sabato 25 giugno 2011

INQUIETUDINI IN UNA STRANA GIORNATA AL MARE


 INQUIETUDINI IN UNA STRANA GIORNATA AL MARE
  • Non lo vedi che il cielo qui non è azzurro……è “celestino”, dice Stefano, mentre in macchina stiamo andando alla Teresitas. 
  • Bello ieri, allora, con il vento che stracciava le vesti e faceva volare persino le parole. 
  • Non sto dicendo questo, costato la diversa intensità dell’azzurro rispetto al nostro, il posto comincio ad amarlo ma rimpiango i nostri bei cieli di colori intensi.
Oggi però, è una giornata perfetta per quanto riguarda il tempo e il nostro stato d’animo, siamo stranamente quieti e sereni come tutto intorno, dopo la tempesta di vento di ieri.
Perché qui, anche il vento è diverso, sembra voler sradicare gli alberi dal suolo. 
L’oceano sembra un enorme animale vorace e rumoroso che voglia uscire dai suoi confini. 
Le chiome delle alte palme sembrano piumini di struzzo in mano a casalinghe impazzite, decise a togliere ragnatele a un cielo senza nuvole.
Oggi invece tutto è simultaneamente calmo.
Guardo l’uomo al mio fianco, anche lui con la sua tempesta non ancora vinta, e lo trovo ancora “bello”, attraente, persino la malattia non è stata troppo invadente.
Compiaciuta, colgo ancora nel suo profilo, la sicurezza del volere, la caparbietà del combattente e questo mi eccita ancora… non solo spiritualmente.
Las Teresitas è quieta, ci accoglie non bizzosa e lunatica come il solito, come, a volte, certe donne capricciose.
E’ strano come a noi due, che abbiamo sempre amato gli scogli, piaccia questo posto; ne parliamo come fosse una persona amica, con la quale ti puoi prendere certe confidenze.
Stranamente, oggi, c’è poca gente, anche sul bagnasciuga, dove, solitamente, si svolgono involontarie gare di podisti seminudi della più svariata umanità, che è uno spettacolo anche quello, per chi sta a guardare sdraiato.
Oggi siamo quasi soli ma noto dei bambini di circa dieci, dodici anni che si rotolano sulla sabbia sino al mare e ridono felici, così “impanati” e liberi dalle raccomandazioni materne.
Nel guardarli, ho subito un flash di Luca che si rotola dalla cima della collina di Filacciano giù sino al fosso, libero e felice che mi grida: “Dai, zia anche tu, anche tu!” ma io avevo già la prudenza stupida e immotivata degli adulti e lo guardavo con un po’ d’invidia e d’apprensione.
Mi causa nello stesso tempo, allegria e malinconia e la costatazione che anche rinsavendo, con lui non potrò più farlo.
Più vicino a noi sono due ragazze down con i loro genitori. Una sta silenziosa e mite sotto il sole, l’altra riescono a farla entrare in acqua e grida in un modo che non si capisce se è per gioia o per paura.
Che strana atmosfera oggi, penso, quando a un certo punto vedo trascinare faticosamente verso il mare da due uomini robusti e attenti, un ragazzo grande, lungo con lo sguardo completamente assente e il corpo abbandonato, senza nessun controllo, un lungo stelo reciso.
Lo sostengono amorevolmente sotto le ascelle e con le punte dei piedi inermi traccia una scia sulla sabbia sino al mare. Un animale marino ridonato al mare, che si spera riprenda a respirare nell’acqua.
Seguo con gli occhi, osservo e spero che sia così. M’immergo anch’io, ma il piacere dei gesti, i colori, la trasparenza, la frescura hanno un confine, una sottile linea che separa, che distoglie.
I familiari però sperano di aver dato qualche minuto di refrigerio al loro ragazzo. Con che affetto e dedizione lo accudiscono, lo portano a peso morto sotto la doccia, lo lavano, lo asciugano, lo cambiano come fosse un bambino.
Sono gesti curati, quotidiani, si capisce dalla coordinazione con la quale sono svolti e dall’amore che li accompagna, che trapela da ognuno di essi, indipendentemente dalla sua incerta capacità di recepire.
L’amore non ha regole né eccezioni, né misura, né logica, può essere una scommessa o un vuoto a rendere, a volte un effetto speciale.
Quando stiamo andando via, nel primo pomeriggio, la spiaggia si sta riempiendo, la brezza che si alza, cancella le scie e le orme sulla sabbia, se ne tracceranno di nuove e poi ancora.
Nel riprendere la strada passiamo come d’obbligo e d’abitudine davanti a due alberi maestosi, praticamente identici, che occupano da soli un grande spazio.
Stanno lì padroni, tronfi, possenti nel tronco e con una chioma enorme, verdissima, perfetta, loro sì… perfetti.
Si fanno ormai, ammirare e salutare come vecchi amici.
Mi affiora nella memoria una frase di non so più quale autore, che dice pressappoco così: “Se le mura delle case fossero tutte verdi e le porte, le finestre fossero tutte verdi e gli occhi degli uomini e infine il mare e il mondo tutto fosse solo verde… chi ci guadagnerebbe in saggezza?” 
  

Al momento in cui è stato scritto, la sensazione di quanto descritto era reale, salvo poi scoprire in seguito e forse lo avremmo dovuto sospettare, che tutta quella quantità di persone con handicap, erano ricoverati in un Istituto specializzato e coloro che li accudivano erano specialisti.
Da tutto ciò derivano due cose:
  • Che in quest’isola e non so dire se anche in tutta la Spagna, c’è una cura per le persone in difficoltà che noi in Italia ce la sogniamo. 
  • Che sono talmente bravi da suscitare sentimenti autentici in chi li osserva, che arriva a scambiarli per familiari degli ammalati, ma anche che, nonostante le nostre vite spesso difficili, ci è rimasta la capacità di saperci commuovere di fronte  al   coraggio e all’amore.
Tutto ciò è talmente bello e grande da non poter essere
valutato nelle sue dimensioni.

giovedì 16 giugno 2011

RAGAZZI, CAMBIANDO ANDREMO A STARE MEGLIO?


