venerdì 28 ottobre 2011

OGGI




OGGI



Giro, giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra.



Nella parabola della vita, verso la fine dicono che si ridiventi ragazzini. Ho il sospetto che, se riuscirò ad arrivarci, potrebbe essere molto divertente.



Ancora faccio parte di una misera e improbabile categoria:

· Un omo pe’ esse n’omo ha da puzza’

· Ma che dici…

· Si, si, un omo p’ esse n’omo ha da menà.

· Ma che sei matto….????


Se non si prende sul serio è abbastanza comico. Ci tengo a precisare, però, che io mi lavo e non meno, perché non mi piace, ma anche perché rischierei di essere menato.



Il bello di crescere insieme:



La mattina alzandoci dal letto:

· Haiii!, s’ode a destra uno squillo di tromba.

· Haia!, a sinistra risponde uno squillo.


Abbiamo piantato proprio davanti all’ingresso di casa “MAÑANA” (Un leccio), che è stato accolto da pioggia, vento e nebbia.

· Ma dove mi hanno portato? Penserà dentro di sé.


E’ un giovane virgulto che deve diventare grande e forte, ignaro che, “proditoriamente”, abbiamo deciso di legare la sua vita al nostro futuro.



“La nebbia agl’irti colli piovigginando sale”…… mai una volta che… pepe.



Tempo da lupi… no, da uomini, perché i poveri lupi non ci sono quasi più e, sono certo, che, quei pochi, se ne stanno nascosti nelle loro tane, per evitare gli uomini.



La Roma ieri sera ha preso un altro schiaffone, però l’allenatore dice che la squadra ha giocato bene, a mio avviso gioca male e di conseguenza perde.



Carletto Ancelotti allenatore.



Totti for President.



Leo “sempre pronto”, anche sotto la pioggia, come mi affaccio, mi accoglie con allegria.



Riconoscere l’allegria in un gatto è impossibile….eppure.



giovedì 20 ottobre 2011

EVVIVA E’ FINALMENTE ARRIVATA LA PIOGGIA.



EVVIVA E’ FINALMENTE ARRIVATA LA PIOGGIA.


Oggi piove e ben ci sta! L’abbiamo tanto desiderata, se si deve giudicare dalla televisione, che, dopo essersi fatta tanto pregare, la pioggia è arrivata con i suoi normali e ricorrenti problemi per Roma che trova sistematicamente impreparata.

Ero bambino che la prima pioggia seria dell’anno causava allagamenti nella mia città.

Normale, prevedibile, non una notizia. Eppure vedrete oggi per tutta la giornata i Tg di tutte le reti, sull’argomento, quanto tempo occuperanno, tralasciando quello di Fede che, comunque lo fa tutti i giorni.

Sembriamo diventati come la caricatura degli inglesi che non fanno che parlare del tempo, secondo me, quando non sanno di che altro discutere.

Di argomenti ce ne sarebbero, ma dedicati, almeno alcuni Telegiornali, una decina di minuti a parlare male del governo, qualche minuto alle borse, una decina di minuti alla cronaca nera, che dovrebbe essere beatificata dai giornalisti, perché non fa mai mancare le notizie, qualcosa al gossip, e a qualche processo in corso, per completare il Tg non resta che il meteo, con contorno dei mali di stagione.

Addirittura siamo arrivati su alcune reti a occuparci di quello mondiale, di cui sinceramente, secondo me, se ne potrebbe tranquillamente fare a meno.

L’attualità credo che spunti per servizi che affrontino i veri problemi del paese ne dia continuamente anche al di fuori della politica.

Non ricordo editoriali, articoli, ma neanche talk-show, che riflettano su quello che effettivamente siamo diventati e verso quale cammino siamo diretti.

Si parla o si tenta di parlare di economia ai massimi livelli, dei contrasti politici nazionali e internazionali, secondo me sempre molto superficialmente e di parte.

Molti giornalisti si riempiono la bocca di paroloni, spesso inglesi, di cui, sospetto, non sappiano, almeno sino in fondo e più di quanto si possa sospettare, il vero significato.

