C’era una volta, un anziano signore che essendo stato molto forte tutta la vita e un gran lavoratore, quando va in pensione si sente perso. Oltretutto anche la salute non lo aiuta a vedere il suo avvenire roseo. E’ fortunato perché ha una moglie che lo ama e asseconda, ma questo sembra non bastargli più.
- Cosa farò d’ora in poi? Come impegnerò le mie giornate?
Ripete spesso alla moglie, a se stesso e ai conoscenti che cercano di rincuorarlo parlandogli delle tante cose che avrebbe potuto fare e del fatto che la libertà, se usata bene, è una grande conquista.
Lui li ascolta, capisce che almeno in parte hanno ragione, che quello che dicono è dettato dall’affetto, ma alla fine resta molto scettico e pessimista sul suo futuro e un po’ depresso.
Un giorno, avendo preso l’abitudine di fare lunghe passeggiate in campagna per riflettere, ma anche per stancarsi al punto da evitare i brutti pensieri, lungo una strada, immerso nelle sue solite cupe riflessioni, si imbatte in un cucciolo di cane sdraiato per terra, su un lato, all’apparenza morto. Un pupazzo di peluche bagnato e inanimato, un piccolo ammasso nero con chiazze marroni. Fa per proseguire, poco propenso a farsi immischiare in quella che in quel momento ritiene una seccatura, ma, appena superato il cagnolino, sente come un flebile lamento che lo spinge a fermarsi.
- Hei! Non sarai mica vivo?
Dice con voce sorpresa.
Si accosta, lo tocca e vede che respira ancora, ma che deve stare molto male.
Rimane indeciso per un po’ se andarsene o fare qualcosa, considerando che non lo alletta molto toccarlo perché è tutto sudicio di fango e di sangue.
Poi la bestiolina apre gli occhi e lo guarda con due grandi occhi marroni languidi e umidi, amorevoli e sofferenti accompagnati da un lieve mugolio.
Si alza e si incammina allontanandosi dall’animale, come se presagisse che gli sta per capitare un grosso guaio, poi si ferma come se riflettesse:
· Non posso resistere a quello sguardo!
E lui, che non ha mai posseduto un animale e ha perciò poca dimestichezza, lo prende, lo solleva sdraiato sulle sue due braccia tese in avanti, ben lontano dal corpo.
- Dai, piccolo resisti, che adesso vediamo cosa si può fare.
Gli sussurra all’orecchio e l’animale lo guarda come se capisse.
Per fortuna non lontano c’è lo studio di un veterinario che conosce per aver visto tanti amici portarci i loro animali.
- Dottore, cosa ha? Pensa che si possa fare qualcosa?
Domanda il vecchio.
- Me lo faccia vedere bene e poi le saprò dire. Quasi sempre si può fare qualcosa.
Risponde il dottore, entrando con il cane nel suo studio.
Lui si siede in sala d’aspetto, mai pensando che si sarebbe potuto trovare in una situazione del genere.
Dopo circa mezz’ora il medico esce e:
- Penso che me lo dovrà lasciare in osservazione almeno per un giorno.
- Non c’è problema, il cane non è mio.
- Comunque gli è andata bene, perché ha preso una bella botta, ma si è fratturato solo la zampetta anteriore e per il momento ho dovuto steccargliela. Per il resto ha dolori in diversi punti ma penso che non abbia niente altro di rotto e neanche problemi interni, emorragie o rotture. Questo però lo saprò per certo solo tra 24 - 48 ore. Domani, se starà meglio, gli farò una fasciatura gessata alla zampina e se continuerà a migliorare, dopodomani se lo potrà portare a casa.
- Le ripeto che il cane non è mio, l’ho trovato così per strada e, non sentendomela di abbandonarlo, l’ho portato qui.
- Questo non è un ricovero, io li curo solo, gli animali.
- E allora, che vuole dire, che per aver fatto un’opera buona, mi ritrovo accollato un cane? Che dovevo fare, lasciarlo morire per strada? Io ho già i miei problemi, mi ci manca il cane.
