sabato 26 novembre 2011

IMMERSI NEL PIU’ GRANDE LIQUIDO AMNIOTICO

IMMERSI NEL PIU’ GRANDE LIQUIDO AMNIOTICO

Dopo il post sulla chemio mi scrive il solito amico carissimo. Poche parole che mi sembrano dettate senza filtri direttamente dal cuore:

“Caro amico Marrosu, l'anima ti sorregge bene, perché ce l'hai ed è bella spessa, resistente, piena di energia buona, senza scorie di sintesi.

All'Elba ci siamo divertiti molto insieme.

Forse non potremo più farlo in quei modi un po' giovanilisti ma ci rivedremo là, magari a pescare su un piccolo gozzo le pillole della nostra saggezza. Vuoi vedere che torniamo a riva con una ... pesca miracolosa”.

baci leo

Risposta:

Guarda che lo prendo come un impegno per entrambi e non azzardare a tirarti indietro… “la vita ci ha solo feriti ma sopravvivremo” e anche se non mi piacciono le citazioni specie quelle colte….”siamo delfini è un gioco da bambini, il mare”.

Queste sono le parole dell’ultima canzone cantata da Modugno con il figlio ed io resto convinto che lui fosse un grande eclettico pescatore. Ciao S.

mercoledì 23 novembre 2011

TOC, TOC, CHI E’? LA CHEMIO


TOC, TOC, CHI E’? LA CHEMIO

Oggi mi è venuta trovare la dottoressa Passeri, plurale maschile del nuovo Ministro delle Attività Produttive ed ex AD di Banca Intesa.

Si tratta di una donna giovane e carina, con degli occhi vivi e intelligenti, decisamente femmina, pur senza ostentazione, niente in comune con il Ministro.

Quando i cognomi, al contrario del detto, non sono un destino.

Mi ha portato una specie di sentenza, relativa al mio futuro e devo riconoscerle di averlo fatto senza la spocchia di molti medici, senza ostentare le proprie conoscenze e parlandomi come a una persona in grado di decidere del proprio futuro e con una volontà propria, per niente disponibile ad accettare decisioni prese da chiunque altro.

Dopo avermi spiegato i pro e i contro delle pochissime possibilità che mi sono rimaste, ci si è orientati, pur rimanendo ancora un po’ dubbioso, sulla chemioterapia e alla fine si è lasciata andare dicendo:

- Se dovessi decidere per me, io lo farei. Inoltre può sospendere in qualsiasi momento.

- Mi preoccupano molto gli effetti collaterali, soprattutto considerando lo stato fisico in cui mi trovo. Se decidessi di non fare niente che potrebbe succedere?

- Per il momento si tratta di metastasi ossee, se non s’interviene si possono diffondere rapidamente a organi vitali con le conseguenze che può immaginare.

- Proviamo, anche se dentro di me conservo ancora molti dubbi, che spero di dissolvere dopo aver provato.

Della chemio quando, non essendo interessato, lontanissimo dall’idea che un giorno l’avrei dovuta sperimentare su di me, ho sentito opinioni molto diverse tra chi ha dovuto farla.

Partivano da chi l’ha trovata miracolosa e non così invasiva come temeva, a chi, perlopiù parenti di chi ne ha dovuto fare l’esperienza, con risultati pessimi, come l’inferno.

Internet dice tutto e il contrario di tutto e anche avendo una naturale capacità di leggere tra le righe è molto difficile farsene un’idea precisa.

Non mi resta che provare anche questa, pensando positivo ma pronto ad accettare tutto quello che ne deriverà.

In fondo, nonostante il detto dica che “al peggio non c’è mai fine”, a parte la morte che ho già detto di non temere, tanto peggio di come sto adesso, sarà difficile che sarà, almeno spero.

Certo non amo particolarmente la mortificazione della carne neanche a scopo santità, che non mi è per niente congeniale e tutti i dolori che riusciranno a risparmiarmi saranno bene accetti, fermo restando quello già espresso pochi giorni fa:se qualcuno, in modo apparentemente miracoloso guarisce, per pochi che siano, perché non può toccare anche a me?

martedì 22 novembre 2011

VENTUNO NOVEMBRE 2011

VENTUNO NOVEMBRE 2011

Occhi neri, capelli neri, giovane, piuttosto carina, pare che sarà lei che indagherà sulla mia vita, almeno dal momento in cui ho dovuto impersonare, molto malvolentieri, la parte del malato, ad oggi.

Tante domande, troppe, sicuramente necessarie, anzi indispensabili, ma quanto erano affascinanti quei medici, che da giovane ho fatto appena in tempo a conoscere, ai quali bastava un’occhiata e una visita corporale per intuire quello che avevi e decidere una cura.