 RAGAZZI, CAMBIANDO ANDREMO A STARE MEGLIO?
Ieri sera, a distanza di tanti anni, ho rivisto un film del 1953, “Giulio Cesare”, tratto da William Shakespeare, di Joseph L. Mankiewicz, con Marlon Brando, James Mason e molti altri attori famosi.
L’ho rivisto con piacere perché, quando c’è di mezzo Shakespeare, si ha come minimo la garanzia di un dialogo ad altissimo livello e di una storia strutturata bene, anche se, in questo caso, si trattava di fatti veri, sia pure elaborati dall’autore.
A parte l’interpretazione degli attori, tutti ad alto livello e oltretutto doppiati benissimo, quello che mi ha colpito di più, anche se già lo sapevo, è quanto in politica non sia cambiato niente, da allora ai giorni nostri.
Basta che una parte degli avversari convincano, un gruppo abbastanza nutrito, che chi governa è tutto il male possibile per la nazione, inizino a ridicolizzare i suoi atteggiamenti, a rigirarli in senso utilitaristico per lo scopo desiderato e molti, che prima magari lo avevano votato e approvato, cominciano a pensarne male, e quando inizia questa parabola è difficile da fermare.
Qualcuno di questi (in genere pochi, per la verità) forse, è spinto da una motivazione reale, ma la maggior parte, solo dal desiderio di potere.
Non voglio dire che tutto ciò sia stato fatto a Berlusconi. Certamente non si è, ancora, arrivati alle pugnalate, alcune delle cose che si dicono di lui, magari in parte se le sarà anche cercate, ma quello che sta succedendo adesso al livello di opinione pubblica, soprattutto nella rete, non è motivato e soprattutto non è giusto.
Quello che sicuramente si può notare è che i suoi avversari non parlano bene come i personaggi di Shakespeare, né hanno una statura politica paragonabile, ma neanche Berlusconi ha, per il momento, il suo Marco Antonio.
Devo costatare però, che, nonostante le cose che dicono, a mio modesto avviso, è un uomo di primordine che, se non ci lascia la pelle, avrà modo di rifarsi o di vivere una vita felice e serena anche senza la politica.
Alcuni, è certo, stanno sottovalutando il fatto, proprio come sul Giulio Cesare, che una volta tolto di mezzo, in qualche modo, il personaggio ingombrante, cosa resta?
Nel nostro caso non una guerra civile, perché i tempi non sono più quelli, sicuramente una diffusissima abbondanza di uomini senza o con poca qualità e la speranza che qualcuno di questi, sarebbe meglio, un personaggio completamente nuovo, sappia prendere per mano il paese.
Quello che a mio avviso, è chiaro è che ognuno ha il suo Bruto e soprattutto il suo Cassio.
Ricordo nel film quando Cesare parla di Cassio che, pur non dicendolo esplicitamente, è chiaro che lo ritiene un nemico, riporto con parole mie:
“Lo vorrei più grasso, legge molto e non si abbandona a un sorriso o a un divertimento e se gli accadesse, rimprovererebbe se stesso per averlo fatto; preferisco circondarmi di gente allegra che dorme la notte, non di chi non si mette il cuore in pace sino a che vede qualcuno vicino a sé, più grande di lui; per questo, diventa pericoloso”.
Non vi ricorda qualcuno?
Magari un deputato dell’opposizione, magro, serissimo, quasi austero, con il chiodo fisso delle dimissioni del Governo e che solo ultimamente, certamente perché consigliato, abbozza, quando parla, qualche sorriso e qualche ironia.
Gli devono aver spiegato che la vita, anche quella politica, non si svolge al cimitero.
Ma questo è solo uno dei tanti Cassio della politica italiana, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, il problema semmai è Bruto.
Bruto ha tradito, ma gli si riconosce la buona fede e la purezza di spirito che l’ha spinto a un atto così grave verso una persona da lui amata per salvare, dal suo punto di vista, Roma.
Concludendo, Bruto è un idealista, ma quanti ce ne sono attualmente che sono a lui paragonabili?
Quando si parla di un traditore, spesso si cita Bruto come esempio, molto erroneamente, perché a lui da sconfitto sono state concesse l’onore delle armi e gli è stata riconosciuta l’onestà intellettuale. Solo a lui, a nessun altro dei congiurati.
Perciò non può essere considerato un vero traditore, ma un uomo che si è battuto con chiunque per quello che erano le sue convinzioni.
Credo che, in questo momento, nessuno dei personaggi di primo piano della politica italiana, possa avvicinarsi per analogie a un uomo di quello spessore, anche intellettuale.
Ne deriva, che tutti quelli che stanno cercando di togliere la sedia di sotto a Berlusconi, e non parlo solo dei politici, ma comprendo anche i giornalisti, e sono moltissimi, i magistrati e sono pochi anche se con grandi mezzi, i comici, tanti, alcuni solo per sbarcare il lunario e perché in questo momento va di moda, altri con uno scopo politico ben preciso, lo fanno per interessi personali e per scopi utilitaristici, salvo rarissime eccezioni.
Tutto questo fa parte della politica, quella reale, quella che non vorremmo, ma che invece è proprio così.
Mentre, quella fatta d’ideali, di parole date, e di verità, non esiste, come ammette diversa gente che ha le qualità, ma non ha più l’interesse di negarlo.
Tutto ciò è bene che lo sappiano anche i ragazzi, alcuni dei quali, forse ancora ci credono, e che sollecitati, mettono su goliardate in internet, che possono, e non so sino a che punto se ne rendano conto, fare molto male, sia alle persone verso le quali sono dirette, che al paese.
State attenti, che una volta che si è passato un certo limite, non si torna più indietro e il male che è stato fatto non si può più riparare.
Riflettete bene, ragazzi, “marcantoni”, sia per personalità, coraggio e dimensioni, non se ne vedono più in giro da molto, attenti a non creare una situazione che ci faccia cadere dalla padella nella brace.

