pure superficialmente, mi sono reso conto di quanti problemi difficili dovremmo affrontare che al solo pensiero il senso d’inadeguatezza mi assale e forse, dopo aver ben riflettuto, la soluzione migliore per me, penso che sia di sognare di meno, un po’ d’insonnia non ha mai fatto male a nessuno, specie alla mia età.
Spero che risulti chiaro che le soluzioni sopra descritte non hanno la pretesa di essere prese sul serio anche se un pò di verità c'è in tutte le cose, anche in quelle che sembrano campate in aria. Lo spirito che in ogni caso mi ha ispirato era ironico e senza nessuna pretesa, come in quasi tutte le cose che scrivo.



venerdì 27 maggio 2011

Impossibile non stroncare il libro di Eugenio Scalfari


Di nuovo v’invito a leggere un articolo di Veneziani, sapete che ho un debole per come scrive e soprattutto per le sue idee, non lasciatevelo scappare, ve lo consiglio.
Impossibile non stroncare il libro di Eugenio Scalfari
Di Marcello Veneziani
Ho comprato l’ultimo libro di Euge­nio Scalfari. Avrei voluto scriverne bene per tante ragioni: per avviare in modo unilaterale e cavalleresco la civiltà del dialogo, per dimostrare che noi siamo signori, e a differenza loro leggiamo e re­censiamo le loro opere, e quando c’è ta­lento e bellezza per noi non conta di che parrocchia sei; per distinguere il polemi­sta dall’umanista e dire che i tempi ci di­vidono ma il pensiero vola più alto. Avrei voluto scriverne bene anche per il rispetto che ho già espresso verso un ve­nerando duca del giornalismo, gran di­rettore che ha inventato un quotidiano di successo. Ero stato invogliato al libro di Scalfari dal bel titolo saffico (Scuote l’anima mia eros, Einaudi) e dal coro di recensioni in sua gloria. Non tanto quelle prevedibili della Casa, La Repubblica e il gruppo annesso, ma dal Corriere della sera, i peana in tv, le marchette di Fazio, le seratone dedicate a lui, con resoconti salmodianti, i saloni del libro.
Man mano che leggevo però mi chiedevo: ma che roba è, cosa pretende di essere? Cenni di teologia e filosofia, letteratura e poesia, musica e autobiografia in una chiacchiera da sa-lotto (ah, il solito salotto snob che non avrei voluto citare ma qui c’è, in tutto il suo dorato vaniloquio). Una messa cantata a se stesso con un tono da Maestro di color che sanno. Né pathos né pensiero. Asserzioni dilettantesche del tutto infondate e inspiegate si alternano a ovvietà imbarazzanti. Cito a grappolo e a esempio: «Le mitologie, le religioni, le culture che hanno affrontato il tema degli istinti hanno avute tutte come motivazione profonda la ricerca dell’assoluto»; ma non è assolutamente vero, da Aristotele agli illuministi, dai positivisti a Schopenhauer e Nietzsche fino a Freud hanno trattato degli istinti senza ricercare l’Assoluto. Oppure: «Potere e tristezza sono i due elementi dominanti dell’epoca che stiamo vivendo »; ma davvero il potere «dominante» è una novità della nostra epoca? O la tesi che nessun poeta moderno «ha sentito Eros camminargli sul cuore», ad eccezione di Garcia Lorca: ma scherziamo? Da Leopardi e Foscolo al romanticismo inglese e tedesco, dalla poesia francese alle poetesse russe, dai decadenti ai crepuscolari fino agli ermetici sono fiumi di poesie moderne e contemporanee sull’amore. E Scalfari sostiene che la modernità ha messo in fuga Eros... E ancora, secondo Scalfari «la trasgressione è cara agli dei» quando invece tutta la mitologia è piena di punizioni divine, l’ hybris , la trasgressione. I trasgressori vengono dannati dagli dei all’inferno, ridotti a piante o animali, tormentati e maledetti... O sciocchezze del tipo: «La mistica cristiana vive un rapporto di coppia nel rapporto con Cristo». O errori elementari come quello sul triangolo amoroso: «Si tratta di un triangolo