Qualche volta ci azzeccavano (spesso) altre, rischiavi come minimo l’aggravamento.

Sicuramente per il malato è meglio adesso e lo dicono le statistiche sulla durata della vita, ma quell’alone, spesso affascinante, che era una via di mezzo tra l’austerità dello scienziato e il mistero dello sciamano, i medici, per quanto bravi possano essere, salvo rarissime eccezioni, non ce l’hanno e temo che non ce l’avranno più.

L’epoca dei pionieri è finita, ha occupato il suo posto, la tecnologia e l’applicazione delle scoperte scientifiche universalmente approvate.

Ora seguono un protocollo sperimentato che su basi statistiche ha dato e darà, di solito, buoni risultati.

Dà, certamente, sicurezze al malato e ancora di più a loro.

L’unico problema è che qualche medico, alcune volte, dimentica che non esistono in natura due malati uguali e spesso neanche due malattie uguali e che trattare tutti allo stesso modo, magari statisticamente darà pure i suoi buoni risultati, ma singolarmente potrebbe rivelarsi un errore grossolano.

A parole sembrerebbero tenere conto delle persone, in pratica le terapie sono le stesse o quasi, per tutti, tenendo presente però, che, a loro giustificazione, quando si tratti di cancro, non hanno molti margini di manovra e qualche volta dopo averne provati alcuni senza successo, nessuno.

Ultimamente parlando con il mio medico curante mi sono lasciato sfuggire, non riferendomi a lui però, ma a una sua collega:

- E’ proprio antipatica, speriamo che almeno sia brava, perché quella del medico è forse l’unica professione importante nella quale la simpatia è un optional, se anche non c’è, non importa, basta la bravura.

Credo che la frase non gli sia piaciuta, anche se non ha fatto commenti, e ripensandoci non credo che sia vero e sono certo che avevo torto.

Il medico, proprio perché tratta con gente che si trova in un momento di fragilità, dovrebbe far di tutto per dimostrarsi umano e il più possibile gradevole.

Soprattutto considerare chi ha di fronte come un essere umano pensante, con una propria volontà e una sua personale concezione della vita.

Metterlo nella migliore condizione (almeno chi lo richiede) di essere in grado di poter scegliere o accettare le terapie proposte.

Per ottenere questo, secondo me, il dottore dovrebbe spiegare nei limiti del possibile, i pro e i contro delle varie cure, come quando si compra un prodotto e si valuta la qualità rispetto al prezzo.

Mi rendo perfettamente conto che il malato che ragiona così, sia una complicazione e che quelli che si affidano totalmente nelle loro mani, siano molto più graditi, ma nello stesso tempo sino a che la capacità di giudizio non viene colpita, credo che, decidere per se stessi, sia uno dei pochi diritti inalienabili rimasti.

Il rischio di diventare antipatici a chi sta cercando di salvarti la vita è naturalmente sempre presente e in certi casi e con alcuni, potrebbe diventare controproducente e indurrebbe a lasciar fare, ma questo, a mio modesto avviso, è un pericolo che vale la pena di correre.

Quando, come nel mio caso, mi si è fatto, almeno velatamente, capire che dovrò morire entro poco tempo e che le cure che restano, salvo miracoli, tendono solo ad allungare un po’ i tempi e a migliorare la condizione fisica, considerato che non ho istinti suicidi, l’unica scelta che mi rimane è impedire a chiunque di fare qualsiasi cosa, anche la più giusta o la più amorevole, contro la mia volontà.

Insomma questo è l’unico caso in cui la buona fede, pur essendo apprezzata, non basta.

domenica 20 novembre 2011

UNA NOTTE IN CAMPAGNA




UNA NOTTE IN CAMPAGNA

Le case di notte parlano. Se poi sono case di campagna abbastanza grandi, con un po’ di terreno intorno, con animali propri dentro e fuori e qualcuno intruso insonne o notturno, i rumori si moltiplicano e non sempre sono tutti riconoscibili.

Se si ha l’avventura di trascorrere una notte da sveglio, diventa quasi un gioco cercare di capire la provenienza di ogni suono, rumore o fruscio.

Per cominciare gli elettrodomestici hanno una loro vita e se il frigo manda un grido, la caldaia risponde, mentre un mobile sembra inviare un lamento, una richiesta di aiuto.

Ci sono momenti che qualcuno sembra entrato in casa, ma l’allarme dura pochissimo perché ci si rende subito conto che si tratta di altro.