- Lei è libero di fare tutto quello che vuole, se decide di tenerlo, bene, se no io, se non trovo subito qualcuno che l’adotta, dovrò chiamare il canile comunale e darlo a loro.
- Bene, faccia così…….Ma in questo caso che succede?
- Che se non trovano subito chi lo prende, viene soppresso. Però io se fossi in lei ci penserei prima di lasciare andare un cane come quello. Intanto è di razza ed è un animale molto bello e poi glielo dico per esperienza, molto spesso sono segni del destino quando si verificano questi incontri. Se lo prenderà con se, vedrà che non se ne pentirà.
- Ma io non ho mai avuto un animale in casa e non saprei da dove cominciare e oltretutto devo sentire se mia moglie è d’accordo. In più non ho un giardino, vivrebbe in un appartamento e, anche se non me ne intendo, ho la sensazione che diventerà un cane grande.
- Si è di taglia grande, ma si accorgerà che i cani hanno bisogno certamente di spazio, ma soprattutto di stare con un padrone che lo ami e sapranno ripagarlo come nessun altro essere vivente.
- Non è che esagera un po’?
- Se si deciderà ad adottarlo, vedrà.
- Mi ci lasci pensare, ne riparliamo domani, comunque per la sua parcella non si deve preoccupare.
- Stia tranquillo lei, che io non mi preoccupo proprio.
Il giorno dopo il vecchio si presenta allo studio del veterinario come promesso e aspetta nella sala d’attesa che il medico si liberi.
Dopo qualche minuto esce il dottore con il cagnolino a terra che trotterella da solo, un po’ zoppicando ma abbastanza in equilibrio.
- Ha visto? Sta bene. Deve stare ancora in osservazione un altro giorno e poi sarà libero.
- Lei, per caso, ha trovato una soluzione diversa dal canile?
- Veramente io davo per scontato che l’avrebbe preso lei. Ci stia un po’ insieme e ci faccia amicizia. Glielo lascio qui, io devo visitare altri pazienti.
- No senta…..
Nel mentre il dottore,furbescamente è già rientrato nello studio e ha chiuso la porta.
Il cagnolino si avvicina tutto allegro e saltellante malgrado la zampetta ferita, dimostrando di gradire molto la vista del vecchio che, non sapendo cosa fare, cerca di carezzarlo sulla testa e per tutta riposta il cagnolino gli lecca con decisione la mano, gliela prende in bocca ma senza morderla e riprende a leccarla.
Lui lo prende in braccio e se lo mette sulle gambe e il cucciolo gli si accoccola sul grembo con la testa all’insù e gli occhi che lo guardano amorosi.
- Mi sa che tu sei un gran ruffiano e che lo sai che l’avrai vinta alla fine!
L’animale lo guarda come se capisse che parla di lui e ricomincia a leccargli le mani.
- Bene. Speriamo che questo non provochi un divorzio dopo più di 40 anni di matrimonio, ma mi sa che appena possibile ti porto a casa. Sarai il primo cane della mia vita. Anzi ti ho anche trovato il nome “Adamo” come il primo uomo. Adamo… . Adamo… ti piace?
Il vecchio e il cane trascorrono più di dieci anni insieme affrontando tutte le esperienze dei rapporti uomo-cane.
Nel primo anno, la sparizione di tutte le scarpe di casa lasciate a portata e quelle poche che verranno ritrovate, tutte morse e inservibili. I bisogni fatti in casa sino a che Adamo non impara che per quello c’è un tempo e un luogo apposta.
Sempre nel primo anno morsi un po’ ovunque, gambe delle sedie e dei tavoli, mobili e tutto ciò che è alla sua portata, sino a che non cominciano a comprargli ossi finti e veri, oggetti di gomma dura, e finalmente, crescendo comincia ad imparare che le cose dell’uomo per lui non devono essere commestibili.
Continue visite dal veterinario per via di tutti i vaccini e i controlli e il medico, in quel periodo, diventa un po’ meno simpatico al vecchio per via delle parcelle.