lunedì 13 giugno 2011

SIAMO UNO STRANO POPOLO, PIENI DI PREGI E DIFETTI MA IN FONDO CI MERITIAMO MOLTO DI PIU’


 SIAMO UNO STRANO POPOLO, PIENI DI  PREGI E DIFETTI MA IN FONDO CI MERITIAMO MOLTO DI PIU’
Sono giorni che mi dilanio, mi consumo, mi arrovello, mi dispero come non mai, per definire una graduatoria importante, ma non riesco a venirne a capo.
Mettere in fila le persone è difficilissimo, neanche i bambini dell’asilo, se poi si tratta di categorie è quasi impossibile.
Il quesito è fondamentale per tutti ma in particolare per me perché può dipenderne il resto della mia vita. Non vorrei che non riuscendo a sciogliere il dilemma, nella vita mi sentissi irrisolto. Che dovessi costatare una mia grave mancanza nella capacità di giudizio.
In pratica si tratta di questo:
Sono più stronzi i medici, i giornalisti, i conduttori televisivi, i politici o i magistrati?
Difficile eh!
Razionalmente quasi impraticabile, ma mi ci proverò, pur rendendomi conto del compito proibitivo, ma lo sento come un dovere civico e soprattutto verso me stesso.
Sommariamente direi, per cominciare che, volendo generalizzare, sono stronzi tutti quanti, si tratta di capire sino a che punto.
Quest’inizio mi ricorda la famosa scenetta di Totò che già ho avuto modo di citare in un’altra occasione: “chissà questo dove vuole arrivare?”
Vorrei solo collocare e stabilire dei limiti a categorie che hanno invaso quasi tutta la mia vita, spesso neanche invitati e nello stesso tempo elaborare un nuovo gioco di società, un po’ crudele forse, ma che in certi casi potrebbe essere anche divertente, soprattutto, se al contrario di quello che ho detto prima, non te ne importi gran che di come va a finire.
Gli ultimi, ma non per questo ultimi in graduatoria, sono stati per mia fortuna i medici.
Sono passato da stare bene ad ammalarmi gravemente all’improvviso all’età di sessantadue anni e senza avvertimento, perché una delle prerogative delle malattie, specie quelle gravi, è la maleducazione. Mai che chiedessero il permesso o che concordassero il momento più opportuno.
Fatto sta che sono passato da una giovane dottoressa dagli occhi intelligenti che con la sua intuizione e celerità, se non mi ha salvato la vita poco ci è mancato, a un Primario dell’UTIC (Unità Terapia Intensiva Coronarica), al quale non è venuto minimamente in testa di farmi un doppler alle carotidi, considerando che mi avevano “stappato” già due coronarie e che, per mia dichiarazione mai smentita, sapevano che fumavo circa 100 sigarette al giorno da molti anni.
In compenso mi ha consigliato insistentemente a ogni visita di controllo, oltre a prendersi 250 euro, di iscrivermi alla palestra della moglie, specializzata in rieducazione per gli ex infartuati.
Non mi sono iscritto e ho cambiato medico, risparmiando così euro 250 ogni dieci giorni che servivano solo per farmi un elettrocardiogramma che è cosa quasi inutile accompagnato da poche parole di convenienza.
Il nuovo medico mi ha subito fatto un doppler e una delle carotidi era effettivamente chiusa e così, tanto per sollazzarmi un altro po’, sono finito sotto i ferri, naturalmente in clinica privata, perché quella dei medici è una categoria che quando scopre che hai possibilità economiche o un’assicurazione, trova un’infinità di difficoltà davvero insormontabili al ricovero in ospedale e alla fine se non vuoi rischiare la morte, accetti.
Quella volta, l’unica, andò piuttosto bene e uscii dalla clinica in condizioni buone.
Da allora in poi ho subito un’operazione di ernia inguinale urgente perché a rischio di strozzatura e a proposito di strozzare, qualcuno più adatto dell’ernia, io l’avrei e l’avrei avuto.
Un’operazione chirurgica per cancro alla prostata, una serie di sedute di radioterapia, risultate poi, non solo inutili ma anche molto dannose,  un’intensa cura ormonale, altre sedute di radioterapia e un’altra cura che non so bene definire perché il cancro ha subito, sembra, un’evoluzione (che bravo! Pure eclettico mi doveva capitare!) e si è trasformato in endocrino che, a parte qualche lettura su internet, per altro poco chiara, almeno per un profano, non saprei dire cosa sia concretamente.
In tutte queste vicissitudini i rapporti con i medici non sono stati idilliaci e sono andati dalla difficoltà a farsi capire, a sopportare un latente menefreghismo, un lampante attaccamento al denaro, sino a finire, almeno in un caso, alla truffa.
Nella migliore delle occasioni mi sono trovato di fronte ad uno specialista che si occupa, magari bene, solo del suo campo, perché, secondo lui, tutti gli altri disturbi che hai non lo riguardano.
Meno male che non c’è uno specialista solo di avambracci, se no, potrebbe guarirti la zona di sua competenza e lasciar morire il resto, pensando oltretutto di essere nel giusto.
Immaginate una persona completamente distrutta ma con l’avambraccio sano. Da seduto potrebbe fare il tennista o il campione di tennis tavolo.
In questo campo non mi prolungo più di tanto nei particolari sui quali ho già scritto, vi basti sapere che forse mi stanno salvando la vita….forse, ma da quando sono curato così approfonditamente da diversi medici, mi sento malissimo e sinora sono sempre peggiorato, qualsiasi nuova cura abbiano avuto “l’illuminazione” di darmi.
L’ultima cosa sull’argomento che posso dire è che malgrado quanto scritto che risponde ad avvenimenti di vita vissuta e perciò molto concreti, c’è da precisare, per evitare che chi leggerà sprofondi nello sconcerto più totale, che qualche luminare ancora c’è e anche chi fa la professione per passione e non solo per ricavarne ricchezza, si tratta di avere la gran fortuna di incontrarli, quando serviranno.
In fondo, qualcuno ha detto che nella vita basta un po’ di cervello e un po’ di culo!
A leggere i giornali ho cominciato molto giovane, forse sui diciotto anni, prima con i giornali sportivi e dopo con i quotidiani d’informazione.
Allora ci credevo abbastanza in quello che leggevo, anche se non completamente, perché ero giovane, ma non stupido.
Sono perciò, quasi cinquant’anni (quarantotto, per la precisione) che sono illuminato, sollazzandomi con il pensiero, le opinioni e le deduzioni di un numero rimarchevole di lavoratori della penna, che si possono qualificare alcuni, fuoriclasse (pochissimi) e molti, che spesso sono braccia tolte all’agricoltura, sia dal punto di vista del mezzo e cioè della forma, che del contenuto.
In quest’ultima categoria ci metto anche diversi giornalisti famosi, stimati e osannati, alla presenza dei quali, difficilmente, si mette in dubbio la loro parola, senza fare nomi perché potrebbe essere sgradevole, (Scalfari, De Gregorio, Mieli, De Bortoli, Sallustri, ETC…), ma sarebbero molti di più.
 