Qualche gatto sembra che non possa fare a meno di litigare proprio in quel momento e, in questo caso la cosa dura a lungo, perché prima di menarsi, che non sempre succede, se ne devono dire di tutti i colori e sempre più arrabbiati, innalzando canti con mille variazioni.

In certi momenti si sente raspare la terra alcune volte anche molto rumorosamente che farebbe pensare ad animali di grandi dimensioni.

Altre volte sembra che bussino alla porta mentre ti rendi conto che qualcuno dei tuoi piccoli amici si è solo sistemato meglio contro l’entrata.

Continua così per tutta la notte con molti rumori ancora, che non sono in grado di definire, non essendo nato in America e non essendomi diplomato guida indiana।

Poi a una certa ora, per poco, sembra che tutto si plachi, quasi in attesa che comincino gli uccelli che non hanno niente da invidiare alla più grande orchestra del mondo soprattutto per quantità ma, spesso, anche per qualità.

Quello è il segno che un nuovo giorno è iniziato ancora più del grido del gallo che ormai si sente poco perché, o sono di meno, o hanno più sonno di prima।

Alzandoti, ti rendi conto che ti sei perso almeno un terzo della tua vita, che c’è tutto un mondo al quale non hai partecipato neanche da spettatore e ti domandi come sarebbe stato vivere di notte, specie immerso nella natura.

Difficile dire, almeno per me se sarebbe stato meglio o peggio, so di aver fatto la vita che mi è stata permessa, cercando di personalizzarla il più possibile ma non potendo cambiarla totalmente e forse neanche volendo.

Ognuno di noi, salvo rarissime eccezioni, è attaccato a una serie di cose molto concrete, molto terrene, poco spirituali, che se vengono a mancare ci sembra di aver vissuto invano.

Nella realtà se ti fermi a pensarci, di quasi tutte se ne potrebbe fare tranquillamente a meno restando sempre se stessi, magari anche più felici, specie se si riesce a sostituirle con altri valori.

sabato 19 novembre 2011

TUTTO E’ POSSIBILE divagazioni


TUTTO E’ POSSIBILE

divagazioni

Ho ritirato le ultime analisi del sangue e…sapevo di star male, ma non credevo sino a questo punto.

Lunedì ho la visita di controllo con l’oncologo e vedremo cosa avrà da dirmi.

A quanto sembra, non mi restano molte mosse oltre a quella di resistere, resistere, resistere.

Da molto tempo non faccio più progetti a lunga scadenza, il prossimo anno per me è lontanissimo, ma non pensavo, finora,che i tempi fossero così ristretti, come sembrerebbero adesso.

Mi sento come uno che, completamente nudo, a letto con una donna bellissima, anche lei completamente nuda, pensa:

·Non ricordo, ma c’era qualcosa che dovevo fare.

Sapere di dover morire è comune a tutti, ma avere la certezza che ti è rimasto poco tempo, è di pochi, ma non è poi così male. C’è di peggio.

Essere tradito dalla donna che ami, per esempio, rendersi conto di aver fallito tutti i traguardi che desideravi, essere dilaniati da dolori insopportabili, (quelli già stanno cominciando), sentirsi infelici, in modo irrecuperabile, senza nessuna possibilità di poter modificare le cose, la morte di una persona molto cara.

Ecco, credo che la morte faccia più male a chi ci ama che a noi stessi.

  • Lei mi dice: bello!
  • Le rispondo: matta!

Le donne quando amano veramente, sono capaci di una lucida follia che gli uomini molto raramente possiedono, è più facile che rincoglioniscano.

Oggi è una bella giornata autunnale, piena di luce.

Sono uscito in giardino e mi sono messo al sole cercando di catturarne tutto il calore e la potenza possibili। Mi sono sentito come un gatto che ha la capacità di godere di tutti i piccoli piaceri che la vita gli dona, forse più e meglio di ogni altro animale, umano e no.

Per la serie “la mia famiglia e altri animali”, dopo avere trascorso moltissimi anni e visto tanti comportamenti, alcuni accettabili altri no, mi sembra un buon traguardo e una rassicurante novità, saper far proprie alcune qualità e caratteristiche di un gatto e perché no, anche di altri animali, che, di solito, non sottovalutano mai, come noi, il valore delle “piccole cose”, come una carezza o un’affettuosità.

Più il tempo passa e più mi rendo conto di quanto importanti siano e di quanto le abbia sistematicamente sottovalutate.

Spesso non le ho neppure prese in considerazione, per dare un grande valore a illusioni (così si sono rilevate almeno alcune) di cui, quando è stato il momento, ho potuto fare a meno senza nessuna fatica o rimpianto, in modo molto naturale.

Se stessi bene fisicamente, quasi sicuramente, lavorerei come un pazzo e non avrei tempo, per altro, com’è successo per quasi tutta la mia vita.