Poi con un po’ di tempo e di pazienza Adamo impara ad ubbidire ai comandi che il vecchio gli impartisce, prima quelli più facili come: fermo, a cuccia, in piedi, prendi, porta, etc., poi qualcuno più difficile perché articolato con più parole. Diventa bravo a camminare al guinzaglio senza tirare come i primi tempi, perché più lui si fa giovane e forte, più il vecchio invecchia e non ce la fa più a tenerlo.
Sembra che il cane lo capisca e quando viene portato a passeggio, va al passo con il vecchio, cosa che non fa quelle poche volte che lo porta la moglie, che alle volte si vede passare orizzontale attaccata al guinzaglio di Adamo, tipo fumetto.
Anche nelle effusioni, dopo qualche anno, pare che abbia capito che deve essere delicato, perché con il suo peso lo potrebbe far cadere e che il vecchio non si può più piegare per carezzarlo e lui si tira su in modo da essere alla sua altezza.
I due quando sono soli parlano tantissimo. Anzi è il vecchio che parla a Adamo, ma il cane sembra che capisca, se non proprio le parole almeno il senso, lo stato d’animo di quello che gli viene detto.
E’ bello vedere che quando il vecchio è allegro e, da quando c’è Adamo gli succede abbastanza spesso, il cane salta, gira su se stesso, fa dei piccoli scatti e torna dal padrone, insomma dimostra di essere felice anche lui e quando invece ha una giornata triste, il cane si accuccia attaccato alle sue gambe in silenzio, o si alza e poggia il muso sulle gambe del padrone seduto.
Una cosa che crea tensione in casa è il fatto che fin da piccolo inizia a dormire nel letto con loro e la moglie non lo gradisce affatto.
Fino a che è cucciolo ancora può sembrare una cosa possibile, ma a un anno già pesa più di 40 chili e nel letto è un po’ ingombrante.
Malgrado tutto, l’ha vinta lui, perché, più viene cacciato e più, aspettando che i due coniugi si addormentino, lui torna e si fa posto,sempre dalla parte del vecchio però. Per fortuna il letto è molto grande e robusto.
Ormai da anni il vecchio, per amore di Adamo, ha preso l’abitudine di fare tutti i giorni una lunga passeggiata insieme, sino ad arrivare ad un grande spiazzo sterrato che costeggia un bosco molto folto, attraverso il quale non si vede niente, neanche la luce.
Il vecchio si siede su una panchina con un libro da leggere e scioglie il cane lasciandolo libero.
Adamo gli è così grato che, prima di andarsene fa mille feste, gli lecca la faccia, le mani, gli sale in braccio, fino a che non gli fa segno di andare e allora parte, entra al galoppo nel bosco nascondendosi agli occhi di tutti.
Ci si può rimettere l’orologio, dopo un’ora precisa, torna tutto allegro e ricomincia tutta la pantomima delle feste.
Ormai non saltano un giorno e sempre alla stessa ora hanno quell’impegno e se, per caso, un giorno il vecchio si trova in ritardo, subito Adamo glielo ricorda, andando a prendere il guinzaglio tutto allegro e saltellante.
Una mattina Adamo non torna dal bosco.
Il vecchio disperato lo cerca in tutti i posti, chiama aiuto, chiede il piacere anche alla guardia forestale che setaccia tutta la zona senza trovare niente, con il vecchio disperato ma non rassegnato.
Ha raggiunto i 75 anni e Adamo ne ha 10 e da l’idea di essere ancora nel pieno della sua maturità e il vecchio non si può rassegnare alla sua morte e non si rassegna.
Nessuno lo trova e non si sa che fine ha fatto. Si sa solo che il vecchio, che visse ancora 12 anni, va tutti i giorni fino alla morte a sedersi su quella panchina alla solita ora, aspettando che torni tutto contento a fargli le feste e tutte le notti, a letto, non dimentica mai di addormentarsi tutto spostato verso la moglie per lasciare il posto al suo amico, convinto, come è, che prima o poi, si sarebbero ritrovati.
Alla fine, in qualche parte, in qualche tempo,in qualche dimensione, sono sicuro che sarà proprio così.