isoscele nel senso che pende più da una parte che dall'altra »: se è isoscele ha due lati e due angoli uguali, se pende più da una parte non è isoscele ma scaleno (scuola dell’obbligo). Apprendiamo poi che «nel Settecento la valutazione dell’interiorità è ancora allo stato nascente» (si vede che da Agostino a Pascal avevano solo scherzato). O la formidabile scoperta scalfariana «dell’istinto di sopravvivenza della specie»; l’aveva fatta un po’ prima di lui Schopenhauer, ma Scalfari qui ricorda una gag di Peppino De Filippo che inventava brani musicali già celebri da secoli. Scalfari poi ci spiega finalmente che l’Essere di Heidegger è nient’altro che eros, ma non «quello di Parmenide sempre simile a se stesso ma quello di Eraclito che si realizza in continuo divenire». A veder confuso l’essere con l’eros, e il suo pensiero parmenideo con Eraclito,Heidegger si sarebbe gettato nel Reno. O banalità del tipo: «A me sembra che la nostra vita sia dominata dall'istinto di sopravvivenza » (ma davvero?) «l’infanzia è l’innocenza» (ma dai), «sono innocenti gli animali perché vivono secondo la loro natura senza consapevolezza» (ma sul serio?). «La desideranza che ci pervade coincide con la vita. Desideriamo la vita perché sappiamo che moriremo» (ma non mi dire). «Trovo molto significative sia le parole del Getsemani sia quelle del Golgota» (ma no, in duemila anni nessuno aveva dato peso alle parole di Gesù). E poi citazioni dannunziane di tre pagine e insensate autocitazioni dal proprio romanzo ancora più lunghe. Per finire: «Se volete un gergo più filosofico: l’ente che io sono è stato colorato di Eros»; no, questo non è gergo filosofico, è solo tintura. Come definire la filosofia erotica di Scalfari? Direi sciampismo. Tanto sapone, nessuna sostanza. Pensiero ridotto a chioma; non psicologia ma tricologia. A questo punto meglio Luciano De Crescenzo che vuol dilettare con la filosofia e non ergersi a maestro. Non ho antipatia per Scalfari, anzi. E non ce l’ho con lui; ognuno, me compreso, ha un gran giudizio di se stesso. Lui confessa la sua boria e boriosamente la ribattezza «albagia», per nobilitare pure la presunzione. Ma capisco e rispetto comunque il gran giornalista e la sua età; anzi, all’inverso dalle mie intenzioni, dopo il libro ho rivalutato il giornalista rispetto all’umanista. Quel che non sopporto è questa repubblica delle lettere così falsa e così cortigiana che incensa senza leggere o legge senza il minimo senso critico. Ma possibile che nessun filosofo o scrittore, nessuna libera intelligenza, senta l’impulso onesto di indignarsi davanti a queste venerate imposture e insorga per restituire verità a persone, idee e autori? L’atroce domanda che poi sorge, che sconforta e consola al tempo stesso, è: quante opere acute e profonde dove si avverte il respiro della bellezza, il tormento dell’intelligenza e il soffio della vera cultura vengono negate e ignorate mentre si esaltano i palloni gonfiati? È quello che fa rabbia, non la canuta albagia di un distinto signore in età grave. Marcello Veneziani.
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Che ne pensate? Io sono quasi totalmente d’accordo su quello che scrive, salvo il fatto che a me Scalfari non è per nulla simpatico, non vedo, con quel suo modo di porgersi, come lo possa essere per qualcuno e non lo reputo neanche un grande giornalista, ma, come già ho avuto modo di dire in precedenza, un grande intrallazzatore che ha usurpato una fama immeritata, attraverso appoggi politici ed economici.
Veneziani è sicuramente più accondiscendente di me verso un uomo che ha raggiunto un’età ragguardevole e forse meriterebbe rispetto, che però, non si è mai guadagnato e continua ancora adesso per il comportamento che tiene, a non esserne degno.
