L’ONORE NELLA LOTTA
Mi sento “niente bene”…….
Avrò preso qualche strana malattia estiva o più realisticamente si tratta del cancro che molti pensavano, ma non io, che si fosse opportunamente fatto da parte, indignato dalla cattiva accoglienza che gli avevamo riservato.
Invece non solo è riemerso da una specie di letargo, se così può essere chiamato, ma, visti i risultati delle prime analisi, pare abbia l’intenzione di tornare sui valori dell’inizio, prima della chirurgia e prima dell’apocalisse.
Sembra come se fosse in gara con se stesso per stabilire un predominio su di me e chiarire che qualsiasi cosa verrà fatta contro di lui non sarà sufficiente a togliergli il potere che ormai ha acquisito e che non intende mollare per nessuna ragione.
Certo che ha veramente un brutto carattere, quasi come il mio….
Ragionando razionalmente e basandomi sui dati di fatto, purtroppo potrebbe avere ragione, considerando che ormai non credo più alle cose dette dai medici, compresi gli specialisti.
Seguo per ora le cure che mi prescrivono, solo perché sono convinto che senza, la situazione potrebbe precipitare, non perché penso che siano in grado di guarirmi.
Per la verità non l’ho mai pensato, sin dall’inizio.
Ormai devo ragionare solo sulla base del tempo, di quanto me ne rimane, prima di tutto in una condizione fisica accettabile e poi in assoluto.
Certo questo, cambia un po’ l’approccio alla vita, al quotidiano, anche il rapporto con gli altri non può essere più lo stesso.
Faccio una grande fatica a mantenere “relazioni cordiali” anche con me stesso, ma su questo non credo che l’avrà vinta fosse anche durissima, questa è una battaglia che non intendo perdere.
Lui è solo un intruso, magari mi ucciderà, ma io sono certo che resterò sempre me stesso in qualsiasi circostanza.
Non penso di cedere in nessun senso, se mi vuole dovrà lottare e vedrò di rendergli la vita il più difficile possibile.
Il deperimento fisico improvviso e inesorabilmente progressivo che mi ha colpito negli ultimi quasi quattro anni, contrasta molto con quello che era il mio modo di intendere la vita sino a quel momento e con il mio carattere e visto che non siamo solo mente e che il corpo riveste pur sempre una parte importante del nostro essere, la malattia mi crea e mi ha creato seri problemi e non solo lei.
Molti dolori, debolezze, disturbi vari, provengono quasi certamente anche dalle medicine che prendo, che, con sicurezza, mi hanno privato di tutta la forza fisica che avevo, lasciandomi in compenso una serie di dolori che non mi lasciano mai ma che devo dire non mi permettono di annoiarmi essendo compresi di variazioni sul tema.
La mattina quando mi alzo (ma anche la notte) ormai con mia moglie battezziamo il dolore nuovo che caratterizzerà la giornata in aggiunta ai soliti, quasi un gioco un po’ macabro, di cui naturalmente farei volentieri a meno, come dello scambio tra forza fisica e dolori.
Ripensando a come mi sentivo prima, certo la mia vita non è più quella. Pensavo, molto incoscientemente, di essere indistruttibile e che avrei potuto affrontare qualsiasi cosa anche di natura fisica.
Dovere, giorno, dopo giorno, rinunciare a qualche cosa, camminare, sollevare pesi, alcuni piegamenti ( non sono più in grado di allacciarmi le scarpe o a farmi la doccia come prima) è sicuramente spiacevole ma, dentro di me, la rinuncia non è definitiva e non voglio che lo sia.
Lo dicono tutti e non lo scopro io, si tratta di una malattia maledetta, inesorabile, spietata, ma malgrado tutto, mi rimane il vantaggio che, dopo tutto quello che ho sentito dai medici e che ho letto su internet, ormai credo di conoscerla molto bene, mentre lei non conosce affatto me.
Non le sarà così facile vedermi cedere, magari morire, ma mai soccombere.
Tumore, cancro, una brutta malattia, comunque la si voglia chiamare o non chiamare, infatti, normalmente la gente preferisce non nominarla, e, pur comprendendo il perché, non lo condivido, in quanto non è la sola che sia mortale o così grave e perché solo lei non si nomina?
Personalmente preferisco affrontare sempre la realtà così come si presenta, per brutta che sia, chiamandola con il proprio nome.
Nominandola sento di avere qualcosa di concreto da combattere, di preciso e circoscritto anche se si tratta di un qualcosa di infido che può mutare e perciò cambiarti le carte in tavola quando tu eri ormai preparato ad affrontare una cosa te ne potresti trovare di fronte un’altra, come mi è anche già successo.
Ma anche tra le persone ne conosco di simili che in qualche modo ho dovuto sopportare e combattere, non sempre vincendo, ma uscendone comunque sempre con dignità e perciò non mi sorprendo più di niente.
Confido che anche questa volta in qualche modo ci riuscirò, pur sapendo che in assoluto questa è una guerra che non potrò vincere ma che posso combattere bene e forse potrebbe anche bastarmi.
Se c’è una cosa della quale vado piuttosto orgoglioso è il poter affermare che in tutta la mia vita quando mi sono trovato di fronte a un problema serio o una persona, li ho sempre affrontati, sia pure con alterne fortune, ma senza mai tirarmi indietro e spero che questa che sarà, quasi certamente, la mia ultima guerra, riuscirò a sostenerla sino in fondo.
Non è vero che si devono combattere solo le battaglie che si possono vincere, secondo me vanno combattute quelle che lo meritano, qualunque sia il probabile risultato finale.
So che mi aspetta un periodo molto duro nel quale anche le mie più profonde convinzioni potrebbero essere messe a dura prova e che in qualsiasi momento potrei cambiare idea e pensare quanto in fondo potrebbe essere inutile qualsiasi resistenza, ma confido di essere capace di superare questi momenti, che ci saranno sicuramente.
Cedere non sarebbe giusto, per me, per chi mi ama, e perché soccombere a questa stronza, maledetta e vigliacca malattia, che oltretutto è anche squallida, una degenerazione della materia, sarebbe come farsi inglobare in un Blob, senza forma e senza testa e arrivati alla fine, il più lontano possibile, se c’è una cosa alla quale non si dovrebbe mai rinunciare, è il mantenimento della dignità sempre e comunque.
Finire sì, ma con classe.