SIAMO UNO STRANO POPOLO, PIENI DI PREGI E DIFETTI MA IN FONDO CI MERITIAMO MOLTO DI PIU’
Sono giorni che mi dilanio, mi consumo, mi arrovello, mi dispero come non mai, per definire una graduatoria importante, ma non riesco a venirne a capo.
Mettere in fila le persone è difficilissimo, neanche i bambini dell’asilo, se poi si tratta di categorie è quasi impossibile.
Il quesito è fondamentale per tutti ma in particolare per me perché può dipenderne il resto della mia vita. Non vorrei che non riuscendo a sciogliere il dilemma, nella vita mi sentissi irrisolto. Che dovessi costatare una mia grave mancanza nella capacità di giudizio.
In pratica si tratta di questo:
Sono più stronzi i medici, i giornalisti, i conduttori televisivi, i politici o i magistrati?
Difficile eh!
Razionalmente quasi impraticabile, ma mi ci proverò, pur rendendomi conto del compito proibitivo, ma lo sento come un dovere civico e soprattutto verso me stesso.
Sommariamente direi, per cominciare che, volendo generalizzare, sono stronzi tutti quanti, si tratta di capire sino a che punto.
Quest’inizio mi ricorda la famosa scenetta di Totò che già ho avuto modo di citare in un’altra occasione: “chissà questo dove vuole arrivare?”
Vorrei solo collocare e stabilire dei limiti a categorie che hanno invaso quasi tutta la mia vita, spesso neanche invitati e nello stesso tempo elaborare un nuovo gioco di società, un po’ crudele forse, ma che in certi casi potrebbe essere anche divertente, soprattutto, se al contrario di quello che ho detto prima, non te ne importi gran che di come va a finire.
Gli ultimi, ma non per questo ultimi in graduatoria, sono stati per mia fortuna i medici.
Sono passato da stare bene ad ammalarmi gravemente all’improvviso all’età di sessantadue anni e senza avvertimento, perché una delle prerogative delle malattie, specie quelle gravi, è la maleducazione. Mai che chiedessero il permesso o che concordassero il momento più opportuno.
Fatto sta che sono passato da una giovane dottoressa dagli occhi intelligenti che con la sua intuizione e celerità, se non mi ha salvato la vita poco ci è mancato, a un Primario dell’UTIC (Unità Terapia Intensiva Coronarica), al quale non è venuto minimamente in testa di farmi un doppler alle carotidi, considerando che mi avevano “stappato” già due coronarie e che, per mia dichiarazione mai smentita, sapevano che fumavo circa 100 sigarette al giorno da molti anni.
In compenso mi ha consigliato insistentemente a ogni visita di controllo, oltre a prendersi 250 euro, di iscrivermi alla palestra della moglie, specializzata in rieducazione per gli ex infartuati.
Non mi sono iscritto e ho cambiato medico, risparmiando così euro 250 ogni dieci giorni che servivano solo per farmi un elettrocardiogramma che è cosa quasi inutile accompagnato da poche parole di convenienza.
Il nuovo medico mi ha subito fatto un doppler e una delle carotidi era effettivamente chiusa e così, tanto per sollazzarmi un altro po’, sono finito sotto i ferri, naturalmente in clinica privata, perché quella dei medici è una categoria che quando scopre che hai possibilità economiche o un’assicurazione, trova un’infinità di difficoltà davvero insormontabili al ricovero in ospedale e alla fine se non vuoi rischiare la morte, accetti.
Quella volta, l’unica, andò piuttosto bene e uscii dalla clinica in condizioni buone.
Da allora in poi ho subito un’operazione di ernia inguinale urgente perché a rischio di strozzatura e a proposito di strozzare, qualcuno più adatto dell’ernia, io l’avrei e l’avrei avuto.
Un’operazione chirurgica per cancro alla prostata, una serie di sedute di radioterapia, risultate poi, non solo inutili ma anche molto dannose, un’intensa cura ormonale, altre sedute di radioterapia e un’altra cura che non so bene definire perché il cancro ha subito, sembra, un’evoluzione (che bravo! Pure eclettico mi doveva capitare!) e si è trasformato in endocrino che, a parte qualche lettura su internet, per altro poco chiara, almeno per un profano, non saprei dire cosa sia concretamente.
In tutte queste vicissitudini i rapporti con i medici non sono stati idilliaci e sono andati dalla difficoltà a farsi capire, a sopportare un latente menefreghismo, un lampante attaccamento al denaro, sino a finire, almeno in un caso, alla truffa.