In questi casi l’età non conta più, ma prende il sopravvento il modo di agire e soprattutto di straparlare. 

giovedì 26 maggio 2011

TENERIFE, FRAGRANZE AGRODOLCI DI SPAGNA


 TENERIFE, FRAGRANZE AGRODOLCI DI SPAGNA
Sono a Tenerife da sabato scorso e non posso certo lamentarmi visto che si tratta di una vacanza, ma, e lo dico solo per pura informazione, non sono riuscito ancora fare un bagno di mare e, avendo lasciato un sole quasi estivo a Roma, mi ritrovo qui con un tempo autunnale.
I posti comunque sono belli, specialmente quelli di montagna, perché, per chi non lo sapesse, Tenerife è tutta montagnosa e la cima più alta è un vulcano di quasi tremilaottocento metri, il Teide.
Solo che se avessi potuto prevedere prima, il tempo che avrebbe fatto, sarei andato sulle Dolomiti, perché scegliere il mare per fare escursioni in montagna mi sembra un po’ un controsenso.
Seriamente, vista la situazione e dato il clima, soddisfatte le cose più impellenti per organizzare una vacanza in una casa disabitata da mesi, ci siamo messi a fare escursioni e siamo saliti più in alto possibile e poi ridiscesi a mare sull’altro versante e quello che abbiamo visto è stato veramente incantevole. 
Boschi senza fine, fitti di piante di ogni tipo, nei quali l’occhio non si addentra più di tre o quattro metri all’interno, anche per via delle nuvole che spargono una cortina fumogena spessa come la nebbia quando è veramente fittissima.
Il tutto contribuisce a realizzare un paesaggio da favola nel quale immagini che da un  momento all’altro esca dal folto del bosco un elfo o un animale feroce e invece al’improvviso dietro una curva c’è un belvedere e vedi il mare sotto.
Anche l’altro versante visto per la prima volta, pur somigliando alle parti più impervie dell’isola, ha la prerogativa di essere frequentato pochissimo e questo è già un pregio di per sé, ma ha anche dei punti spettacolari con faraglioni e insenature rocciose che visitate in un giorno di sole, secondo me, risulteranno speciali.
Infatti, ci siamo ripromessi di tornarci con il bel tempo, anche se non ci aspettiamo di vedere un mare come il nostro, soprattutto per i colori, perché Tenerife è bella ma se ha un difetto è che manca di quelle tinte vivaci che si possono vedere in Sardegna, nella riviera ligure, alle Cinque Terre in un giorno di sole, all’Elba, in Sicilia comprese le isole, nel Salento e centinaia di altri posti del mediterraneo.
Altra prerogativa dell’isola, che già sapevo, ma che questa volta si è rivelata in tutta la sua particolarità è che i canari, che sono abbastanza gentili, anche se un po’ permalosi, tenendo molto alle formalità e in particolare al modo in cui gli si rivolge la parola, diventano intolleranti e aggressivi quando guidano.
Sono maniaci delle norme del codice stradale e basta che una persona devii dalla sua corsia appena, appena leggermente, magari perché è indeciso dove andare, da turista straniero, o ritardi di qualche frazione di secondo la partenza al semaforo, giù colpi di clacson e improperi, malgrado anche loro, ogni tanto, commettano infrazioni.
Alla guida, sono costituzionalmente intolleranti anche con i visitatori.
La cosa, vi assicuro non è molto piacevole e ci sono volte che desidererei potergli riempire l’isola di napoletani per vedere la reazione.
In quel caso credo che la spunterebbero questi ultimi, che, pur essendo sicuramente un popolo tra i più intelligenti in Italia, sono davvero inamovibili nei loro comportamenti quotidiani, tra cui c’è anche la guida.
Credo di poter dire che Napoli è l’unica grande città italiana che non sia stata contaminata dagli immigrati, siano questi italiani o stranieri.
Non è che non ci siano, la distinzione con le altre città sta nel fatto che lo spirito di Napoli è rimasto quello di sempre. Napoli è Napoli e credo che, qualunque cosa succeda, non cambierà mai.
