GRAZIE LEO
Alto, con un fisico ancora efficiente, forte, il viso scavato dal passare degli anni e dai dolori della vita, che sembrano aver infierito, ultimamente, senza alcun rispetto, due occhi scuri profondi, con un’espressione che, con naturalezza, passa dal mefistofelico, alla consapevolezza e alla comprensione, quasi calvo, ma senza accenno d’insorgente grigiore, che sarebbe normale per la sua età.
Unica concessione alla civetteria, un accenno di riporto per nascondere, senza riuscirci, la calvizie.
Un uomo che non passerebbe inosservato comunque, anche solo per l’aspetto esteriore, sicuramente tutto, meno che anonimo.
La parte più rilevante, però è quello che non si vede, la conoscenza, l’umanità, la cultura, la simpatia, l’attitudine a intrattenere, quando vuole, un intero gruppo di persone, passando dalla battuta umoristica, al racconto divertente, spesso sceneggiato almeno in parte, com’è giusto, per renderlo più accattivante.
La capacità di passare, con entusiasmo e grande competenza dalla musica (classica naturalmente, ma anche leggera) alla pittura con altrettanta perizia.
Un mio vecchio amico anche lui musicologo, diceva che non aveva mai sentito una memoria musicale a quel livello, essendo capace di fischiare tutta un’opera o un brano anche molto lungo.
Piccolo editore, scrittore, senza ancora avere raggiunto quel livello di successo che le sue qualità gli avrebbero consentito, per il carattere e soprattutto per l’accanimento del destino, che specie in quest’ultimo periodo sembra essersi dedicato a lui, in particolare.
Tutto questo e molto altro, oltre a saperti sorprendere parlandoti di calcio con competenza e conoscenza o di arte culinaria in genere, ma basta così, perché non sono portato, né credo che lui gradisca che gli sia fatto il santino.
Insomma un’intellettuale un po’ particolare (anche se non gli piace essere chiamato così), ma, ammesso che si debba per forza definirlo, non saprei in che altro modo collocarlo.
Quest’uomo, di cui mi onoro di essere amico da quasi trent’anni, è stato l’unico, che, sapendo la mia attuale condizione fisica, si è mosso da Firenze, ha preso due treni all’andata e due al ritorno, ed è venuto a vedere le mie condizioni di persona, con l’idea di portarmi anche un po’ di conforto rimanendo con noi circa una giornata completa.
Credo che non potrò mai ringraziarlo abbastanza.
C’è stata altra gente che in questo periodo mi ha aiutato in altro modo, facilitandomi con le cure o con i dottori, esprimendomi verbalmente tutta la vicinanza e la comprensione possibili e altro ancora.
Da un uomo molto impegnato, che si è dimostrato sempre un amico, con il quale ho avuto anche discussioni, perché lui possiede tutte le qualità che ho detto, ma io ho le mie idee e se posso cerco di difenderle; che ha una smania, un’irrequietezza dentro di sé, che spesso non gli permette di stare fermo in un posto più di tanto, non me lo sarei aspettato e sono certo che ha un valore maggiore.
Perché qui si tratta di sentimenti, non di buone azioni, spesso sentite come dovere.
Perciò se è vero che le malattie hanno tutte un elemento psicosomatico, da quando è partito dovrei, piano, piano, avviarmi verso la guarigione o almeno al miglioramento.
Non sarà per nulla così, ma, siccome, da un po’ di tempo in qua, do sempre più valore alle piccole cose, ai particolari, trascurando l’insieme, l’atto in sé, se anche non potrà nulla contro il cancro, sicuramente mi rende sereno e mi riempie il cuore e perciò è una cura comunque.
Ed è tutta opera sua.