Sono fortunato, perché se il fisico non ti permette di fare più certe cose, devi per forza aguzzare l’ingegno e godere fino in fondo di quello che ti è ancora concesso.

  • Metti apposto le chiavi, le dico, vedendole abbandonate sul tavolo.
  • Le ho lasciate lì perché ho appena aperto. Risponde.
  • Dato che, in genere, passi metà della giornata a cercare chiavi di ogni tipo, (per non parlare del cellulare), forse è meglio che le riponi al loro posto che possibilmente dovrebbe essere sempre lo stesso, così saprai finalmente dove sono.
  • Io so sempre dove stanno le chiavi.
  • Questa è la migliore battuta del mese di novembre.
  • Hahahaha.

Questa mattina mi sono alzato in una condizione che mi ha fatto pensare che qualora avessi bisogno di lavorare per arrotondare la scarsa pensione, forse sarei portato a fare un nuovo lavoro: il “babau”, “lo spaventabambini”, professione che in questo momento potrebbe avere un suo mercato.

Lunedì mi ricoverano per accertamenti, anche se non è proprio chiarissimo, cosa effettivamente debbano accertare giacché, è probabile che, come gli allenatori di calcio, potrei non mangiare il panettone quest’anno. Che sono uomo lo sanno, visto che ho la barba.

Giro per casa, poco, perché ho difficoltà a camminare e mi rendo conto di essere diventato molto più democratico di prima, infatti, non c’è più posto dove sto comodo, continuo a provarci, ma senza grandi risultati e in casa tra poltrone, divani e letti, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Ogni tanto mi soffermo a pensare a cosa effettivamente mi rimane, per cui valga la pena veramente.

La cosa più importante è cercare di lasciare tutto a posto senza importanti sospesi, ma forse la più gradevole è quella di lasciare un buon ricordo di se stesso, che sembra una cosa facile ma spesso non lo è.

Con le persone che veramente ti amano profondamente è probabile che non ci sia bisogno di fare niente, anzi spesso molto ingiustamente ci si approfitta di loro, perché momenti di nervosismo sono spesso presenti. Per fortuna ho mantenuto la capacità di trasformare subito qualche durezza, in scherzo.

Ma quante sono queste “anime benedette”?

Probabilmente dipenderà dal mio carattere o magari dalla sfortuna, ma, attualmente, sono pochissime e non è una gran bella cosa, anche se ha il suo lato positivo non costringendomi a lavorare troppo.

Dicevo che non è facilissimo lasciare un’opinione positiva di se stessi, perché qualsiasi cosa fai non sempre è recepito come vorresti e, a volte, le tue intenzioni possono essere accolte in modo anche opposto a quello che avresti voluto.

Per esperienza posso dire che è una cosa molto più comune di quanto si pensi, ci sono persone, anche a me molto vicine, alle quali, dopo averne sperimentato, col tempo, il modo di pensare, quasi sempre dico il contrario di quello che penso, per ottenere quello che desidero.

Buona tattica, ve lo assicuro, che, però purtroppo, non sempre riesce, perché quando ti sei tranquillizzato sul carattere di una persona, con la certezza di averla inquadrata, ti colpisce a tradimento l’imprevedibilità, che è sempre lì, nascosta chissà dove, in attesa di spiazzarti.

Proprio la volta in cui ci tieni di più, è quella nella quale è accettato alla lettera quello che dici e a quel punto non resta altro che la rassegnazione, qualità nella quale non mi distinguo particolarmente.

A parte gli scherzi, i rapporti interpersonali non sono facili, probabilmente nel mio caso ci saranno anche mie carenze caratteriali, ma sono certo che non sono l’unico motivo e se ti è rimasto pochissimo tempo è improbabile che, qualsiasi cosa faccia, riuscirai a eliminare un giudizio radicato in tanti anni.

Quello che mi rende ancora sufficientemente ottimista è che pur essendo piuttosto scettico nei riguardi dei miracoli, l’imprevedibilità delle persone, la possibilità di sbagliare da parte anche di professionisti molto affermati, anche di fronte all’evidenza, una remota possibilità mi resti ancora, è rarissimo ma è già successo.

Quando si parla della malattia che mi ha colpito, di solito la prima cosa che si sente da parte del malato è:

  • Perché proprio a me?

Per questo, mi viene spontaneo quando si parla del futuro sia per quanto riguarda i rapporti ai quali tengo, che del mio, ripensando a quei pochi casi che si sono inspiegabilmente risolti, mi parte dal cervello, dal cuore e da tutto me stesso un grido:

  • Perché non a me?