Altra curiosità è la televisione spagnola, che da un punto di vista dell’intrattenimento, non mi pare sia meglio della nostra, anzi molto simile, sia per gli spettacoli, sia per la qualità con la quale sono fatti ma su questo potrei essere influenzato dal fatto che conosco poco la lingua.
La cosa che veramente lascia sbigottiti, almeno me, che evidentemente sono un ingenuo, è la politica.
Sono scappato dall’Italia con in testa discorsi sul bipolarismo che è fallito, sulla sinistra che è il partito delle tasse e dello statalismo, sul Governo in carica che non è più adeguato a governare e che di fatto non ha più una maggioranza nel paese e che bisognerà fare i conti con il terzo polo, etc., etc.. e mi ritrovo qui con gli stessi identici discorsi, addirittura con le stesse argomentazioni.
Un’annotazione simpatica è sottolineare che hanno riempito le strade con cartelloni che dicono: “SI SE PUEDE” di Obama e Veltroniana memoria.
Mi sa che qualcuno copia per mancanza d’idee nuove e mi riferisco anche ai nostri.
L’unica differenza, nel bene o nel male, che comunque non è da poco, è che loro non hanno Berlusconi.
Un’altra non tanto piccola è che loro hanno una disoccupazione al 20% e una giovanile al 50%, che se fosse successo da noi ci sarebbe stata la rivoluzione.
Ricordo quanto, sino a poco fa, era osannato in Italia, Zapatero era inflazionato nelle citazioni, ora almeno in Italia pare essersi dissolto nell’oblio.
Il tenore di vita della popolazione, anche in un piccolo centro come questo, che si regge soprattutto sul turismo, è piuttosto basso rispetto al nostro, le case e lo so per esperienza diretta, non si vendono proprio più e i prezzi sono scesi minimo del 25-30% e non sembra diano segni di risalire.
Gli spagnoli, che al contrario dei loro governanti sono molto simpatici, spesso genuini con molti punti in comune con noi, non si meritano i governanti che hanno e, infatti, alle elezioni amministrative tenute questa fine settimana, hanno inflitto una netta punizione a chi li ha governati e un premio all’opposizione.
Da noi ancora non è successo e, inoltre, sembra che parli di due paesi uguali, ma una differenza sostanziale c’è: qui governa la sinistra e da noi il centro-destra, che avrà tutti i difetti del mondo ma qualcosa l’ha fatta, dai risultati, sicuramente, più del Governo spagnolo, e anche nelle ultime elezioni di primo turno se si esclude Milano, ma c’è ancora il secondo turno, nel resto d’Italia non si può dire che abbia avuto una debacle.
Insomma, spesso siamo portati a guardare l’erba del vicino, ma dovremmo invece andare molto orgogliosi di essere italiani, per come siamo noi, ma anche per come siamo governati.
Gli spagnoli, come popolo non ci sono certamente inferiori, hanno una tradizione culturale e artistica notevole, anche se noi abbiamo una lunga storia di uomini illustri e di geni che farebbero invidia a qualsiasi nazione e anche la nostra presenza internazionale nei luoghi dove l’occidente è impegnato a mantenere la pace, può essere considerata seconda solo agli Stati Uniti e forse all’Inghilterra, con risultati umanitari forse anche migliori dei loro.
Il loro problema è che hanno sbagliato governo e può succedere, perché nel periodo di Aznar il paese era in condizioni diverse, anche se non c’erano le crisi attuali.
Ma sapranno riprendersi e a giudicare da qui, sono un paese allegro e giovane, pieno di vita e, scusate la divagazione personale, pieno di belle e spesso prosperose ragazze.
A questo non voglio pensare, a me deve interessare solo di riuscire a fare una vacanza, il cui scopo è soprattutto quello di servire da convalescenza facilitando la mia lentissima ripresa fisica.
