sabato 16 luglio 2011

L’IMPEGNO E LA LEGGEREZZA






L’IMPEGNO E LA LEGGEREZZA
 
Mi piacerebbe essere come  Giovannino         Guareschi e non come Carlo Emilio Gadda.
Preferirei essere come Giovanni Mosca e non come Italo Calvino, anche se so che i secondi sono stati tra i più grandi scrittori italiani del novecento, se non i più grandi in assoluto.
Sarebbe molto bello essere tenero e nello stesso tempo divertente, anche se so che non sarà molto facile.
Ricordo una frase in un vecchio film con James Stewart, “Harvey”, che diceva pressappoco: “Mia madre sosteneva che nella vita bisogna essere o molto intelligenti o molto amabili, io avrei preferito l’intelligenza, ma sono diventato amabile”.
Il grande attore lo affermava con uno sguardo di quiete e l’espressione felice di chi non può essere più turbato da nessun avvenimento, per brutto che possa essere e credo che nessun altro artista, in quell’occasione, sarebbe potuto essere tanto credibile e non ridicolo, come lui,
al punto che  mi è rimasto impresso e che lo ricordo come oggi dopo una cinquantina d’anni.
Per tutta la vita mi sono fatto affascinare dall’intelligenza e, senza falsa modestia, non ho perso occasione per dimostrare di possederne in abbondanza e di saperla usare.
E’ una bella cosa, ma più passa il tempo, più m’invecchio, più aumentano i problemi e più mi rendo conto che, anche essendo molto importante, non è tutto, anzi spesso non è la parte decisiva della propria esistenza, quella che più contribuisce alla propria serenità e a quella delle persone care che ti siano vicine.
La mia personalissima opinione è che Guareschi o Mosca, almeno a giudicare dai loro scritti, avessero qualcosa che mancava agli altri due, la capacità di farsi capire e di divertire chiunque, di qualsiasi livello culturale fosse, soprattutto se si considera che, a mio avviso, è tutto da dimostrare che sul piano del capire in assoluto, fossero inferiori.
Per la verità su Calvino sarebbe giusto precisare che, per quanto riguarda il suo famoso trittico, non può essere usato quest’argomento, al contrario del resto della sua produzione, giacché i tre libri sono palesemente destinati a tutti e addirittura quando uscirono, furono considerati, molto superficialmente, letteratura per ragazzi, ma questo non cambia la sostanza di quello che cerco di esprimere.
Mi rendo conto che per gente più colta e più esperta di letteratura di me, quello che ho sostenuto sino ad ora costituirà un’eresia, addirittura una bestemmia, una blasfemia, considerando che i due autori tanto da me amati, sono normalmente considerati minori.
Non credo che lo siano, ma anche se lo fossero, si dovrà riconoscere loro il merito di aver allietato le ore di molta gente, che è, senza alcun dubbio, un grande titolo di merito.
Chi è che decide in assoluto sulla qualità? Che cosa è qualità?
Chi decide su quelli che decidono? Tanto per ripetere una frase abbondantemente inflazionata.
E’ più intelligente o utile De Sica o Visconti, Baricco o Benigni?
Siamo così sicuri che un’opinione di Ernesto Galli Della Loggia valga più di quella della prima persona che passa, a patto che questa sia bene informata?
E’ più importante o ha più valore quello che fa Moretti o Arbore?
Non so rispondere a questi quesiti o forse sì, ma se esprimessi il mio parere si tratterebbe di un’opinione personale che, oltretutto si è andata modificando nel tempo, perché con gli anni ho iniziato a dare importanza a cose sempre diverse.
Personale, come quella di un qualsiasi critico con tanto di attestati di competenza e di esperienza.
Il mio scopo non è di fare classifiche, anche perché sono convinto che servano a niente.
Vorrei solo ribadire che, più il mio tempo trascorre e posso assicurare che sta volando, più mi convinco che l’unica cosa che veramente conti nella vita è la capacità di diffondere delicatezza e allegria dopo averla raggiunta e digerita nel proprio intimo.  


  


domenica 10 luglio 2011

LE DONNE







 LE DONNE
Gli uomini sono noiosi, le donne sono molto più simpatiche, sento il bisogno di abbandonarmi alla più bieca generalizzazione possibile, cosa che, solitamente, non faccio.
I maschi parlano sempre delle stesse cose, calcio, politica, lavoro e donne.
Le femmine sono più varie specie se dialogano anche con l’altro sesso, perché tra di loro hanno altri argomenti, ma il sistema è simile a quello dei maschi.
Da notare che gli uomini parlano, discutono, litigano, le donne di solito… dialogano.
Sono assolutamente prive di logica razionale ed è forse la loro più grande qualità, che le rende piacevoli, interessanti e spesso affascinanti, parlano anche di cose delle quali a noi uomini importa quasi nulla ed è proprio questo che ci attrae di più.
Insomma sono diverse e buffe anche quando non lo sono, ma ci appaiono così ed è la loro attrattiva almeno ai nostri occhi.