Della vita effettiva, concreta, dei desideri, dei reali scopi delle persone che non sono solo di natura economica, che sono pure importanti ma, visto che, oltre a mangiare e a consumare di tutto, abbiamo anche un cervello per pensare e dei principi (quasi tutti) da rispettare e delle mete esistenziali da raggiungere, forse non sarebbe male che se ne parlasse seriamente.

Il problema è che sono pochissimi gli addetti ai lavori che oltre ad averne la voglia, ne abbiano le capacità.

Eppure non sarebbe così difficile se ripenso a uno degli ultimi versi di Andrea Zanzotto, deceduto in questi giorni:

“IN QUESTO PROGRESSO SCORSOIO NON SO SE SONO INGOIATO O INGOIO”


Completo nella sua estrema brevità.


Leo Longanesi sosteneva che: ” Ci salveranno le vecchie zie?”


Per Ennio Flaiano “il “mostro” quotidiano è l’oppressione dei fatti, che in un paese annoiato e insaziabile, produce innumerevoli altri mostri, come giornalisti televisivi beceri e compiaciuti che, non arretrano di fronte ad alcuna bassezza per compiacere il pubblico”.


Non vi pare attualissimo? Eppure è stato scritto negli anni 60.


A mio modesto avviso, l’impoverimento generale della televisione e dei giornali, la mancanza di qualità, fino a che si guarderà più alla percentuale di ascolto che al gradimento non potrà che prosperare.

Per quanto riguarda la carta stampata, pur senza voler generalizzare, fino a che non esisteranno più i veri giornali indipendenti, ma solo quelli sfacciatamente di parte, non credo che ci sarà un segnale di discontinuità rispetto alla situazione attuale.

La vita vera sicuramente non è quella che ci raccontano e questo ognuno di noi lo sa, se solo ci riflette concretamente.

Allora che fare? Spegnere i televisori? Non comprare i giornali? Comprarne diversi tutte le mattine per farsi un’idea più reale, mediando tra le loro, spesso molto contrastanti?

Qualcosa in questo senso si può fare, senza esagerare però, se no, diventa un lavoro che forse non giustifica il risultato.

Credo che sia bene essere informati sui fatti, almeno su quelli che ci permettono di sapere, cercando di prendere le distanze il più possibile dalle opinioni, sforzandosi di elaborarne di proprie.

So che non è facile e che ognuno di noi ha i suoi pensieri e problemi personali, che non è egoistico affrontare per primi, dedicandoci tutti se stessi, ma anche le incognite dell’esistenza finiscono, alla fine per riguardarci anche singolarmente.

A mio avviso è importante, addirittura decisivo che ognuno di noi,almeno verso la fine della sua vita sappia con certezza, ciascuno al proprio livello, se è stato ingoiato o se è un ingoiatore, perché forse è tutta lì la differenza, quella che conta veramente.

mercoledì 19 ottobre 2011

LE PERSONE PER BENE HANNO POCO FUTURO 2°






LE PERSONE PER BENE HANNO POCO FUTURO 2°

Le brave persone in Italia continuano a essere perseguitate, dalla magistratura e soprattutto da certi giornali di parte, che cercano in tutti i modi di influenzare così l’opinione pubblica e magari di vendere anche qualche copia in più.

L’altra sera, stranamente, mi sono messo a guardare in televisione Matrix su canale 5, perché ho visto che c’era ospite Guido Bertolaso che era tanto che non si vedeva più, per sua volontà, a quanto mi risulta.

Dico stranamente, perché è una trasmissione che seguo poco considerandola di scarsa qualità, soprattutto per colpa del Conduttore Alessio Vinci che, secondo me, non è adatto a quel ruolo. Forse è un bravo giornalista ma, a mio modesto avviso, è incapace di condurre e di organizzare un talk giornalistico, in modo che risulti equilibrato.

Non mi entusiasmava neanche Mentana, ma pur essendo più di parte, era di qualità superiore.

In genere non amo quei conduttori che fanno di tutto per sembrare imparziali, risultando, ugualmente di parte, piuttosto chiaramente, almeno per chi sa osservare non passivamente.

Non prendono quasi mai posizioni personali, ma basta vedere chi invitano e lo spazio che danno a ognuno per smascherarli.