Affrontando il campo dei giornalisti televisivi, categoria da molto meno tempo sulla breccia, si potrebbe pensare che siano meno responsabile di guasti.
Errore, perché avendo più ascolto, anche se lavorano da meno tempo, hanno raggiunto molte più persone.
Di questi, la maggior parte, ad esempio quelli che conducono i TG sembrerebbero più speaker che giornalisti, giacché leggono notizie che non si sa chi ha scritto e perciò, se si limitano a quello, è difficile giudicarli se non sul piano della simpatia e della presenza, non certo dei contenuti.
Quelli più facili da giudicare sono quei privilegiati che hanno una trasmissione tutta loro, Santoro, Vespa, Floris, Paragone, Ferrara in qualche modo, Gruber, Piroso, Bignardi, Vinci e tutti quelli che vanno ospiti, che sono quasi tutti i più importanti della carta stampata che in quelle occasioni sono liberi di esporre teorie personali, alcune volte azzardate, altre dentro i limiti del political correct secondo da che parte sta chi le esprime e dove realmente vuole arrivare.
Ebbene, tutti, ma dico proprio tutti, si distinguono almeno per una cosa, per la partigianeria, chi più, chi meno.
Che ogni persona abbia diritto ad avere un’opinione politica è sacrosanto, compresi i giornalisti, ma che si abbia il permesso di essere faziosi e che questo spesso si traduca nel mentire o nascondere la verità, pur di portare avanti le proprie tesi, mi sembra oltre che ingiusto, anche imperdonabile.
Questo per quanto riguarda l’etica della professione, se si affronta invece la qualità nello scrivere o nel parlare, la mia sensazione, corroborata da molti fatti è che il livello è veramente molto scadente.
Una parte rilevante dei giornalisti, tra i quali anche quelli che ho già citato, ultimamente hanno assunto un atteggiamento da santoni, da profeti, in possesso (chissà perché) di quasi tutte le risposte, che puntualmente vengono, di solito, smentite nel giro di settimane e anche meno.
Inoltre, sarà un problema di correzione delle bozze, ma spesso all’interno di quotidiani a importante tiratura nazionale, si trovano errori, anzi orrori di ortografia e spesso anche di sintassi che farebbero rabbrividire un insegnante delle scuole medie, se non facessero rabbia.
Sinceramente dubito che un giornalista famoso non si rilegga il suo articolo prima che vada in stampa e se non lo fa è doppiamente colpevole, per l’errore e per non averlo corretto.
Quanto alla proprietà di linguaggio, il vocabolario italiano si è ridotto moltissimo negli ultimi anni, moltissime parole che pure erano esemplificatrici, non si utilizzano più e invece se ne usano altre di nuova invenzione, spesso mutuate da lingue straniere, soprattutto l’inglese (lingua famosa per l’essenzialità e la limitazione del suo vocabolario), che se il povero lettore non ne sa il significato, spesso gli riesce difficile capire il senso dell’articolo.
Anche perché, sempre di più, chi scrive dà per scontato che, colui che legge sappia tutto l’antefatto di un pezzo, specie se politico o economico e si guarda bene da riassumere la situazione per quel poveraccio che magari è stato qualche giorno costipato e non ha potuto informarsi, che sarà forse anche cosa riprovevole, ma non mi risulta che sia un reato penale.
In pratica se uno salta qualche articolo è condannato a non sapere mai come sono andati i fatti di un certo avvenimento.
In questo è benemerita la televisione che invece ripete le cose anche troppo e quei pochi volontari interessati che cercano, come possono di documentarsi per essere sempre informati.
A me sembra che alcuni anni fa, aprire la prima pagina di un quotidiano, era un piacere, perché, ogni giorno, c’era un editoriale, in genere del direttore o del più famoso giornalista, che era illuminante e spesso istruttivo anche per i giovani, ma forse ricordo male io.
Sicuramente ricordo bene, editoriali che raccontavano i fatti presunti, in tutti i discutibili particolari, del bunga-bunga, dello scandalo Marrazzo o di quello di Boffo.
Si devono vergognare, perché un giornale quando esce in edicola può essere letto da tutti anche da ragazzi e anche da bambini, soprattutto perché in quei casi non si tratta di diritto d’informazione ma, spesso di offesa alla verità, per ottenere scopi politici piuttosto palesi.
Non parliamo poi della terza pagina che un tempo qualificava il giornale e che, in questo momento, è quasi completamente scomparsa, almeno dal punto di vista culturale, contenendo quasi esclusivamente pagine di spettacolo e gossip o al massimo lo sfruttamento della cultura a scopi politici, nella maggior parte dei quotidiani.
Per ciò che riguarda la televisione e alcune sue trasmissioni giornalistiche, se così ancora si possono chiamare, alcune di queste, direi la maggioranza, se questa notte venisse un colpo a Berlusconi, (facciano tutti gli scongiuri che vogliono, coloro che lo votano e lo stimano) non potrebbero andare in onda per mancanza di argomenti.
Altre che, per tenersi lontani da beghe politiche, almeno ogni tanto e per non essere accusati di partigianeria, sono costretti ad andare in onda parlando di gialli irrisolti, ripetuti sino alla nausea, di diete, o facendo la pubblicità a una trasmissione della rete, che sta per iniziare.