Nella migliore delle occasioni mi sono trovato di fronte ad uno specialista che si occupa, magari bene, solo del suo campo, perché, secondo lui, tutti gli altri disturbi che hai non lo riguardano.
Meno male che non c’è uno specialista solo di avambracci, se no, potrebbe guarirti la zona di sua competenza e lasciar morire il resto, pensando oltretutto di essere nel giusto.
Immaginate una persona completamente distrutta ma con l’avambraccio sano. Da seduto potrebbe fare il tennista o il campione di tennis tavolo.
In questo campo non mi prolungo più di tanto nei particolari sui quali ho già scritto, vi basti sapere che forse mi stanno salvando la vita….forse, ma da quando sono curato così approfonditamente da diversi medici, mi sento malissimo e sinora sono sempre peggiorato, qualsiasi nuova cura abbiano avuto “l’illuminazione” di darmi.
L’ultima cosa sull’argomento che posso dire è che malgrado quanto scritto che risponde ad avvenimenti di vita vissuta e perciò molto concreti, c’è da precisare, per evitare che chi leggerà sprofondi nello sconcerto più totale, che qualche luminare ancora c’è e anche chi fa la professione per passione e non solo per ricavarne ricchezza, si tratta di avere la gran fortuna di incontrarli, quando serviranno.
In fondo, qualcuno ha detto che nella vita basta un po’ di cervello e un po’ di culo!
A leggere i giornali ho cominciato molto giovane, forse sui diciotto anni, prima con i giornali sportivi e dopo con i quotidiani d’informazione.
Allora ci credevo abbastanza in quello che leggevo, anche se non completamente, perché ero giovane, ma non stupido.
Sono perciò, quasi cinquant’anni (quarantotto, per la precisione) che sono illuminato, sollazzandomi con il pensiero, le opinioni e le deduzioni di un numero rimarchevole di lavoratori della penna, che si possono qualificare alcuni, fuoriclasse (pochissimi) e molti, che spesso sono braccia tolte all’agricoltura, sia dal punto di vista del mezzo e cioè della forma, che del contenuto.
In quest’ultima categoria ci metto anche diversi giornalisti famosi, stimati e osannati, alla presenza dei quali, difficilmente, si mette in dubbio la loro parola, senza fare nomi perché potrebbe essere sgradevole, (Scalfari, De Gregorio, Mieli, De Bortoli, Sallustri, ETC…), ma sarebbero molti di più.
Affrontando il campo dei giornalisti televisivi, categoria da molto meno tempo sulla breccia, si potrebbe pensare che siano meno responsabile di guasti.
Errore, perché avendo più ascolto, anche se lavorano da meno tempo, hanno raggiunto molte più persone.
Di questi, la maggior parte, ad esempio quelli che conducono i TG sembrerebbero più speaker che giornalisti, giacché leggono notizie che non si sa chi ha scritto e perciò, se si limitano a quello, è difficile giudicarli se non sul piano della simpatia e della presenza, non certo dei contenuti.
Quelli più facili da giudicare sono quei privilegiati che hanno una trasmissione tutta loro, Santoro, Vespa, Floris, Paragone, Ferrara in qualche modo, Gruber, Piroso, Bignardi, Vinci e tutti quelli che vanno ospiti, che sono quasi tutti i più importanti della carta stampata che in quelle occasioni sono liberi di esporre teorie personali, alcune volte azzardate, altre dentro i limiti del political correct secondo da che parte sta chi le esprime e dove realmente vuole arrivare.
Ebbene, tutti, ma dico proprio tutti, si distinguono almeno per una cosa, per la partigianeria, chi più, chi meno.
Che ogni persona abbia diritto ad avere un’opinione politica è sacrosanto, compresi i giornalisti, ma che si abbia il permesso di essere faziosi e che questo spesso si traduca nel mentire o nascondere la verità, pur di portare avanti le proprie tesi, mi sembra oltre che ingiusto, anche imperdonabile.
Questo per quanto riguarda l’etica della professione, se si affronta invece la qualità nello scrivere o nel parlare, la mia sensazione, corroborata da molti fatti è che il livello è veramente molto scadente.
Una parte rilevante dei giornalisti, tra i quali anche quelli che ho già citato, ultimamente hanno assunto un atteggiamento da santoni, da profeti, in possesso (chissà perché) di quasi tutte le risposte, che puntualmente vengono, di solito, smentite nel giro di settimane e anche meno.
Inoltre, sarà un problema di correzione delle bozze, ma spesso all’interno di quotidiani a importante tiratura nazionale, si trovano errori, anzi orrori di ortografia e spesso anche di sintassi che farebbero rabbrividire un insegnante delle scuole medie, se non facessero rabbia.