Nello sperare che l’isola faccia il miracolo, non posso che dire :
VIVA ESPANA CON TODAS LE SUS LINDE MUJERES






venerdì 20 maggio 2011

ROMA LA CITTA’ DEGLI ULIVI


ROMA LA CITTA’ DEGLI ULIVI
Sono romano, vissuto sempre a Roma, e ricordo che era la città dei pini, dei lecci e dei platani.
Anche sulle stampe antiche, le sono andato a riguardare per  avere una conferma, non si riesce a  vedere altre piante.
Che Veltroni si sia creduto di stare in Toscana? Che abbia voluto toscanizzarci?
Ha secondo lui sistemato una piazza, Piazzale delle Provincie, facendo mettere una specie di costruzione al  centro, indefinibile  e incomprensibile e ci ha messo due alberi, un cipresso e un ulivo.
Stando così vicino al Cimitero monumentale del Verano che da un lato della piazza si scorge parzialmente, il cipresso forse un significato potrebbe anche averlo, come invito e per abituare un po’ per volta la cittadinanza all’avvicinamento a quel luogo così definitivo.
Invito i romani che passano lì a fare tutti gli scongiuri che vogliono e che conoscono.
I cipressi a Roma sono solo nei cimiteri, non è la Toscana o l’Emilia e da noi corre voce, proprio per quello, che portino anche male.
L’ulivo non lo comprendo proprio. Forse pensava di stare in Sabina o magari il motivo potrebbe essere politico essendo un simbolo ben definito, ma mi rifiuto di crederlo.
E non si è fermato lì perché successivamente ne ha fatti piantare altri cinque nella piazza precedente, Piazza Salerno.
Considerando che in tutto il quartiere contemporaneamente ha appaltato il rifacimento dei marciapiedi in uno stile che ricorda magari Parigi, ma per niente Roma, oltretutto più che raddoppiandoli come dimensione, in una zona nella quale il passeggio pedonale è molto scarso, bloccando, quasi completamente il traffico, in particolare in un viale che era uno dei pochi nei quali a Roma ancora si scorreva, diminuendo i parcheggi che già erano abbastanza limitati.
Meno male che non è più sindaco se no c’era da aspettarsi che togliesse i “sampietrini” e facesse mettere i lastroni di granito in  sostituzione.
Se poi il pensiero va alla teca dell’Ara Pacis, a quello che è costata, ci si chiede: ma a Rutelli chi glielo ha dato il permesso di deturpare una delle più belle piazze di Roma?
Come gli è venuto in mente di piantare alberi di aranci lungo tutta una via del centro storico?
Nessuno ha detto a questi signori che ogni città, specie se importante, tanto più se è Roma, ha una sua caratteristica che va rispettata e che non può essere profanata impunemente.
Ma come si sono permessi? Ignoranti!
Uno dei due ha fatto anche il ministro della cultura, pensate a che livello siamo arrivati.
Vittorio Sgarbi sarà discutibile per i modi che usa, specie in televisione, per esporre i suoi argomenti, ma quando parla di stili, di estetica e di cultura, sa quello che dice e quando sostiene che stanno facendo più male di una guerra e dell’inquinamento, si avvicina molto alla realtà.
Stiamo parlando di due Sindaci, che oltretutto sono romani e dovrebbero tenerci alla loro città.
Chissà forse sognavano di vivere in Toscana, a Parigi o in qualche bella città della Sicilia, ma non è così, purtroppo sono stati eletti a Roma che non sono riusciti a distruggere neanche i barbari, meno male che non sono più in carica perché incomincio a temere che, se ancora ne avessero la possibilità, forse ci avrebbero provato loro.
Non c’è limite alla mancanza di cultura,  di senso estetico, di rispetto per una storia così importante e se poi si pensa che è molto probabile che dietro a tutti questi appalti ci sia anche un giro di denaro non  indifferente, mi viene una rabbia irrefrenabile.
Ma stiamo sereni perché, per fortuna, non hanno avuto il tempo di fare peggio e che i lanzichenecchi non potranno tornare, magari ce ne saranno altri forse altrettanto ignoranti, ma spero almeno un po’ meno presuntuosi e che di fronte alla maestosità di Roma non  abbiano il coraggio di mettere le mani, limitandosi ad ammirare, incantati.