 










Sono spesso molto istintive e cognitive in modo naturale e non premeditato.
Vi sarà capitato che vostra madre, vostra moglie o vostra sorella, vi abbia detto: “Sta attento a quella persona, non mi piace”.
Non hanno un vero motivo per dire una cosa del genere, ma, di solito, hanno ragione.
Possono parlare di qualsiasi argomento anche il più serio, ma all’interno del discorso, uno spazio per la femminilità, specie se l’interlocutore è un maschio, c’è sempre e il velato tentativo di affascinare, magari inconsapevolmente e senza uno scopo concreto, non manca mai.

E poi, cosa vi devo dire?…. le donne sono decisamente più carine.
A parte gli scherzi, in genere sono veramente più simpatiche, secondo me.
Naturalmente non tutte sono come le ho descritte, quella è anche un po’ una bonaria caricatura senza voler offendere o sopravvalutare.
Tra le donne, come tra gli uomini, ci sono, com’è ovvio, persone intelligenti e meno, simpatiche e no, brillanti e noiose.
Insomma siamo tutte persone con qualità e difetti e in questo il genere non c’entra affatto.

Mi dispiace molto quando alcune donne, seguite anche da qualche uomo, non so quanto convinto o per seguire la moda, cercano di dimostrare che non solo hanno diritto alla parità in tutto e questo è sacrosanto, ma che addirittura le donne sono superiori all’uomo.
Secondo me è una battaglia inutile che, oltretutto, non potrà vincere nessuno.
Resta il fatto che, anche vedendola in modo distaccato, valutando il prossimo razionalmente e concretamente, magari senza un reale motivo, forse ragionando come una femmina, per me le donne rimangono oltre che più carine, notevolmente più piacevoli e stuzzicanti.


sabato 9 luglio 2011

IRONIA E MALINCONIA


 IRONIA E MALINCONIA
Ieri ho trascorso la giornata cercando di risolvere le questioni burocratiche relative alla vendita della casa materna di Tenerife.
In fatto di burocrazia la Spagna non è da meno di noi e se non fossi stato aiutato probabilmente i tempi non sarebbero stati così brevi, anche se non ho ancora finito.
La giornata è trascorsa faticosamente proprio da un punto di vista fisico almeno per me, giacché, questo non è uno dei miei momenti di maggior efficienza e un po’ malinconicamente per mia madre considerando che per lei finisce un lungo periodo della sua vita, che in mezzo a tanti problemi le ha dato un po’ di serenità e numerosi legami affettivi.
Alla sua età (quasi 88), chiudere un capitolo importante della propria vita credo che sia un po’ come iniziare a prepararsi al distacco.
Per questo ho cercato di rallegrare il finale della giornata tentando di condirlo con battute allegre e, per chiudere, aprendo il computer e scaricando una serie di canzoni della sua epoca o comunque vecchie che pensavo a lei potessero piacere.
Abbiamo risentito cantare Anna Magnani, canzoni romanesche di vari interpreti, qualcuna condita da alcune scenette di Proietti, persino di Monica Vitti, di Manfredi, una breve chicca di Totò e della Magnani, insomma almeno un paio d’ore di ascolto che, malgrado, lei non sia particolarmente espansiva e dimostri poco i suoi sentimenti, mi sembra che abbia abbondantemente gradito.
Malinconia e allegria insieme, nostalgia e piacere, che hanno riempito una strana giornata, piuttosto anomala rispetto alla routine di tutti noi, e che si è conclusa, quando mia madre era già a letto, con l’ascolto di quasi l’intera opera di Stefano Rosso, artista quasi completamente dimenticato, anche da noi, la cui  riscoperta si è rivelata decisamente piacevole, appagante e una ulteriore conferma di come è strana la vita, di come certe carriere e certe opinioni, in particolare per gli artisti siano spesso incomprensibili e ingiustificate, nel bene e nel male.
Stefano Rosso, arrivò alla popolarità con una canzone che parlava di spinelli e, malgrado avesse notevoli qualità da autore innovativo, acuto e ironico, quella citazione gli rimase, ingiustamente, attaccata per tutta la carriera, qualificandolo ingiustamente in un certo mondo.
Si dice che ebbe una vita piuttosto travagliata, colorita addirittura con una fuga nella Legione Straniera per due anni, ma, a parte quel periodo, ha continuato a comporre cose originali e intelligenti e malgrado sia vissuto poco, dato che è morto prima dei sessant’anni, ha lasciato una produzione abbastanza completa sia per qualità, sia, relativamente, per quantità.
Questo mi spinge a una riflessione e a una costatazione parzialmente amara.
Quanto è difficile lasciare un segno del proprio passaggio terreno, per tutti anche per chi meriterebbe di essere ricordato.
Si è destinati tutti all’oblio, anche i grandi uomini, figuriamoci le persone normali.
Nella migliore delle ipotesi sei ricordato per un po’, ma poi anche chi ti ha amato o stimato molto, dimentica, probabilmente, di solito, giustamente.
Perciò, tra uno scherzo, una sofferenza, un amore che forse è infinito, una soddisfazione e un’amara delusione, l’importante è il realistico convincimento, anche se è difficile da ammettere, che almeno da un punto di vista terreno la vita si riduce a quello che puoi dare o ricevere da vivo e non c’è altro e acquisire veramente  questo, può dare un notevole stimolo a esprimere il meglio di sé.
Dimostriamo cosa siamo finché siamo in tempo, perché dopo potrebbe essere tardi, salvo rarissimi casi, “a futura memoria”…è la più grande illusione.