Sono importantissime, soprattutto, le interruzioni studiate ad hoc, spesso senza dare la possibilità di riallacciarsi al discorso interrotto.

In questo bisogna riconoscere che il maestro era Santoro, ma dopo poco hanno imparato quasi tutti.

Qualche volta, voglio sperare, non ci sarà premeditazione ma sola incompetenza, che non è un complimento, ma è sempre meglio della faziosità che nasconde il tentativo d’ingannare il telespettatore.

Guido Bertolaso è stato a mio avviso, uno dei servitori dello Stato più importanti che ricordi, almeno nel dopo guerra.

Si è dimostrato il classico funzionario, di grandi qualità, al servizio della collettività, senza chiedere niente per se stesso e avendo sempre il coraggio di metterci la faccia anche nei casi in cui potesse essere pericoloso.

La dimostrazione viene da come ha saputo lasciare tutto e mettersi in disparte andando in pensione, quando avrebbe ancora potuto chiedere qualsiasi incarico e gli sarebbe stato concesso.

Non ricordo altri che abbiano avuto lo stesso comportamento e con gli stessi risultati, in passato.

Nei periodi dei rifiuti di Napoli e ancor più del terremoto dell’Aquila, aveva raggiunto una popolarità senza precedenti e per questo alcuni giornali, televisioni e una parte dei magistrati, hanno sentito il dovere e l’utilità di demolire un personaggio che, altrimenti, poteva diventare troppo pericoloso.

Non è la prima volta e non sarà, purtroppo l’ultima, specialmente quando si tratti di persone vicine al centro-destra, anche se, nel caso specifico, non è neanche così sicuro che Bertolaso, politicamente, sia orientato in quella direzione, giacché ha lavorato anche per il governo Prodi, peraltro con molte più difficoltà, ma non ha mai apertamente manifestato le sue idee partitiche.

La mia personale convinzione, maturata per aver seguito molto approfonditamente il suo comportamento e per essermi documentato, su tutto quanto c’era da leggere, riguardo alle accuse che gli sono state rivolte è che, se non fosse una cosa tragica soprattutto per lui, ci sarebbe addirittura da ridere.

Immaginare che un uomo di quelle qualità anche morali, che non ci ha pensato neanche un secondo a dimettersi sotto il governo Prodi, quando si era reso conto che non gli avrebbero permesso di fare quello che riteneva giusto e necessario, possa farsi corrompere con un massaggio di natura sessuale, per una cifra di cinquantamila euro o per un appartamento in affitto gratuito per alcuni mesi, suscita non solo incredulità, ma anche ilarità, verso chi lo pensa e lo scrive.

Soprattutto quando in tutti e tre i casi non c’è una prova, ma anzi, perfino nelle intercettazioni viene fuori che non c’è stata nessuna prestazione sessuale, che l’appartamento era stato offerto da un cardinale amico, dopo che aveva dormito per un certo periodo, in un convento nel quale fu chiaro che, con i suoi impegni e orari, non era possibile proseguire, per la pace degli altri occupanti.

Sui cinquantamila euro, a parte le spiegazioni più che convincenti, io chiedo a chi legge se secondo loro è possibile che un uomo così che, sicuramente non ha problemi economici, si faccia corrompere per una cifra del genere.

La dimostrazione che non hanno niente in mano per rinviarlo a giudizio è provata da quanto i magistrati hanno allungato il tempo della prima udienza, che fa concretamente sospettare il desiderio piuttosto palese di arrivare alla prescrizione.

La prescrizione lascia sempre un minimo d’incertezza, anche se in un paese democratico la colpevolezza andrebbe sempre dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio, ma sapendo che arrivare a sentenza vorrebbe dire assoluzione sicura, meglio lasciare un dubbio, soprattutto per non apparire, o troppo di parte o incompetenti.

Per questo durante la trasmissione, pur mantenendo sempre l’equilibrio, è apparso infuriato e anche fortemente amareggiato, perché conscio che, dovranno passare anni, perché possa riabilitare il proprio nome.

Tanto che è arrivato ad assicurare che non accetterà la prescrizione e che lui aspetterà comunque la sentenza.