Questo sarebbe buon giornalismo?
Mi chiedo dove sono finiti i Montanelli e i Biagi, Spadolini e Mario Missiroli, che, a parte le simpatie personali, sono stati al loro tempo ritenuti da tutti, anche dai loro avversari, dei fuoriclasse del giornalismo.
Qualche discreto professionista ancora c’è, ma sono veramente pochi al punto che se dovessi contarli, probabilmente mi basterebbero le dita di una mano.
Per chi leggerà questa parte potrà sembrare che sia stato un po’ troppo duro con la categoria e che mi sia lasciato prendere dalla foga esagerando in pessimismo e nelle critiche.
Non lo penso, ma vi prego di credermi che nessuno è più spiacente di me nel parlare male del giornalismo, che è una professione che amo e che quando è fatta come si dovrebbe, può fare solo del bene a tutti.
Per quei pochi professionisti veramente puri di cuore, scrivere non è un lavoro, è come una missione e a dimostrazione ci sono stati anche dei morti nella categoria per aver voluto fare il loro dovere fino in fondo, spesso senza neanche cercare alcun tornaconto personale che non fosse il piacere e la soddisfazione di sostenere e raccontare la verità.
Per ciò che riguarda i conduttori televisivi, spesso coincidono con i giornalisti e su quelli non credo che ci sia molto da aggiungere e se proprio si dovesse, non sarebbe nulla di positivo visto che, adattarsi a fare un mestiere che non è il proprio, denota come minimo una resa.
Per ciò che riguarda gli altri, quasi in pensione Baudo, morto Bongiorno, a parte Bonolis, gli altri sono riciclati da altre professioni, ex cantanti, ex attori comici e no, ex eredi al trono e, come dicevo, molti ex giornalisti.
Poi esiste una categoria di persone indefinibili, molto visibili, che in realtà se uno dovesse chiedersi cosa hanno fatto prima, il loro curriculum, credo che avrebbe qualche problema a riempire una decina di righe su una paginetta.
Sono i sempre presenti che, in certi momenti fortunati per loro, non per noi, sono riusciti anche a condurre qualche trasmissione.
Sono spesso imposti dal canale televisivo che, chissà per quale arcano motivo, si è convinto che sono bravi e faranno audience, e qualche volta è anche vero, perché la gente passivamente si prende quello che gli propinano che, in genere, non è molto peggio di quello che c’è in concorrenza nella stessa ora.
Insomma, in questo momento la figura del conduttore televisivo, in quanto tale, sta andando in estinzione, si è perso proprio lo stampo.
Mi ricordo quando c’erano Corrado, Bongiorno, Baudo, Tortora, e i meno famosi, Piombi, Tagliani, Sampò, che potevano piacere o no, essere più o meno simpatici, ma sicuramente erano dei professionisti, che il loro mestiere lo conoscevano molto bene.
Quando poi si voleva ravvivare le trasmissioni e renderle un po’ più allegre e imprevedibili, si ricorreva a mostri sacri come Walter Chiari, come Luttazzi, come Manfredi, la coppia Panelli-Valori o Delia Scala.
Il lettore in questo momento starà pensando che si tratta, da parte mia, solo di nostalgia per il passato, vi assicuro che non è così e che quelli citati, rispetto a quelli di oggi, erano proprio più bravi, erano dei professionisti che sapevano tenere la scena anche da soli, che avevano i tempi giusti, che nello spettacolo è cosa fondamentale, soprattutto non annoiavano mai.
A smentire tutto ciò c’è anche il fatto di quanto abbia gradito le trasmissioni di Fiorello e ancora prima di Arbore. Segno che quando c’è la bravura, il periodo non conta.
Risulterebbe, perciò, in questo campo un problema diverso da quello delle categorie precedenti, un problema di mancanza di qualità più che di stronzaggine.
Semmai si volesse cercare, si potrà trovarla tra chi li manda in onda più che tra i protagonisti del video, che potranno essere più o meno bravi, (di solito, molto poco), più o meno simpatici, ma ce li hanno messi e ci provano e poi la gente, i telespettatori, sono più buoni e meno critici di quanto si creda e sono capaci di affezionarsi a quasi tutti, passando sopra alle loro eventuali carenze.
Sui politici la stronzaggine non è la mancanza più rilevante, anzi direi che, a parte qualche eccezione tra i peones, per i personaggi più in vista i difetti sono di altro tipo.
Bugiardi, noiosi, ripetitivi sino alla noia, impegnati solo sui propri interessi e non su quelli della nazione, scorretti, spesso incompetenti, troppo teorici, spesso incomprensibili ai più, molti disonesti e ladri, ingannatori, solo per cercarne una parte molto diffusa.
Dicendo ingannatori non credo che la parola basti per definire il comportamento, infatti, e questo è forse uno dei lati più spiacevoli, per chiarire, intendo che tentano di farci digerire teorie o anche azioni, cercando di farci credere che sono nel nostro interesse, mentre rispondono a loro esigenze e utilità personali e di partito.
Insomma, il fine giustifica i mezzi, sempre e comunque e di questo ne fanno le spese un po’ gli avversari politici, ma soprattutto l’intera nazione. 
 