sabato 14 maggio 2011

DIVAGAZIONI


       DIVAGAZIONI
Avrei voglia di scrivere qualcosa, ma mi sento la testa come fosse vuota, priva di idee.
Probabilmente perché in questo momento sto di nuovo cambiando la mia vita.
Sto smettendo definitivamente di lavorare e lo stesso sta facendo mia moglie, mi accingo ad andare via da Roma per  abitare in campagna, vicino, ma sempre via dalla mia città,  nella quale sono nato e vissuto  sempre.
In più sto per partire per  l’isola di Tenerife, dove mia madre ha un appartamentino di proprietà e ho fatto un biglietto di sola andata.
Tutto questo provoca delle incognite dovute all’adattamento alla nuova vita, allo stato fisico, e alla situazione economica che, non avendo altre fonti di reddito ad eccezione delle pensioni, mi crea dubbi sul fatto che possano bastare a tutto.
Noi due siamo stati entrambi lavoratori autonomi e le pensioni, per queste categorie, come si sa, non sono molto alte, ma le nostre spese invece lo sono, visto che sino a pochissimo tempo fa ce lo potevamo permettere.
Saremo perciò costretti a ridimensionarci, ma questa è la cosa che mi crea meno ansia e che credo non ci peserà più di tanto, visto che non siamo sempre stati benestanti e conosciamo bene cosa vuol dire privazione.
Tutto ciò, relativamente alla situazione personale, per quanto riguarda invece l’attualità…...di politica, sotto elezioni, è meglio non parlare e possibilmente neanche ascoltare, perché se c’è  un periodo in cui mi sento particolarmente lontano da quello che viene detto da tutti è proprio questo, avendo i protagonisti la brutta abitudine, pur abbastanza comprensibile, di dire cose solo per conquistare un voto in più e non perché le pensino effettivamente, almeno in linea di massima.
Se già la nostra politica è una continua guerra non priva di colpi bassi, in questo momento è talmente palesemente frutto di un calcolo che uno non vede l’ora che si voti e finisca tutta questa ipocrisia, tutte queste malignità, tutta questa retorica, che, per chi ragiona con la sua testa, sono poco credibili ma, soprattutto, infastidiscono.
Per fortuna ci siamo, manca talmente poco, basta isolarsi per altri due giorni e dopo vedremo se, come al solito, in qualche modo, avranno vinto tutti.
In questo momento sinceramente non sono particolarmente interessato ai risultati elettorali e credo che, al contrario dell’opinione di molti, comunque vada, non cambierà moltissimo.
Per quanto riguarda l’attualità, al centro dell’attenzione c’è il giallo del momento, “naturalmente” irrisolto e sul quale si organizzano trasmissioni in continuazione, che si distinguono nel far capire che sono costruite sul nulla, ma che proprio per questo al loro interno si formulano ipotesi di tutti i tipi, che spesso toccando i protagonisti della vicenda, possono fare molto male soprattutto a chi successivamente dovesse rivelarsi completamente estraneo ai fatti.
Quello che sorprende ultimamente, è che, questi casi, nei quali non si riesce a trovare colpevoli certi, si stanno ripetendo un po’ troppo spesso.
Mi sorge il dubbio che non ci siano più gli investigatori di una volta e che ormai ci si basi più sulle risultanze scientifiche che su reali investigazioni approfondite.
Posso sbagliare, ma io credo che questo succeda da quando a capo delle indagini sono stati messi i procuratori anziché gli investigatori.
Dove sono finiti i veri “sbirri” della letteratura? Ne è stata sospesa la produzione, che era anche una tradizione?
Nei paesi più civili le indagini le portano avanti le forze dell’ordine e il magistrato subentra quando si hanno in mano prove o indizi gravi.
A me sembra che non sia il loro lavoro e che non contribuiscano a migliorarlo, anche e soprattutto perché condizionano i poliziotti o carabinieri che siano, indirizzandoli verso convinzioni personali che partono, spesso, da loro teoremi che non sempre si sono rivelati giusti.