Sinceramente dubito che un giornalista famoso non si rilegga il suo articolo prima che vada in stampa e se non lo fa è doppiamente colpevole, per l’errore e per non averlo corretto.
Quanto alla proprietà di linguaggio, il vocabolario italiano si è ridotto moltissimo negli ultimi anni, moltissime parole che pure erano esemplificatrici, non si utilizzano più e invece se ne usano altre di nuova invenzione, spesso mutuate da lingue straniere, soprattutto l’inglese (lingua famosa per l’essenzialità e la limitazione del suo vocabolario), che se il povero lettore non ne sa il significato, spesso gli riesce difficile capire il senso dell’articolo.
Anche perché, sempre di più, chi scrive dà per scontato che, colui che legge sappia tutto l’antefatto di un pezzo, specie se politico o economico e si guarda bene da riassumere la situazione per quel poveraccio che magari è stato qualche giorno costipato e non ha potuto informarsi, che sarà forse anche cosa riprovevole, ma non mi risulta che sia un reato penale.
In pratica se uno salta qualche articolo è condannato a non sapere mai come sono andati i fatti di un certo avvenimento.
In questo è benemerita la televisione che invece ripete le cose anche troppo e quei pochi volontari interessati che cercano, come possono di documentarsi per essere sempre informati.
A me sembra che alcuni anni fa, aprire la prima pagina di un quotidiano, era un piacere, perché, ogni giorno, c’era un editoriale, in genere del direttore o del più famoso giornalista, che era illuminante e spesso istruttivo anche per i giovani, ma forse ricordo male io.
Sicuramente ricordo bene, editoriali che raccontavano i fatti presunti, in tutti i discutibili particolari, del bunga-bunga, dello scandalo Marrazzo o di quello di Boffo.
Si devono vergognare, perché un giornale quando esce in edicola può essere letto da tutti anche da ragazzi e anche da bambini, soprattutto perché in quei casi non si tratta di diritto d’informazione ma, spesso di offesa alla verità, per ottenere scopi politici piuttosto palesi.
Non parliamo poi della terza pagina che un tempo qualificava il giornale e che, in questo momento, è quasi completamente scomparsa, almeno dal punto di vista culturale, contenendo quasi esclusivamente pagine di spettacolo e gossip o al massimo lo sfruttamento della cultura a scopi politici, nella maggior parte dei quotidiani.
Per ciò che riguarda la televisione e alcune sue trasmissioni giornalistiche, se così ancora si possono chiamare, alcune di queste, direi la maggioranza, se questa notte venisse un colpo a Berlusconi, (facciano tutti gli scongiuri che vogliono, coloro che lo votano e lo stimano) non potrebbero andare in onda per mancanza di argomenti.
Altre che, per tenersi lontani da beghe politiche, almeno ogni tanto e per non essere accusati di partigianeria, sono costretti ad andare in onda parlando di gialli irrisolti, ripetuti sino alla nausea, di diete, o facendo la pubblicità a una trasmissione della rete, che sta per iniziare.
Questo sarebbe buon giornalismo?
Mi chiedo dove sono finiti i Montanelli e i Biagi, Spadolini e Mario Missiroli, che, a parte le simpatie personali, sono stati al loro tempo ritenuti da tutti, anche dai loro avversari, dei fuoriclasse del giornalismo.
Qualche discreto professionista ancora c’è, ma sono veramente pochi al punto che se dovessi contarli, probabilmente mi basterebbero le dita di una mano.
Per chi leggerà questa parte potrà sembrare che sia stato un po’ troppo duro con la categoria e che mi sia lasciato prendere dalla foga esagerando in pessimismo e nelle critiche.
Non lo penso, ma vi prego di credermi che nessuno è più spiacente di me nel parlare male del giornalismo, che è una professione che amo e che quando è fatta come si dovrebbe, può fare solo del bene a tutti.
Per quei pochi professionisti veramente puri di cuore, scrivere non è un lavoro, è come una missione e a dimostrazione ci sono stati anche dei morti nella categoria per aver voluto fare il loro dovere fino in fondo, spesso senza neanche cercare alcun tornaconto personale che non fosse il piacere e la soddisfazione di sostenere e raccontare la verità.
Per ciò che riguarda i conduttori televisivi, spesso coincidono con i giornalisti e su quelli non credo che ci sia molto da aggiungere e se proprio si dovesse, non sarebbe nulla di positivo visto che, adattarsi a fare un mestiere che non è il proprio, denota come minimo una resa.