Voglio credere che qualcuno in buona fede ci sia ancora, che sia sceso in politica per il bene della nazione e degli italiani, senza badare a quelli personali.
In questo campo veramente non farò nomi perché, se si cita qualcuno si rischia di passare subito per partigiani.
Mi limiterò a chiedere ai lettori di esaminare bene e non superficialmente il comportamento dei propri preferiti, osservandoli obbiettivamente per scoprire se fanno veramente parte di quella ristretta cerchia di persone per bene, che prendono la politica come una missione, come un dovere verso la comunità.
Temo che se si facesse questo, con oggettività, senza lasciarsi influenzare da simpatie personali o politiche, sarebbero veramente pochi quelli che sopravvivrebbero a una tale selezione.
Sui magistrati il discorso è molto diverso.
Ad esempio qualsiasi categoria ha diritto ad avere un proprio sindacato, ma alcune, come la polizia o le forze dell’ordine e appunto la magistratura, secondo il mio modesto avviso, non hanno il diritto e non devono politicizzarsi come avviene spesso al loro interno con le correnti.
Ricordo che circa trenta - quaranta anni fa, quando lessi che si stavano formando queste correnti, dissi a mia moglie: “Sta per finire l’imparzialità totale dei magistrati in Italia”.
Forse esageravo, forse non è stato completamente così o lo è stato solo per una parte limitata e ben circoscritta della categoria, ma un po’ di lungimiranza credo di averla avuta.
Un fatto importante è che il magistrato è come la moglie del re, non solo deve essere onesta e corretta, ma lo deve anche apparire.
Il tutto è stato aggravato dalle decisioni politiche prese dopo lo scandalo di tangentopoli, sotto lo stimolo dell’opinione pubblica indignata.
Una classe politica già mortificata da tutto quello che era successo, ha abolito l’immunità parlamentare, che i costituenti, con molta lungimiranza avevano previsto, perché volevano una magistratura totalmente indipendente dal potere politico, ma anche la politica indipendente dalla Magistratura.
La situazione attuale è che un qualsiasi magistrato può mettere sotto inchiesta un parlamentare senza che nessuno possa opporsi, qualche volta anche senza prove, considerando la politicizzazione dell’ordine e distruggergli la carriera, salvo poi accorgersi, magari dopo dieci anni e diversi processi, che era completamente innocente.
E’ successo. Diverse volte.
I vari organi della Magistratura, Il Consiglio Superiore, La Consulta, sono organi i cui  membri sono eletti per meriti politici e questo fa si che le varie istanze proposte loro, vengano accolte o respinte a seconda della maggioranza politica che in quel momento è presente al loro interno, almeno di solito.
Anche la qualità mi sembra un po’ diminuita viste alcune ultime sentenze e anche come alcuni PM hanno condotto alcune indagini.
In tutto questo però c’è da valutare la qualità e il coraggio di molti magistrati che fanno interamente in loro dovere, spesso in luoghi pericolosi, rischiando la vita, che alcuni (non pochi), hanno perso tragicamente.
Ricordo però che Il giudice Falcone, che adesso è considerato un martire da tutti, finché era vivo e lavorava, era avversato da una parte consistente dei suoi colleghi.
Ricordo anche che ultimamente giudici importanti e conosciuti hanno partecipato a manifestazioni contro il Governo e la riforma della magistratura, cosa che non potrebbero e dovrebbero fare, in quanto un magistrato le leggi le deve far rispettare e non le deve discutere, perché non è suo compito e perché sarebbe un’ingerenza politica indebita.
E’ probabile che i comportamenti negativi che ho descritto riguardino una stretta minoranza di loro e che la grandissima maggioranza faccia il proprio dovere senza finire sui giornali, perché, come in tutti i campi, quelli che si comportano in modo da avere grande visibilità, spesso non solo non sono nella ragione, ma soprattutto sembrano essere molti di più di quanto effettivamente siano.
E’ un po’ la teoria di quelli che strillano di più.
A questo punto potrei continuare ma il gioco forse è bene che finisca qui, senza un vero finale.
Come avrete capito, non è una cosa seria, ma solo l’occasione per elencare una parte dei difetti che ho potuto riscontrare, tralasciando però forse troppo volutamente di evidenziare il lato positivo dei protagonisti.
Qualche volta non c’è proprio, ma altre andrebbe fatto rilevare perché sarebbe giusto concedere il riconoscimento che merita.
Insomma, molte delle cose che ho scritto, rispecchiano parte della realtà, anche se riconosco di aver trascurato quasi completamente il lato più ottimistico e positivo e anche il fatto che, qualche volta, gli stronzi possono anche risultare simpatici.
Sarò sfortunato negli incontri che ho fatto sia da un punto di vista fisico che attraverso i mezzi d’informazione, ma rimane in me il ponderato convincimento che nonostante i nostri difetti come popolo, le nostre stravaganze anche individuali, i nostri peccatucci, non ci meritiamo la maggior parte di questi individui e non è giusto passare la vita accontentandoci.
Se poi qualcuno si offendesse per essere stato chiamato individuo, verremo ancor più rafforzati nel convincimento che bisognerà lottare e impegnarsi per avere il meglio di tutto, perché in fondo, in fondo, noi lo meritiamo, molto più di quanto siamo convinti e credano “gli individui” che ci osservano e giudicano.