venerdì 1 luglio 2011

SONO STATO STESO DA UNA BELLA RAGAZZA


 SONO STATO STESO DA UNA BELLA RAGAZZA
Con oltre quarant’anni di guida a Roma e in quasi tutta Italia, sono andato a farmi “arrotare” in un’isola delle Canarie da una ragazzina con la macchina più piccola che esista, la Smart.
Per mia fortuna mi ha preso parzialmente perché ero sul ciglio della strada e non avevo ancora iniziato ad attraversare, ma ugualmente mi ha fatto dei danni che avrei evitato volentieri, soprattutto mi ha rovinato gli ultimi giorni di vacanza.
Come raccontano tutti coloro ai quali è accaduto qualche tipo di trauma, in genere si ricorda tutto meno il fatto specifico, proprio il momento preciso dell’impatto.
Infatti, non rammento proprio l’attimo in cui sono stato colpito.
Probabilmente istintivamente si rimuove, perché non si vuole ricordare o perché essendo un fatto improvviso e inaspettato non si riesce a razionalizzare.
Comunque sia, non credo che abbia poi grande importanza sapere con esattezza l’accaduto e poi forse dipende anche dal fatto che ero girato e non ho visto arrivare la macchina.
Chi ricordo bene, è una giovane quasi piangente e un’ambulanza che mi ha caricato e che, pur dovendo fare un percorso abbastanza breve, con i suoi sballottamenti credo mi abbia fatto più male dell’investimento in sé.
Negli ultimi quattro anni sono finito tre volte al Pronto Soccorso, negli anni precedenti mai, se continua così dovrò fare un abbonamento magari per i posti di prima fila. 
Posso, in ogni caso, certificare che quello di Tenerife non è meglio di quello del Policlinico di Roma quanto ad efficienza e professionalità, nonostante la pessima fama di cui gode il Nosocomio romano.
Di tutta questa storia, però, c’è solo una cosa che mi colpisce e per la quale sento il bisogno di scrivere.
Sino a pochi anni fa e vi assicuro che non esagero in vanteria, le ragazze di quell’età quando mi prendevano di mira non era mai per usarmi come un birillo da bowling e questa è una costatazione per niente piacevole.
Questo è un fatto inconfutabile che è accaduto di colpo, senza darmi un preavviso, come una scadenza inaspettata e indesiderata, molto spiacevole.
Sono diventato vecchio?
Ho paura di sì.
Non lo avrei mai creduto che sarebbe capitato anche a me.
Non così presto, almeno.
Dopo l’incidente, aspettando l’ambulanza, mi avevano messo seduto su una sedia e sentivo i commenti della gente fatti a voce alta, come se io non ci fossi, anche se io ero lì, un po’ intontito ma perfettamente vigile.
“Non stava sulle strisce, chissà dove aveva la testa!”
Insomma sotto, sotto, considerandomi un po’ rincoglionito, dimenticando però che non credo che esista nel Codice stradale spagnolo, una norma che dica che una persona fuori dalle strisce deve essere investita.
Eppure la ragazza al volante era giovanissima.
In questo momento, sono tutto ammaccato, indosso una fascia elastica sul torace per via di una costola presumibilmente incrinata e che fa un male cane, un tutore al polso per tenerlo bloccato, ho un occhio pesto, che sarebbe stato meritevole di alcuni round con il campione italiano di pugilato, un braccio gonfio che ha raggiunto le dimensioni di una coscia, varie ferite a una gamba e un ematoma all’altra mano che m’impedisce alcuni movimenti.
Insomma, “Ecce Homo”.
Non mi deprimo però, anche se pare che la gente mi consideri un vecchio, che alle ragazze non interessi più, che per qualcuno anche il cervello non sia più quello di una volta.
Nego tutto questo, un po’ perché sono convinto di avere ancora realmente molte chance, un po’ perché forse inizio a essere veramente rincoglionito e non rendendomi conto della realtà tendo a respingerla.
Qualunque sia il vero motivo, al contrario di un grande uomo che asseriva di avere un “Grande futuro dietro le spalle”, io sono convinto che, non appena sarò riuscito a rimettere insieme i miei pezzi, mi aspetta ancora un grande avvenire pieno di soddisfazioni, alla faccia di chi guida senza guardare bene la strada.