Pensiamo a Sarah, a Yara, allo stesso delitto di Perugia nel quale io non sarei così convinto che in primo grado si sia raggiunta tutta la verità, alla condanna di Raniero Busco, dopo circa vent’anni con prove come minimo almeno discutibili.
Sembra che la presunzione di innocenza e il concetto di colpevolezza al di la di ogni ragionevole dubbio, siano stati accantonati per un po’.
Non sono un avvocato ma credo che non si possa condannare senza prove certe e l’affermazione che non potesse essere stato altro che lui o lei, non mi convince.
Magari sarò all’antica, ma l’opinione, che a parole quasi tutti approvano, per il quale è meglio un colpevole libero che un innocente in galera, mi sembra che ultimamente, nei fatti, sia stata dimenticata.
Anche sul delitto di Cogne avrei dei dubbi, pure se è possibile che sia stata veramente lei, ma, secondo me, non c’è una prova e il fatto che nessun altro avrebbe potuto farlo, non dovrebbe bastare per condannare.
Sull’uso politico della giustizia è meglio lasciar perdere visti anche gli ultimi avvenimenti che sono venuti alla luce.
Insomma una riforma della giustizia credo che servirebbe effettivamente. Il problema è vedere, se si farà, come si realizzerà.
Come vedete, anche non volendo, un po’ nell’attualità sono finito per cadere, anche se riflettendoci bene, nella situazione in cui sono attualmente, non me ne dovrebbe importare granché, avendo altro a cui pensare.
Gli unici pensieri sui quali dovrei concentrarmi, sarebbe bene che si limitassero a l’impegno determinato a stare il meglio possibile sia come salute che con mia moglie.
Per la prima volta nella nostra vita saremo in grado di fare tutto quello che vogliamo, senza obblighi di orari o di lavoro, solo la responsabilità verso noi stessi di trascorrere quanto ci resta nel modo migliore di cui siamo capaci.
Credo che ci riusciremo se la sorte non si accanirà contro.
Ma per quanto razionalmente tutto ciò sia sacrosanto, dopo una vita intensa di lavoro, di impegni, di responsabilità anche verso gli altri, malgrado i tentativi di dedicarci finalmente e doverosamente solo a noi stessi, già lo sapevo, ma in questo momento lo sto proprio vivendo, è praticamente impossibile da realizzare almeno in modo completo.
Come dicevo stiamo per partire e volutamente abbiamo deciso di non programmare il ritorno, ma già il tarlo del dovere verso le persone che lascio, mi comincia a intaccare dentro e non siamo ancora partiti, mi immagino cosa succederà dopo.
Ripeto, sono certo che un po’ di egoismo, soprattutto per chi, in tutta la vita ha pensato spesso  agli altri, sarebbe doveroso oltre che giusto, ma forse l’esistenza è bella proprio perché ognuno è fatto a suo modo e per quanto faccia per migliorarsi, ci sono cose che non sono modificabili perché quasi sempre indipendenti dalla propria volontà.
Ognuno è se stesso, con caratteristiche personali e uniche  e anche se nel tempo non bisognerebbe mai smettere di cercare di attenuare i propri difetti, e di dare sfogo sempre maggiore alle proprie qualità, la volontà e il ragionamento non bastano e in alcuni casi certe sensazioni, certi istinti, certi stati d’animo vengono da dentro e non possono essere razionalizzati e eliminati anche quando si vuole.
Forse proprio lì sta il bello, anche se in certi casi può essere doloroso, quello che ci distingue nel bene o nel male dagli altri, che ci rende unici e irripetibili.
Alcune volte sono orgoglioso di come sono, altre no, ma sicuramente sono felice ed appagato nel rendermi conto che non ci sia al mondo un altro uguale a me, magari simile, ma mai uguale.
Forse qualcuno mi giudica un coglione, ma non un coglione qualsiasi, uno con nome e cognome,  fortemente caratterizzato.
Ma poi perché coglione?
Forse sono molto in gamba ma sempre come nessun altro.