domenica 5 giugno 2011

TRENTOTTO ANNI

 TRENTOTTO ANNI
Trentotto anni di matrimonio oggi e sei di fidanzamento sono quarantaquattro.
Non male, anzi molto bene!
Non siamo più la coppia giovane e bella che era guardata con ammirazione e da qualcuno, perché quelli non mancano mai, con invidia.
Non siamo ancora vecchi ma un po’ di acciacchi ci hanno, pur non invitati, raggiunti, specialmente me.
Non mi lamento perché, per uno che poteva essere morto, sto abbastanza bene. Basta sapersi accontentare, pur senza rassegnarsi.
Rita fisicamente sta sicuramente meglio di me, ma qualche problema psicologico l’ha dovuto affrontare e questo ha inciso anche sul fisico.
Sembra alle volte, dall’esterno, che le mie malattie abbiano colpito più lei di me.
Naturalmente non è così, perché la perdita di efficienza fisica che mi ha colpito negli ultimi quasi quattro anni, peggiorando sempre, nonostante le cure, per fortuna non hanno toccato lei che ancora è forte ed efficiente.
Si tratta più di una questione psicologica.
Ci amiamo molto, forse più di prima, almeno da parte mia, ma lo slancio sessuale si è un po’ sopito, come purtroppo si prevedeva dato il tipo di cura che ho ricevuto, ma malgrado questo non ci ho ancora rinunciato del tutto e se ci sarà una possibilità di resurrezione sicuramente non me la lascerò scappare.
Molti ci chiedono come avete fatto a stare insieme tanto tempo e penso che questa sia una domanda che è rivolta a tutte le coppie longeve, ottenendo risposte di tutti i tipi, com’è giusto, perché non credo che esista una ricetta che vada bene per tutti.
Mia moglie che sta seguendo quello che scrivo, mi ricorda un’intervista televisiva di alcuni anni fa a una vecchietta centenaria veneta.
Alla solita banale domanda: “Come ha fatto ad arrivare a quest’età?”
Lei rispondeva con meraviglia e saggezza: “Gò cercà de non morir”.
La troviamo un’uscita meravigliosa.
Secondo me, per noi si è trattato di un grande amore, che pur subendo alti e bassi in certi momenti della vita, specie da parte mia, è comunque rimasto sempre, stabilendo una continuità che ha permesso di superare anche quei momenti.
Anche in quelle occasioni in cui mi sentivo meno preso da mia moglie e magari distratto da altri interessi, non mi è mai passato per la mente, neanche per un attimo, di separarmi da lei.
Non posso, non ho mai potuto e credo che mai potrò, prevedere la mia vita senza e spero anche lei la penserà nello stesso modo fino alla fine, perché non si sa mai.
Sarò strano, sarò malato, che ci posso fare?
La sua opinione è sicuramente più lapidaria: “Amando e….un po’ di culo”.
Non è però, molto diversa dalla mia. Forse io ho fatto un lungo discorso per dire alla fine la stessa cosa. E’ piuttosto evidente che su questo argomento mi manca la concisione.
Considerando quanto poco durano adesso i matrimoni, almeno in una grande percentuale, forse siamo noi gli anomali.
Sento parlare anche tra le coppie che stanno insieme da molto, di adattamento, di accomodamento e purtroppo anche di rassegnazione.
Un po’ di adattamento è sicuramente necessario perché ognuno di noi anche se si è molto affini non può essere completamente uguale, come abitudini, come gusti, come tempi, ma tra noi credo che non ci sia mai stato un problema di accomodamento e tanto meno di rassegnazione.
Oggi è la nostra festa e bisognerà onorarla in qualche modo, anche se non ho ancora le idee molto chiare.
Ricordo che i primi anni e per molti di seguito compravo una rosa rossa per ogni anno di matrimonio, fino a che, superati i trenta, ho smesso perché cominciava a diventare un po’ troppo impegnativo, avendo dovuto comprare un porta ombrelli per contenerli tutti sia per la quantità che per l’altezza degli steli.
Siamo al mare e la prima cosa che mi viene in mente è andare in un bel posto a fare il bagno e anche in un bel ristorante, ma questo rientra nella normalità e non qualifica la giornata come particolare.
Aspettare la notte e andare a suonare tutti i campanelli della strada, che si caratterizza per il totale silenzio, non mi pare il caso anche perché non sarei in grado di scappare velocemente.
Andare per negozi e spendere in un giorno quello che doveva durare tutta la vacanza, non mi sembra intelligente e neanche tanto divertente.
Scoprire qualche nuovo posto nell’isola e se dovesse essere molto bello assumerlo come nostro, a ricordo della giornata, potrebbe essere una buona idea.
Andare in giro fingendo di camminare come andicappati, come facevamo spesso da giovani, solo che adesso non sarebbe tanto divertente perché ci prenderebbero sul serio.
Troppo spesso ultimamente mi trovo con grande disappunto a dover accettare offerte di aiuto da ragazze che sino a pochi anni fa, nonostante la differenza di età, avrei corteggiato, spesso, anche con un certo successo.
Andare al cinema, a vedere un film drammatico, naturalmente parlato in spagnolo, e buttare tutto in burletta, come facevamo i primi tempi da ragazzi, sino a rischiare di essere cacciati dalla sala, per il troppo ridere che disturbava gli altri spettatori. Si potrebbe fare.
Ma forse, a parte il mare e il pranzo, non faremo niente del genere, soprattutto niente di particolare, perché più tempo passa e più mi convinco che la festa siamo noi due e se dovessi fare un bilancio di tutti questi anni dovrei dire che anche nei periodi più difficili, i momenti più belli della nostra vita li abbiamo trascorsi insieme, più mi sforzo e più non riesco a ricordare un momento veramente felice, trascorso da solo.
Perciò, noi due insieme appassionatamente per tutto il tempo che resta.








giovedì 2 giugno 2011

UNA ROMA DA SCUDETTO


 UNA ROMA DA SCUDETTO
Per ora poche parole e anche pochi fatti, la Roma degli americani si sta distinguendo soprattutto per questo.
I nuovi proprietari non si sono ancora visti, l’unico che sembra abbia già un incarico ufficiale è Walter Sabatini, ex giocatore della Roma e ex Direttore sportivo di Palermo e Lazio, che come prima mossa ha ottenuto di far fuori Montali che forse non è una grande perdita per la Roma, per il resto si sta muovendo, almeno apparentemente, soprattutto per scegliere il nuovo allenatore della squadra.





Qui cominciano, almeno per me, i primi dubbi.
Non erano pieni di soldi questi americani?
Se è così, perché vanno a interpellare allenatori giovani e poco costosi, quando in questo momento si è liberato Ancelotti, che ha sempre dichiarato che avrebbe allenato la Roma molto volentieri?
Ricordo a chi lo avesse dimenticato e si tratta di storia, che nei tempi moderni la Roma ha vinto solo quando era allenata da professionisti molto affermati e che avevano già vinto con altre squadre.
Nils Liedholm e Fabio Capello non erano proprio gli ultimi venuti e gli esperimenti con allenatori giovani e inesperti, anche se bravi, se li possono permettere solo squadre strutturate e di tradizione come Milan, Inter e Juventus, anche se, per esempio, l’Inter per tornare a vincere, ha dovuto ingaggiare quello che, a torto o a ragione, è ritenuto il miglior allenatore del mondo.
 










