giovedì 29 dicembre 2011

GRAZIE LEO

GRAZIE LEO

Alto, con un fisico ancora efficiente, forte, il viso scavato dal passare degli anni e dai dolori della vita, che sembrano aver infierito, ultimamente, senza alcun rispetto, due occhi scuri profondi, con un’espressione che, con naturalezza, passa dal mefistofelico, alla consapevolezza e alla comprensione, quasi calvo, ma senza accenno d’insorgente grigiore, che sarebbe normale per la sua età.

Unica concessione alla civetteria, un accenno di riporto per nascondere, senza riuscirci, la calvizie.

Un uomo che non passerebbe inosservato comunque, anche solo per l’aspetto esteriore, sicuramente tutto, meno che anonimo.

La parte più rilevante, però è quello che non si vede, la conoscenza, l’umanità, la cultura, la simpatia, l’attitudine a intrattenere, quando vuole, un intero gruppo di persone, passando dalla battuta umoristica, al racconto divertente, spesso sceneggiato almeno in parte, com’è giusto, per renderlo più accattivante.

La capacità di passare, con entusiasmo e grande competenza dalla musica (classica naturalmente, ma anche leggera) alla pittura con altrettanta perizia.

Un mio vecchio amico anche lui musicologo, diceva che non aveva mai sentito una memoria musicale a quel livello, essendo capace di fischiare tutta un’opera o un brano anche molto lungo.

Piccolo editore, scrittore, senza ancora avere raggiunto quel livello di successo che le sue qualità gli avrebbero consentito, per il carattere e soprattutto per l’accanimento del destino, che specie in quest’ultimo periodo sembra essersi dedicato a lui, in particolare.

Tutto questo e molto altro, oltre a saperti sorprendere parlandoti di calcio con competenza e conoscenza o di arte culinaria in genere, ma basta così, perché non sono portato, né credo che lui gradisca che gli sia fatto il santino.

Insomma un’intellettuale un po’ particolare (anche se non gli piace essere chiamato così), ma, ammesso che si debba per forza definirlo, non saprei in che altro modo collocarlo.

Quest’uomo, di cui mi onoro di essere amico da quasi trent’anni, è stato l’unico, che, sapendo la mia attuale condizione fisica, si è mosso da Firenze, ha preso due treni all’andata e due al ritorno, ed è venuto a vedere le mie condizioni di persona, con l’idea di portarmi anche un po’ di conforto rimanendo con noi circa una giornata completa.

Credo che non potrò mai ringraziarlo abbastanza.

C’è stata altra gente che in questo periodo mi ha aiutato in altro modo, facilitandomi con le cure o con i dottori, esprimendomi verbalmente tutta la vicinanza e la comprensione possibili e altro ancora.

Da un uomo molto impegnato, che si è dimostrato sempre un amico, con il quale ho avuto anche discussioni, perché lui possiede tutte le qualità che ho detto, ma io ho le mie idee e se posso cerco di difenderle; che ha una smania, un’irrequietezza dentro di sé, che spesso non gli permette di stare fermo in un posto più di tanto, non me lo sarei aspettato e sono certo che ha un valore maggiore.

Perché qui si tratta di sentimenti, non di buone azioni, spesso sentite come dovere.

Perciò se è vero che le malattie hanno tutte un elemento psicosomatico, da quando è partito dovrei, piano, piano, avviarmi verso la guarigione o almeno al miglioramento.

Non sarà per nulla così, ma, siccome, da un po’ di tempo in qua, do sempre più valore alle piccole cose, ai particolari, trascurando l’insieme, l’atto in sé, se anche non potrà nulla contro il cancro, sicuramente mi rende sereno e mi riempie il cuore e perciò è una cura comunque.

Ed è tutta opera sua.

giovedì 22 dicembre 2011

SONO ANCORA QUI


SONO ANCORA QUI

Sono ancora qui e ho mangiato anche il panettone.

Mi scuso del silenzio di quasi un mese, con i pochi benemeriti, amatissimi lettori che mi seguono, che nel farlo, ne sono certo, si stanno guadagnando titoli di merito per il Paradiso o per dovunque desiderino finire.

Il motivo principale è che scrivo solo se ne sento il desiderio e ho fatto una regola di non forzarmi mai, anche perché quando ci ho provato, in genere mi è riuscito piuttosto male.

Forse, se la gente scrivesse e perfino parlasse solo quando ha qualcosa che sente il bisogno di dire, staremmo meglio tutti.

Sto sotto chemio e sinceramente ho le idee un po’ confuse, la situazione è che tutti i valori, in particolare del sangue, che prima erano regolari vengono tutti sballati in modo notevole, così ti danno un’iniezione, da fare il giorno dopo, che dovrebbe regolarizzarti e un’altra, da fare una volta a settimana, che pare che sia un fattore di crescita, il cui scopo dovrebbe essere lo stesso.

Spero che sia vero perché credo di essere cresciuto a sufficienza e non sento il bisogno di altre espansioni, specie fisiche.

Il problema è che almeno una delle due iniezioni ti scatena tutti i dolori del mondo e i primi giorni ti penti di tutti i tuoi peccati, anche di quelli che non hai mai fatto.

Sto perdendo anche i capelli, per i quali ero sfottuto da diversi amici (quasi tutti calvi), perché sostenevano che non avevo capelli ma una moquette in testa.

Ho in mente di fare l’esperienza della rasatura totale, perché nella vita le esperienze possibili e non pericolose, bisognerebbe farle tutte. Vedremo.

Nell’intervallo nel quale non ci siamo sentiti, sono successe numerose cose, specie di natura politica.

E’ cambiato il governo, che naturalmente come prima mossa si è inventato un salasso un po’ per tutti, ma soprattutto per chi ha di meno e per i soliti noti.

Ci sarebbe da aggiungere molto, sia in senso positivo sia negativo, ma non ne sento proprio la voglia, né il bisogno.

Rimandiamo al prossimo incontro.

Per quanto riguarda la terapia che mi stanno facendo, so benissimo che si tratta dell’ultima, o al massimo, della penultima possibilità che mi resta, ma non mi sento più vicino alla fine, piuttosto inspiegabilmente.

Probabilmente dipende dal fatto che abitando in campagna, nonostante l’inverno, come ti giri e ti guardi intorno, vedi solo prosperità e ostentazione di vitalità.

Oppure perché, oltre casa, l’unico ambiente che frequento è quello del reparto di oncologia, nel quale, sembrerà assurdo, ma ho trovato tanta serenità e allegria tra i pazienti e anche tra gli addetti.

Vi assicuro che aiuta, anche se sono convinto di partecipare attivamente anch’io, ovunque mi trovi.

Che vi devo dire, io che non ho mai creduto ai miracoli, essendomi fatto conquistare, per quasi tutta la vita, da una razionalità spinta qualche volta (poche per fortuna), sino all’ottusità, leggendo in qualche rara occasione sui giornali o sentendolo in televisione, di qualche imprevedibile guarigione, ripeto quello che ho già detto e non mi stancherò di ripetere sino a che ne avrò la possibilità:

PERCHE’ NON PUO’ SUCCEDERE ANCHE A ME?