CHI SIAMO DIVENTATI
Gli uomini amano con gli occhi,le donne amano con il cervello,diceva Oscar Wilde.
Forse all’epoca era vero e non ne sono del tutto sicuro,ma sicuramente oggi,non è più così.
Penso che non ci sia mai stata un epoca come quella attuale dove esiste un po’ tutto e il suo contrario.
Esistono molti uomini,per i quali l’aspetto esteriore è fondamentale almeno all’inizio,ma ce ne sono anche diversi che vengono affascinati di più da altre qualità almeno dopo il primo impatto.
Il fascino,il modo di muoversi e di proporsi,la facilità di parola,la simpatia,un’espressione strana,magari buffa,che caratterizza la persona,anche alcuni difetti fisici che però rendono unici,l’eleganza naturale a prescindere da quello che si indossa,gli occhi,l’intelligenza.
Tutte doti che fino a pochi anni fa erano apprezzate soprattutto negli uomini e che adesso invece sono una parte fondamentale dell’attrattiva anche delle donne.
Semmai ora ci sono donne che danno un’importanza maggiore all’aspetto fisico dell’uomo.
Direi che questa è una delle poche cose che evidenziano miglioramenti nel nostro tempo,perché per il resto,almeno da un punto di vista intellettuale,psicologico e morale,dubito molto che possiamo dirci soddisfatti di come siamo rispetto a una cinquantina di anni fa e anche meno.
Oppure eravamo così anche prima e, se per Wilde si trattava di una delle tante battute del suo repertorio,per noi è solo l’idea, un po’ romantica e consolatoria,che prima andasse tutto meglio.
Per quella che è la mia esperienza siamo cambiati moltissimo.
Ma chi siamo diventati, veramente?
Le generalizzazioni mi disturbano parecchio e le trovo difficili e spesso anche ingiuste,ma forse,con la dovuta prudenza qualche osservazione si può fare,pur muovendosi in un campo nel quale si può essere sempre smentiti.
Considerando che ci sono,per fortuna,sempre le eccezioni, un certo concetto di etica,di morale e di onestà si è perduto in generale e in certi settori in particolare.
Sul lavoro,per esempio,è diventato piuttosto raro che si possa contare che degli accordi,se non sono regolati in tutti i punti da clausole precise,vengano rispettati e spesso,anche quando sono regolati,vengono disattesi ugualmente.
La cultura del profitto ha portato la maggioranza a pensare che l’unica cosa che conti è il risultato economico, comunque venga raggiunto,a patto che se si decidesse di usare mezzi scorretti,si sia capaci di non farsi scoprire.
Spesso gente che si comporta così,viene considerata valida e molto furba almeno dalla maggioranza delle persone,sicuramente nell’ambito del lavoro,ma molto spesso anche per chi osserva da fuori.
Questa è la mia personale esperienza ed il doverlo constatare è molto triste e mi toglie il piacere di restare in questo ambiente.
Alla fine si finisce per adattarsi,ma un po’ d’amaro in bocca resta sempre.
Non mi illudo che si possa ritornare al grande valore che aveva una stretta di mano,anche se non in assoluto,perché gli imbroglioni ci sono sempre stati,ma potersi fidare di qualcuno sarebbe piuttosto gratificante.
Forse vedo le cose un po’ troppo in negativo,ma dopo circa 40 anni di lavoro privato, svolto un po’ in tutte le parti d’Italia,ho ricavato questa convinzione che credo sia oggettiva e non personale.
A dimostrazione, sono costretto a notare una cosa che secondo me è sintomatica e molto preoccupante.
In occasione di una stipula di un contratto o entrando in un negozio per comprare,è diventato scontato, quasi una prassi, aspettarsi che la controparte forse sta cercando di trovare il modo di fregarti.
Anche se non fosse sempre vero,il fatto che ormai questo sia uno stato d’animo diffusissimo, da il senso del degrado morale al quale siamo arrivati.
Nel campo della politica poi l’etica e la correttezza,tanto diffuse a parole,sono palesemente assenti,da tutte le parti.
Le azioni o i discorsi fatti in nome della giustizia,mascherano sempre motivi di interesse personale,di partito o della categoria che si rappresenta.
Sempre o quasi,sono fatte per mettere,come minimo, in cattiva luce l’avversario e questo da parte di tutti e questa volta sono SICURO di non esagerare.
Anche nell’amore e nel matrimonio,dovrebbe, per fortuna, essere finito da un pezzo il tempo delle unioni combinate dalle famiglie,ma devo costatare che tra i giovani,spessissimo, certi interessi,certi accomodamenti,ci sono ancora e il fattore economico è ancora molto presente.
Non sono più i genitori ad imporre le scelte,adesso ci pensano i diretti interessati.
Di due cuori e una capanna non se ne parla proprio,salvo rare eccezioni, alla faccia del giovanilismo tanto diffuso in questo periodo.
Pur cercandoli,non ritrovo più tanto presenti e diffusi quelli che da giovani chiamavamo gli ideali,che non è parola definitivamente cancellata dal vocabolario,anzi,piuttosto diffusa verbalmente,ma pochissimo frequentata nei fatti.
Spero di sbagliarmi,ma questo,secondo me,è il sintomo più importante e più decisivo di una civiltà in decadenza.
Il pressappochismo,la molto diffusa mancanza di orgoglio dei propri risultati nel campo del lavoro,la mancanza di professionismo,senza che questa provochi,non dico vergogna,ma almeno consapevolezza dei propri limiti,sono manifestazioni abbastanza comuni, che preoccupano.
Perché non è che queste persone non vogliano ammettere,di avere delle carenze,per vari motivi,è proprio che spessissimo non se ne rendono conto,anche perché sono circondati da tanti altri quasi uguali a loro.
In compenso però sono molto attenti ai risultati economici, spesso pensando di avere diritto a più di quello che meritano.
Spero di sbagliarmi e di venire smentito dai fatti,ma se fosse veramente così,cosa fare?
Singolarmente molto poco,se non cercare con il lanternino quelli che si distinguono.
Nei vari campi e a qualsiasi livello, sforzarsi di premiarli,evitando di rassegnarsi al fatto che ormai la gente sarebbe tutta uguale e non servirebbe cambiare cliente, fornitore,commerciante,amico o compagna.
Soprattutto,continuare a comportarsi come si ritiene giusto,senza guardarsi intorno,sperando che qualcuno noti che essere corretti,professionali,onesti è possibile e che cominci a riflettere.
Nel campo dei sentimenti è lo stesso,quello che conta è quello che riesci a provare ed esprimere,anche se non ti viene ricambiato. Forse prima o poi qualcuno capirà. Ne basta uno,perché poi possono diventare due e tre e dieci e cento e mille e chissà……….
Probabilmente per fare questo non basta una vita e non essendo buddista non credo alla reincarnazione.
Sono sicuro però di non essere il solo che pensa queste cose e fossimo pure un piccolo plotone,basterebbe cominciare.
Qualche volta,nella storia,le minoranze hanno avuto il sopravvento,specialmente quando nelle loro mani hanno avuto un’arma imbattibile,l’arma della ragione e della correttezza.