Sabatini sarà bravo ma non è né Moggi né Galliani e credo che dovrebbe dimostrare anche un po’ di umiltà ascoltando la piazza sia dei tifosi sia della stampa specializzata.
Credo che Roma impazzirebbe se arrivasse Ancelotti, che dai romani è sempre stato considerato uno di noi, avendo vinto anche uno scudetto a Roma e che non ha mai nascosto il suo l’amore per la squadra e per la città, esponendosi nel dire che in Italia dopo il Milan avrebbe voluto allenare solo la Roma.
Capisco che costa, ma se veramente si vuole fare una squadra ambiziosa, Carletto da allenatore, con il Milan, ha vinto uno scudetto e due coppe dei Campioni.
Temo che per  fare una grande squadra ci vogliano i soldi.
Guardare Inter e Milan, solo per citare le ultime vincitrici dello scudetto.
Il Milan nel periodo in cui aveva deciso di non spendere, non ha più vinto niente, eppure qualche campione lo aveva.
Questo per quanto riguarda la guida tecnica che, secondo me, affidare a Luis Enrique, come pare che si finirà per fare, costituisce come minimo un bel rischio.
E’ un tecnico che viene dalla serie B, sia pure del Barcellona, ma sempre serie B, che non ha mai allenato in Italia, se anche fosse un fenomeno che è tutto da dimostrare, quello che è certo è che costituisce una scelta per il futuro, non certo per ottenere risultati subito.
E passiamo ai giocatori, Sabatini passa per un grande scopritore di talenti giovani e aspettiamo che lo dimostri anche qui.
Prima però di liberarsi di giocatori forti che abbiamo in rosa io ci penserei molto.
Ho letto e spero che non sia vero, che Pizzarro dovrebbe essere ceduto e anche Reese, se fosse così io ci penserei moltissimo prima di prendere una decisione del genere, perché anche se non hanno avuto entrambi una stagione delle migliori, si tratta, specie Pizzarro, di giocatori non facilmente sostituibili.
Ricordo che quando la Roma era ben allenata due centrali di centrocampo come De Rossi e Pizzarro ce li invidiavano tutti, meno forse il Barcellona, perché ha due fenomeni in quel ruolo.
Reese forse, se si sa scegliere, si potrà sostituire, Pizzarro, per qualità personali e per intesa con De Rossi sarà un po’ più difficile, giacché, pare che la nuova proprietà, punti concretamente su Capitan Futuro.
Pare anche che punti almeno per un anno ancora su Totti e questa penso che sia una scelta giusta e doverosa, perché secondo me Totti ancora oggi è il miglior centravanti italiano in circolazione e non solo italiano e lo dimostrano i fatti.
Poi c’è sicuramente un problema in difesa, anzi più di uno,perché al centro mancherà Mexes e Juan e Burdisso, non potranno certo fare tutte le partite, a sinistra probabilmente bisognerà sostituire Reese e a destra Cassetti, che pur non essendo un fuoriclasse ha garantito negli ultimi anni un rendimento accettabile e alcune volte anche molto buono, non è più giovane e bisognerà fargli tirare il fiato come minimo.
A centrocampo abbiamo detto dei centrali ai quali, se non partiranno, si possono aggiungere dei jolly come Perrotta e Brighi che il loro contributo lo danno sempre.
Per quanto riguarda l’attacco, fermo restando Totti, ormai si è dimostrato che o si trova un allenatore che spieghi come deve giocare a Borriello quando in campo c’è Totti, o i due sono incompatibili e non dipende certo da Totti che ha giocato con altri centravanti senza avere problemi, vedi Batistuta e ultimamente Toni.
Che Borriello fosse un buon giocatore ma non un campione si sapeva, perché, se no, il Milan non lo avrebbe ceduto e anche a un prezzo molto vantaggioso per la Roma, ma la qualità sarebbe sufficiente se capisse come deve stare in campo, senza intralciare i compagni trovandosi sempre nella posizione sbagliata.
Le cose buone che ha fatto quest’anno sono venute di solito da azioni personali dove il gioco di squadra non c’entrava per niente.
Perciò dipenderà se il nuovo allenatore se la sentirà di garantire la resa del giocatore.
Quanto a Vucinic e Menez, se si dovessero giudicare i due dal rendimento di quest’anno e in particolare degli ultimi mesi, sarebbero entrambi da vendere e sostituire, cosa non facilissima.
Bisogna considerare però, che Vucinic sulla carta è un fuoriclasse e nel passato ci ha risolto diverse partite con giocate notevoli e Menez è giovanissimo e con un carattere particolare, considerando che quando è stato allenato da un allenatore di esperienza come Ranieri ha reso molto e se il giocatore è quello, sarebbe da tenere perché trovarne in giro un altro con quelle caratteristiche non sarà cosa facile.
Se comunque decidessero di venderlo che almeno se lo facciano pagare caro, perché è il classico giocatore che può risultare una “sola”, come farci rimpiangere per anni, l’averlo ceduto.
Infine ho trascurato di parlare di esterni, che attualmente la squadra  non ha più se le voci che vogliono, Reese,Taddei, Rosi e Castellini in via di cessione, sono vere.
Insomma il compito che attende Sabatini, eventualmente Baldini se veramente entrerà, dopo gli impegni con la nazionale Inglese e Di Benedetto, mi sembrano non facili da risolvere e l’inizio non pare entusiasmante.
Voglio però credere, dopo aver scritto tutte queste cose che, alla fine, ce la faranno almeno a costruire una squadra competitiva, perché per vincere ci vogliono anche una serie di circostanze favorevoli e poi è bene ricordarci tutti che il calcio non è una scienza fissa e quella che sembra una decisione razionale, alle volte è sbagliata e viceversa.
Personalmente, e in questo non posso rappresentare tutti i tifosi, mi basterebbe rivedere una squadra che se la gioca con tutti ad armi pari e che non vada a Milano a difendersi per non prenderle, ma entri in campo per vincere, comunque vada a finire.  
Siamo la squadra della Capitale d’Italia, sento che vogliono portare il potere a Milano, noi vogliamo portare lo scudetto a Roma.