Per ciò che riguarda gli altri, quasi in pensione Baudo, morto Bongiorno, a parte Bonolis, gli altri sono riciclati da altre professioni, ex cantanti, ex attori comici e no, ex eredi al trono e, come dicevo, molti ex giornalisti.
Poi esiste una categoria di persone indefinibili, molto visibili, che in realtà se uno dovesse chiedersi cosa hanno fatto prima, il loro curriculum, credo che avrebbe qualche problema a riempire una decina di righe su una paginetta.
Sono i sempre presenti che, in certi momenti fortunati per loro, non per noi, sono riusciti anche a condurre qualche trasmissione.
Sono spesso imposti dal canale televisivo che, chissà per quale arcano motivo, si è convinto che sono bravi e faranno audience, e qualche volta è anche vero, perché la gente passivamente si prende quello che gli propinano che, in genere, non è molto peggio di quello che c’è in concorrenza nella stessa ora.
Insomma, in questo momento la figura del conduttore televisivo, in quanto tale, sta andando in estinzione, si è perso proprio lo stampo.
Mi ricordo quando c’erano Corrado, Bongiorno, Baudo, Tortora, e i meno famosi, Piombi, Tagliani, Sampò, che potevano piacere o no, essere più o meno simpatici, ma sicuramente erano dei professionisti, che il loro mestiere lo conoscevano molto bene.
Quando poi si voleva ravvivare le trasmissioni e renderle un po’ più allegre e imprevedibili, si ricorreva a mostri sacri come Walter Chiari, come Luttazzi, come Manfredi, la coppia Panelli-Valori o Delia Scala.
Il lettore in questo momento starà pensando che si tratta, da parte mia, solo di nostalgia per il passato, vi assicuro che non è così e che quelli citati, rispetto a quelli di oggi, erano proprio più bravi, erano dei professionisti che sapevano tenere la scena anche da soli, che avevano i tempi giusti, che nello spettacolo è cosa fondamentale, soprattutto non annoiavano mai.
A smentire tutto ciò c’è anche il fatto di quanto abbia gradito le trasmissioni di Fiorello e ancora prima di Arbore. Segno che quando c’è la bravura, il periodo non conta.
Risulterebbe, perciò, in questo campo un problema diverso da quello delle categorie precedenti, un problema di mancanza di qualità più che di stronzaggine.
Semmai si volesse cercare, si potrà trovarla tra chi li manda in onda più che tra i protagonisti del video, che potranno essere più o meno bravi, (di solito, molto poco), più o meno simpatici, ma ce li hanno messi e ci provano e poi la gente, i telespettatori, sono più buoni e meno critici di quanto si creda e sono capaci di affezionarsi a quasi tutti, passando sopra alle loro eventuali carenze.
Sui politici la stronzaggine non è la mancanza più rilevante, anzi direi che, a parte qualche eccezione tra i peones, per i personaggi più in vista i difetti sono di altro tipo.
Bugiardi, noiosi, ripetitivi sino alla noia, impegnati solo sui propri interessi e non su quelli della nazione, scorretti, spesso incompetenti, troppo teorici, spesso incomprensibili ai più, molti disonesti e ladri, ingannatori, solo per cercarne una parte molto diffusa.
Dicendo ingannatori non credo che la parola basti per definire il comportamento, infatti, e questo è forse uno dei lati più spiacevoli, per chiarire, intendo che tentano di farci digerire teorie o anche azioni, cercando di farci credere che sono nel nostro interesse, mentre rispondono a loro esigenze e utilità personali e di partito.
Insomma, il fine giustifica i mezzi, sempre e comunque e di questo ne fanno le spese un po’ gli avversari politici, ma soprattutto l’intera nazione.
Voglio credere che qualcuno in buona fede ci sia ancora, che sia sceso in politica per il bene della nazione e degli italiani, senza badare a quelli personali.
In questo campo veramente non farò nomi perché, se si cita qualcuno si rischia di passare subito per partigiani.
Mi limiterò a chiedere ai lettori di esaminare bene e non superficialmente il comportamento dei propri preferiti, osservandoli obbiettivamente per scoprire se fanno veramente parte di quella ristretta cerchia di persone per bene, che prendono la politica come una missione, come un dovere verso la comunità.
Temo che se si facesse questo, con oggettività, senza lasciarsi influenzare da simpatie personali o politiche, sarebbero veramente pochi quelli che sopravvivrebbero a una tale selezione.
Sui magistrati il discorso è molto diverso.