Personalmente, avendo fatto, quasi tutta la vita, un lavoro autonomo, che mi ha costretto ad avere rapporti con una grandissima quantità di gente di tutti i tipi e avendo raggiunto forse “l’età della ragione” e chissà, magari, della maturità e dell’esperienza, mi sento, non avendolo mai fatto prima per nessuna persona, di mettere la mano sul fuoco sull’onestà della persona e sono certo che le sue disavventure giudiziarie derivino da un tranello.

Lo sport tutto italiano di demolire le persone di grande successo e popolarità è già non molto corretto se non ce ne sono le motivazioni concrete, ma, quando a questo, si aggiunge l’interesse politico, diventa quanto di più ignobile possa essere fatto.

In chiusura, ieri si è avuta la notizia che Berlusconi è stato assolto “per non aver commesso il fatto” nel processo Mediatrade che lo vedeva imputato di frode fiscale insieme con altri.

Non sarà proprio processato perché è stato ritenuto totalmente estraneo.

E uno !!!

Sicuramente non sarà, ma se continuasse così anche per gli altri processi, mi chiedo quante persone tra i politici, i magistrati e la gente comune, dovrà fare un atto di costrizione per aver dato per scontato quanto letto sui giornali e visto in televisione, come fossero state già delle sentenze definitive e questo è il vero “processo breve”, non quello proposto tempo fa dal Governo.

Questa è l’Italia che ci ritroviamo e che in particolare una minoranza ci sta lasciando in omaggio, ma contraddicendo le normali buone maniere, qualche volta conviene essere maleducati e respingere al mittente questo tipo di doni.


mercoledì 12 ottobre 2011

LE MOLTE VITE DI UN UOMO






LE MOLTE VITE DI UN UOMO
  • Mica le ho detto che la guarivo!! Disse il dottore. Queste malattie non guariscono.
  • Veramente lei non ha detto proprio niente. In genere, si distingue per l’accuratezza che mette nell’evitare di dare prognosi di qualsiasi genere. Posso capire che il motivo principale sia l’imprevedibilità della malattia, ma mi sembra che un tipo di prudenza così, sia esagerata.
  • Non ci sono due carcinomi che reagiscono allo stesso modo e neanche due pazienti uguali con i quali si possa fare un minimo di statistica.
  • Me ne rendo conto, ma quando le dissi che la cura ormonale non poteva essere considerata tale e che, secondo me, appena l’avessimo sospesa, il cancro sarebbe ricominciato a crescere, che si trattava di un palliativo, perché lei me l’ha negato?
  • Intanto bisognerebbe mettersi d’accordo sui termini e non dimenticare che, sino ad ora, quella cura le ha salvato la vita.
  • A proposito di termini bisognerebbe capirsi su cosa s’intende per vita. Quella che vivo adesso è appena accettabile, ricominciando la cura ormonale oltretutto completa, (pastiglie e iniezioni), sicuramente per me, non è neanche proponibile.
  • Io sono un medico e affronto la malattia nei suoi sviluppi man mano che si manifestano, questo è il mio lavoro e anche il mio dovere. Se lei ritiene di non poter accettare una cura è libero di farlo, la vita è sua, io posso solo chiarire che se non la fa, starà male, sempre più male e in questo caso mi posso sbilanciare con una prognosi infausta entro poco tempo.
  • Insomma di miracoli neanche se ne può parlare? Magari smetto tutte le cure, non solo quelle del cancro e di colpo mi passa tutto.
  • Io non ci conterei, se fossi in lei.
  • Ok, proviamo anche questa, almeno per un po’ e vediamo che succede. Alla prossima, dottore e grazie.
  • Arrivederla.

Questa è la mia attuale situazione, ma senza abbattersi perché chissà quanti altri stanno anche peggio di così.

La descrizione del colloquio con il medico oncologo e ce ne sarebbero stati anche altri più o meno dello stesso tenore con variazioni dovute solo al carattere delle persone, non ha certamente lo scopo di intristire un eventuale lettore né di cercare conforto o addirittura compassione.

La cosa non m’interessa e non ne sento il bisogno.

