venerdì 26 luglio 2013

                                             La mia gatta


       Pizzi non c,è più, sono già venti giorni circa ma solo ora riesco a dirle ciao.
        Il nostro destino comune è iniziato una mattina di primavera, quando recandomi al laboratorio la vedo uscire dal cancello di un vecchio giardino e  fulminea e disperata  venirmi incontro. Era digiuna sicuramente da giorni, ne dedussi che forse si era smarrita o scappata da una casa o giardino per qualche spavento, poichè il pelo era ancora abbastanza pulito, i polpastrelli rosati e non callosi e la quasi totale assenza di pulci.
Era sicuramente bellissima, con degli occhi enormi e truccati e il nasino un po  all'insù. La chiamammo Zazà, poi diventata familiarmente Pizzi. E' stata coinquilina nella nostra vita per sedici anni, e non riesco a pensare a lei senza sorridere. La ringrazio per l'allegria che inconsapevolmente ci ha regalato, per tutte le cose che ha distrutto in casa, rieducando così l'insano senso del possesso materiale proprio dell'essere umano., per le "paste"  guduriose inflitte dalle sue zampe sui nostri corpi, perchè l'amore è anche dolore, per i suoi rumorosissimi  "ron - ron"  perchè la notte a volte è troppo silenziosa, per le sue cacce a inoffensivi gechi, perchè qualche soddisfazione bisogna pure prendersela. Per i suoi strani cavernosi vocalizzi nel gioco che sembravano provenire da qualche altro animale ben più inquietante, per le corse di traverso a tutta gobba e coda ritta e irsuta come se avesse visto qualcosa di terrificante ignoto ad altri. La sua predilezione per le scatole anche piccole nelle quali riusciva  comunque ad aderire, per le borse di carta nelle quali si nascondeva perchè ne prendessi i manici e la facessi volteggiare velocemente come giri di giostra, per poi uscirne all'improvviso fintamente spaventata facendo un gran casino; per le sue curiosità letterarie, perchè a letto o in poltrona con un libro aperto, sentiva l'impellente necessità di frapporsi fra noi e la "cultura"; stessa storia per la tastiera del compiuter che trovava estremamente comoda. La ringrazio per aver condiviso parte della nostra vita insieme, e poi ancora un anno e mezzo solamente con me, solidale, tenera, ormai quieta, come una signora di mezz'età che sa come va la vita e ne trattiene le consuetudini necessarie serenamente.La ringrazio per la sua ultima lezione di dignità, quando ormai troppo malata, preferiva essere lasciata in pace in disparte, quindi cercando di proteggerla e curarla con discrezione. Soltanto una volta  di notte si è trascinata ormai con gli arti quasi inattivi sino alla mia stanza, nella quale non voleva più stare ormai da qualche mese,l'ho raccolta e tenuta sul letto accanto a me, carezzandola  e sperando che se ne andasse così. C'è voluta ancora una settimana, prima che i suoi meravigliosi occhi mi guardassero per l'ultima volta, le ho detto"serena, papà ora ti prende in braccio e tu contenta farai le fusa".    
                                                                                                                     Mamma