Ad esempio qualsiasi categoria ha diritto ad avere un proprio sindacato, ma alcune, come la polizia o le forze dell’ordine e appunto la magistratura, secondo il mio modesto avviso, non hanno il diritto e non devono politicizzarsi come avviene spesso al loro interno con le correnti.
Ricordo che circa trenta - quaranta anni fa, quando lessi che si stavano formando queste correnti, dissi a mia moglie: “Sta per finire l’imparzialità totale dei magistrati in Italia”.
Forse esageravo, forse non è stato completamente così o lo è stato solo per una parte limitata e ben circoscritta della categoria, ma un po’ di lungimiranza credo di averla avuta.
Un fatto importante è che il magistrato è come la moglie del re, non solo deve essere onesta e corretta, ma lo deve anche apparire.
Il tutto è stato aggravato dalle decisioni politiche prese dopo lo scandalo di tangentopoli, sotto lo stimolo dell’opinione pubblica indignata.
Una classe politica già mortificata da tutto quello che era successo, ha abolito l’immunità parlamentare, che i costituenti, con molta lungimiranza avevano previsto, perché volevano una magistratura totalmente indipendente dal potere politico, ma anche la politica indipendente dalla Magistratura.
La situazione attuale è che un qualsiasi magistrato può mettere sotto inchiesta un parlamentare senza che nessuno possa opporsi, qualche volta anche senza prove, considerando la politicizzazione dell’ordine e distruggergli la carriera, salvo poi accorgersi, magari dopo dieci anni e diversi processi, che era completamente innocente.
E’ successo. Diverse volte.
I vari organi della Magistratura, Il Consiglio Superiore, La Consulta, sono organi i cui membri sono eletti per meriti politici e questo fa si che le varie istanze proposte loro, vengano accolte o respinte a seconda della maggioranza politica che in quel momento è presente al loro interno, almeno di solito.
Anche la qualità mi sembra un po’ diminuita viste alcune ultime sentenze e anche come alcuni PM hanno condotto alcune indagini.
In tutto questo però c’è da valutare la qualità e il coraggio di molti magistrati che fanno interamente in loro dovere, spesso in luoghi pericolosi, rischiando la vita, che alcuni (non pochi), hanno perso tragicamente.
Ricordo però che Il giudice Falcone, che adesso è considerato un martire da tutti, finché era vivo e lavorava, era avversato da una parte consistente dei suoi colleghi.
Ricordo anche che ultimamente giudici importanti e conosciuti hanno partecipato a manifestazioni contro il Governo e la riforma della magistratura, cosa che non potrebbero e dovrebbero fare, in quanto un magistrato le leggi le deve far rispettare e non le deve discutere, perché non è suo compito e perché sarebbe un’ingerenza politica indebita.
E’ probabile che i comportamenti negativi che ho descritto riguardino una stretta minoranza di loro e che la grandissima maggioranza faccia il proprio dovere senza finire sui giornali, perché, come in tutti i campi, quelli che si comportano in modo da avere grande visibilità, spesso non solo non sono nella ragione, ma soprattutto sembrano essere molti di più di quanto effettivamente siano.
E’ un po’ la teoria di quelli che strillano di più.
A questo punto potrei continuare ma il gioco forse è bene che finisca qui, senza un vero finale.
Come avrete capito, non è una cosa seria, ma solo l’occasione per elencare una parte dei difetti che ho potuto riscontrare, tralasciando però forse troppo volutamente di evidenziare il lato positivo dei protagonisti.
Qualche volta non c’è proprio, ma altre andrebbe fatto rilevare perché sarebbe giusto concedere il riconoscimento che merita.
Insomma, molte delle cose che ho scritto, rispecchiano parte della realtà, anche se riconosco di aver trascurato quasi completamente il lato più ottimistico e positivo e anche il fatto che, qualche volta, gli stronzi possono anche risultare simpatici.
Sarò sfortunato negli incontri che ho fatto sia da un punto di vista fisico che attraverso i mezzi d’informazione, ma rimane in me il ponderato convincimento che nonostante i nostri difetti come popolo, le nostre stravaganze anche individuali, i nostri peccatucci, non ci meritiamo la maggior parte di questi individui e non è giusto passare la vita accontentandoci.
Se poi qualcuno si offendesse per essere stato chiamato individuo, verremo ancor più rafforzati nel convincimento che bisognerà lottare e impegnarsi per avere il meglio di tutto, perché in fondo, in fondo, noi lo meritiamo, molto più di quanto siamo convinti e credano “gli individui” che ci osservano e giudicano.