A mio avviso, l’argomento da discutere è fino a che punto sia giusto prolungare le cure, se queste, pur allungandoti la vita, te la rendono insopportabile.

Naturalmente si tratta di un ragionamento talmente soggettivo che è quasi impossibile parlarne in generale, anche se, sene è già discusso anche troppo, in televisione e sugli organi di stampa.

In queste discussioni, spesso non si tiene conto che con il passare del tempo si può anche cambiare idea e accettare cose che sino a quel momento ritenevi neanche proponibili.

Perciò incomincerò a chiarire cosa per me sia insopportabile, almeno in questo momento.

Per comprendere meglio bisogna che spieghi che sino a quattro anni fa ero in perfetta efficienza, totalmente indipendente, lavoravo almeno dodici ore il giorno, fisicamente mi sentivo e, soprattutto, ero efficientissimo in tutti i campi.


Ora devo calcolare qualsiasi mossa faccio, e se con la volontà ne compio di più, mi sento talmente stremato, che crollo in un sonno simile a un coma e devo stare almeno un giorno a casa a riposo.

Ho problemi di deambulazione, anche se posso camminare per piccoli tratti ma sempre con una grande attenzione a non cadere perché, per me, perdere l’equilibrio è diventata la normalità.

La sensazione di debolezza generale, un’astenia grave che mi accompagna tutto il giorno e tutti i giorni, è cosa pesante da sopportare per chi era autonomo come me e soprattutto si sentiva forte e invincibile.

Mi sono privato consapevolmente dei piaceri del sesso, che forse per qualche mio coetaneo non sarà una cosa tanto grave, ma per me che ne godevo abbondantemente, prima di ammalarmi, è una mancanza dolorosa.

Tanto più traumatica perché non ha avuto la buona cortesia di privarmi, nello stesso tempo, anche del desiderio, che rimane, ma non può essere soddisfatto.

Qualsiasi movimento anche il più naturale come ad esempio: entrare e uscire dalla macchina, fare la doccia, infilarmi le scarpe e le calze, vestirmi e spogliarmi, richiedono ora uno sforzo notevole e spesso anche un aiuto.

Trascurerei il discorso dolori perché per quelli dovrei aprire un argomento a parte, posso solo dire che sono tanti e non mi lasciano mai, neanche la notte.

Non sono in grado di portare alcun peso, pena qualche incidente, come quando su un treno sono andato a tirare giù una valigia dal contenitore in alto e non avendo potuto tenerla, per poco non l’ho fatta finire in testa a una passeggera.

La prima volta che mi è successo vi assicuro che sarei sprofondato, mi sarei nascosto per la vergogna e la conseguenza è che adesso quando c’è da portare pesi lo fa mia moglie e sembriamo il gentiluomo con la schiava dietro.

So benissimo che non c’è da vergognarsi di una cosa del genere, che non è colpa mia se sono malato, ma la cosa mi disturba moltissimo ugualmente.

Per ora, a parte qualche piccola mancanza di memoria, ancora il cervello funziona, o non starei qui a parlarne, ma avrei già preso qualche provvedimento.

Tanto per chiarire, come provvedimento non prevedo né penso che considererò mai il suicidio che oltre a non piacermi, trovo poco……”coraggioso” e per niente dignitoso, ma ci sono molti modi per accelerare il decorso di una malattia e lasciare che il destino percorra la sua strada, così vedrò, anche se i medici avevano veramente ragione.

Descritti i più importanti, per me, lati negativi, ce ne sono altrettanti che giustificano il continuare a lottare e l’accettare anche le privazioni.

Anche in queste condizioni si riescono ad avere interessi molto soddisfacenti e, penso, anche in condizioni peggiori.

Se si ha poi la fortuna di non vivere soli, le persone che ti amano non sono solo un conforto, sono anche una responsabilità e quando sono giuste, un piacere che allevia di molto la situazione.

Con mia moglie non abbiamo mai scherzato come da quando sto male, un po’ perché abbiamo più tempo ma anche perché ci viene spontaneo, almeno per me è così.

Insomma la situazione non è così disperata come si potrebbe pensare nei riguardi di una persona che ha un brutto cancro curato in tutti i modi, ma ugualmente metastatizzato.

