sabato 9 luglio 2011

IRONIA E MALINCONIA


 IRONIA E MALINCONIA
Ieri ho trascorso la giornata cercando di risolvere le questioni burocratiche relative alla vendita della casa materna di Tenerife.
In fatto di burocrazia la Spagna non è da meno di noi e se non fossi stato aiutato probabilmente i tempi non sarebbero stati così brevi, anche se non ho ancora finito.
La giornata è trascorsa faticosamente proprio da un punto di vista fisico almeno per me, giacché, questo non è uno dei miei momenti di maggior efficienza e un po’ malinconicamente per mia madre considerando che per lei finisce un lungo periodo della sua vita, che in mezzo a tanti problemi le ha dato un po’ di serenità e numerosi legami affettivi.
Alla sua età (quasi 88), chiudere un capitolo importante della propria vita credo che sia un po’ come iniziare a prepararsi al distacco.
Per questo ho cercato di rallegrare il finale della giornata tentando di condirlo con battute allegre e, per chiudere, aprendo il computer e scaricando una serie di canzoni della sua epoca o comunque vecchie che pensavo a lei potessero piacere.
Abbiamo risentito cantare Anna Magnani, canzoni romanesche di vari interpreti, qualcuna condita da alcune scenette di Proietti, persino di Monica Vitti, di Manfredi, una breve chicca di Totò e della Magnani, insomma almeno un paio d’ore di ascolto che, malgrado, lei non sia particolarmente espansiva e dimostri poco i suoi sentimenti, mi sembra che abbia abbondantemente gradito.
Malinconia e allegria insieme, nostalgia e piacere, che hanno riempito una strana giornata, piuttosto anomala rispetto alla routine di tutti noi, e che si è conclusa, quando mia madre era già a letto, con l’ascolto di quasi l’intera opera di Stefano Rosso, artista quasi completamente dimenticato, anche da noi, la cui  riscoperta si è rivelata decisamente piacevole, appagante e una ulteriore conferma di come è strana la vita, di come certe carriere e certe opinioni, in particolare per gli artisti siano spesso incomprensibili e ingiustificate, nel bene e nel male.
Stefano Rosso, arrivò alla popolarità con una canzone che parlava di spinelli e, malgrado avesse notevoli qualità da autore innovativo, acuto e ironico, quella citazione gli rimase, ingiustamente, attaccata per tutta la carriera, qualificandolo ingiustamente in un certo mondo.
Si dice che ebbe una vita piuttosto travagliata, colorita addirittura con una fuga nella Legione Straniera per due anni, ma, a parte quel periodo, ha continuato a comporre cose originali e intelligenti e malgrado sia vissuto poco, dato che è morto prima dei sessant’anni, ha lasciato una produzione abbastanza completa sia per qualità, sia, relativamente, per quantità.
Questo mi spinge a una riflessione e a una costatazione parzialmente amara.
Quanto è difficile lasciare un segno del proprio passaggio terreno, per tutti anche per chi meriterebbe di essere ricordato.
Si è destinati tutti all’oblio, anche i grandi uomini, figuriamoci le persone normali.
Nella migliore delle ipotesi sei ricordato per un po’, ma poi anche chi ti ha amato o stimato molto, dimentica, probabilmente, di solito, giustamente.
Perciò, tra uno scherzo, una sofferenza, un amore che forse è infinito, una soddisfazione e un’amara delusione, l’importante è il realistico convincimento, anche se è difficile da ammettere, che almeno da un punto di vista terreno la vita si riduce a quello che puoi dare o ricevere da vivo e non c’è altro e acquisire veramente  questo, può dare un notevole stimolo a esprimere il meglio di sé.
Dimostriamo cosa siamo finché siamo in tempo, perché dopo potrebbe essere tardi, salvo rarissimi casi, “a futura memoria”…è la più grande illusione.



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