Due sono le cose o le medicine che prendo mi stanno facendo rincoglionire, oppure mi succede una cosa insospettabile: non ricordo in tutta la mia vita di aver avuto un periodo di allegria e serenità così lungo, come da quando sto male.

Neanche lo so spiegare razionalmente, salvo, ma ne dubito fortemente, che sia una reazione inconscia per esorcizzare e combattere la malattia.

Forse è il cambiamento di vita, l’eliminazione dei continui contrasti e soprattutto delusioni sul lavoro, l’avere più tempo da dedicare a me e alla mia famiglia che per quaranta anni è stato minimo.

Le delusioni sul lavoro non riguardavano la parte economica ma quella morale e interpersonale e spesso erano veramente dure da digerire.

Ora ho il cancro, ma quelle non ce l’ho più, se non piccoli strascichi che ancora non si sono conclusi definitivamente.

Non saprei dire in tutta sincerità quale dei due sia peggiore. Sembra assurdo ma io la penso esattamente così.

Dare meno importanza a cose che in precedenza seguivo appassionatamente, come lo sport e la politica. Se si tratta di un bene o un male, non mi è ancora chiaro, so che cosi, per ora, mi sento più sereno.

Avere notevolmente aumentato la mia capacità di sopportazione per le cose importanti che però mi disturbano, tipo difficoltà caratteriali o di comportamento di chi mi sta vicino, ma nello steso tempo diminuito la voglia di accettare quelle futili, come certi momenti televisivi o giornalistici o certi comportamenti di figure pubbliche, che prima bene o male accettavo come un male inevitabile.

Ora preferisco rischiare la disinformazione, ammesso che sia possibile, che sopportare certe pubblicità, certe trasmissioni o certi talk show.

La qualità è a mio modesto avviso, scaduta a livelli inaccettabili, almeno, così sembra a me.

Penso che trovare qualcuno in buona fede che dice veramente quello che pensa e non quello che i telespettatori si aspettano da lui, per il quale, di solito, è stato chiamato a partecipare, dopo la morte del presidente Cossiga e di Funari, con le dovute notevoli differenze di qualità tra i due, sia cosa più unica che rara.

Detto questo, non voglio certo sostenere che beccandosi una bella malattia grave e raggiungendo la pace dei sensi in più di una percezione, si stia meglio.

Stavo benissimo anche prima, ero solo molto diverso, un adrenalinico che dormiva massimo cinque ore a notte, fumava almeno ottanta sigarette il giorno e non stava fermo un minuto, anche perché riteneva che il tempo non utilizzato, compreso quello del sonno, fosse perso.

Una fame di vita inesauribile, sempre però accompagnata dalla capacità di ironizzare e auto ironizzare che forse è l’unica cosa che ancora accomuna due persone così diverse, anche se non posso negare di essere sempre io.

Credo di aver vissuto più di una vita, in un tempo relativamente breve per i cambiamenti che ho voluto e anche subito di cui, quest’ultimo, è solo una piccola parte e non mi dispiace e, se devo credere alla sua affermazione, neanche a mia moglie, che ha avuto la sensazione, dice lei, di essersi sposata una sola volta ma con uomini molto diversi tra loro, pur mantenendo per quanto possibile lo stesso aspetto fisico.






Le molte vite di un uomo sono un gran dono, di Dio, per chi ci crede, ma io, pur credendoci, ritengo di essermelo fatto da solo questo gran regalo e compiango e mi dispiaccio per i molti anche in gamba che, magari non si sono presi il cancro, ma che, spesso, per colpe non loro, hanno vissuto una vita, forse anche lunga, ma sempre uguale e inconsapevolmente disperata nella sua involontaria monotonia.

Forse avrò il tempo per cambiare ancora alcune volte, chissà? Sempre in meglio naturalmente.

lunedì 10 ottobre 2011

SCIABOLETTA






SCIABOLETTA

SCIABOLETTA?... SCIABOLETTA?

SI, SONO QUI. SCIABOLETTA E’ ANCORA QUI.

A nessuno verrebbe più l’idea di chiamarmi così, dopo tanti anni e l’attuale aspetto fisico, ma ho resistito è sono rimasto, magari un po’ acciaccato ma, con una presenza che rimane sempre ingombrante e non marginale.

Sono arrivato a sessantasei anni e se penso che da ragazzo, chissà perché, avevo la strana convinzione, che si è prolungata per diversi anni, che sarei morto giovane e in contrapposizione, dai quarant’anni in poi, l’idea di essere indistruttibile e che non potesse succedermi niente,(a dimostrazione che, in certi momenti, tutti possono essere soggetti al momento del cretino), tutto sommato, comunque finisca, un piccolo traguardo l’ho raggiunto.

Ammesso che il valore della vita di un uomo possa misurarsi nella quantità degli anni vissuti.

Se considero la media di aspettativa di vita degli italiani, dovrei pensare di avere ancora tempo davanti, se invece valuto il mio stato di salute, penso che dovrò accontentarmi e accettare quello che accadrà.

Purtroppo, in genere il cancro non perdona e, o lo sconfiggi totalmente, cosa che riesce a pochi, o ti cambia la vita, anche se hai la fortuna di resistere rallentandone il decorso; con me ancora non c’è riuscito.

Oggi è il mio compleanno e non ci voglio pensare, anche perché,visto che non do tanta importanza a quello stronzo neanche gli altri giorni, proprio oggi ne devo parlare?

Preferisco pensare a Sciaboletta, un ragazzino un po’ timido e molto introverso. Non particolarmente ricettivo, di lenta maturazione, pieno di domande e di argomentazioni ma senza un preciso progetto per il futuro, con in testa soprattutto le ragazze che non osservava solo, le annusava, tipo cane da tartufo, pur non sapendo bene cosa farci una volta riuscito a entrarci in contatto.

La sua crescita nella consapevolezza è stata lenta anche se poi una volta diventato Stefano e, continuando a maturare, ha cominciato a non porsi limiti e a sforzarsi di capire, senza fermarsi, convincendosi che non bisogna smettere mai di farsi domande e di mettere in pratica su di se le risposte conquistate.

La perfezione non è umana e per me che sono felicemente e perennemente accompagnato dai dubbi, se esistesse mi spaventerebbe non poco, ma dei continui miglioramenti si possono ottenere se lo si vuole veramente, io ho continuato a tentare tutta la vita,con alterna fortuna e non mi posso lamentare.

Fisicamente, se penso a come stavo 4 anni fa, rispetto a oggi, dovrei deprimermi e magari abbandonarmi al mio destino.

Non credo che lo farò mai.

Ieri mia madre mi ha rimproverato perché quando ho un po’ di energie ricomincio a muovermi e a camminare come prima della malattia, pagandolo dopo poco con una debolezza, un’astenia che non ha niente di naturale.

Lei non capisce che fino a che avrò un minimo di energie, continuerò a farlo, sperando di non smettere mai, anche se mi dicessero che questo comportamento peggiora lo stato generale.

Non posso comportarmi come un invalido perché realmente mi sento solo un malato provvisorio che prima o poi ricomincerà a fare le cose che faceva prima; non gliela voglio dare vinta e se mi vuole dovrà combattere.

Quel ragazzino, magrissimo ( da ciò il soprannome Sciaboletta), pieno di boccoli biondi, è molto diverso da come sono adesso, ma non posso negare di essere sempre io.

E’ diventato come un vecchio piccolo, tanto caro amico, un parente strettissimo al quale bisognerebbe, pur essendo intelligente, insegnare quasi tutto, ma che nello stesso tempo rimane la parte più vera, incontaminata, ingenua e serena di me stesso.



REGALO DA LEI

Da un po’ percorre strade che non conosce,

si orienta annusando l’aria come un randagio,

simula certezza della meta.

E’ cauto come un gatto, perseverante e

tenace come una paranoia.

Beve se tu hai sete, mangia dalle tue mani,

s’addormenta perché ti sogna.

Racimola come un ladro quel che capita:

una giornata al mare, un abbraccio, una lettera,

lo stupore di esserci insieme

ancora una volta rubato all’eternità.

E’ ancora giovane questo sfrontato,

indomito, imperfetto vecchio amore.

R.