lunedì 25 aprile 2011

LA SOLITUDINE



LA SOLITUDINE
All’atto della nascita siamo assolutamente soli, anzi lamentiamo uno dei distacchi più definitivi di tutta la vita, attenuato normalmente da un’allegra accoglienza, non so quanto avvertita e sufficientemente consolatoria, quando moriamo invece, anche se circondati da tutto l’affetto possibile, siamo assolutamente, totalmente e consapevolmente soli, spesso spaventati ma anche un po’ curiosi di quello che ci sta per accadere.
In mezzo a questi due fondamentali avvenimenti c’è tutta la vita che più varia, soggettiva e imprevedibile non potrebbe essere.
Secondo me, durante l’arco dell’esistenza, la solitudine è qualcosa di molto personale, una sensazione, uno stato d’animo, più che un fatto concreto.
Conosco gente che vive isolata da anni non  sentendosi sola e persone circondate da amici e parenti che soffrono per mancanze di tutti i tipi.
Su quest’argomento, si rischia di cadere nei luoghi comuni o sulle favole metropolitane, ma insisto che le due caratteristiche estreme che ho descritte le ho verificate personalmente e posso testimoniare, in qualsiasi momento, che si tratta di fatti reali, magari non diffusissimi, ma sicuramente non inventati dall’uomo, a sostegno di una teoria.
Personalmente è raro che abbia sofferto della mancanza di compagnia, sono sempre stato molto bene anche solo con me stesso, salvo un limitato momento, subito dopo l’adolescenza, nel quale la maturazione personale tardava a manifestarsi compiutamente, ma anche in quel periodo, mi struggevo, mi immalinconivo, ma in fondo mi piaceva anche un po’.
Cercavo una strada e dovevo trovarla da solo, ma non ci ho messo molto.
Per il resto, anche se ho avuto sempre qualcuno vicino in tutta la vita, e perciò si potrebbe pensare che fosse facile, non ho mai sentito la mancanza di un appoggio morale, di affetto o semplicemente di compagnia anche se in un particolare momento potevano non esserci.
Questo fino a che non mi sono ammalato.
La malattia, specie se è grave o se tu la ritieni grave, ti cambia la vita e anche il modo di affrontarla.
Quando stai male seriamente, il dolore non può essere condiviso con nessuno, neanche con la persona che ti ama e ti è più vicina.
In questi casi ci sono parti rilevanti della tua giornata, nelle quali sei completamente solo e senza nessuna possibilità di modificare questo stato.
L’uniche armi che ti rimangono sono l’ironia, quando questa sia materialmente possibile e la sottovalutazione di quello che ti sta accadendo, sperando che lo faccia diminuire, non tanto il fatto concreto, ma la percezione che ne hai.
Il cervello è sicuramente uno dei migliori analgesici in commercio, almeno per dolori che non richiedano interventi specialistici.
Confido perciò, che i problemi che ho, in solitudine o circondato da molti, un po’ perché presi  in giro, un po’ per sentirsi sgarbatamente sottovalutati, si risentano al punto da allontanarsi da me il più a lungo possibile.
Sono stato sempre convinto che, non sarà buona educazione, ma spesso sminuire, disprezzare, evitare la gentilezza e parlo in generale, può anche far bene alla salute.

 

giovedì 21 aprile 2011

I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA


I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA

Chi mi segue almeno un po’, avrà letto che ho iniziato a  scrivere una specie di autobiografia, non consequenziale e ancora solo all’inizio, la cui fine forse richiederà ancora molto tempo e anche tanta voglia.
Spero di averli entrambi.
Per la parte che ho già scritto, avrà potuto costatare che la mia vita è stata abbastanza piena e non mi posso lamentare quanto ad esperienze sia positive che negative.
Ho anche avuto la fortuna di condividerle per oltre quarant’anni con mia moglie che non è  cosa così frequente.
Siamo stati felici?
Difficile dirlo, ammesso che qualcuno sia in grado di definire veramente la felicità, specie se si eliminano tutte le frasi fatte, i luoghi comuni e i proverbi, ai quali non ho mai dato molto valore, magari sbagliando.
A mio giudizio, la nostra vita è stata una serie di momenti diversi, alcuni belli altri meno, come penso che succeda un po’ a quasi tutti e non saprei dire quali dei due siano stati predominanti.
Sicuramente è ormai passato, almeno per me, il periodo in cui certe cose, che richiederebbero gioventù, prestanza fisica e salute, possano ancora accadere e ne ho preso atto, credetemi, senza grandi rimpianti, anche se il cambiamento è stato molto repentino e non dovuto al naturale invecchiamento ma a uno stato di salute che è cambiato in un giorno e non mi ha dato, almeno all’inizio, il tempo di abituarmi.
Il giorno prima mi sentivo massimo 30, 40 anni e li dimostravo anche, il giorno dopo più del doppio e negli ultimi 3 anni e mezzo, da questo punto di vista, la situazione è andata sempre peggiorando, ma, dopo il primo sgomento, credo di averlo saputo accettare abbastanza serenamente.
Anche perché e ne sono certo, non è tutto perso, non c’è solo la forza fisica.
Gli occhi, il cervello, la sensibilità, i sentimenti, sono rimasti, anzi secondo me sono anche migliorati.
Questo mi fa dire che, forse, non potremo avere tutto quello che avevamo prima, ma ci resta ancora molto e soprattutto, qualsiasi cosa faremo, qualsiasi cosa ci succederà, saremo in grado di apprezzarla molto più di quanto abbiamo e avremmo fatto e soprattutto non passerà inosservata, come accadeva nella vita precedente, troppe volte, almeno a me.
Sicuramente supereremo molto più facilmente i fatti negativi verso i quali, aspettandoceli, andremo prevedibilmente incontro, dando maggiore rilievo a quanto di bello, indubbiamente, ci accadrà.
A mio avviso, i vari accadimenti acquistano un valore diverso, anche se sono pressappoco  gli stessi, secondo come sei in grado di valutarli e di viverli fino in fondo.
Insomma dipende tutto dai propri occhi, dal proprio cuore e dal cervello, e perciò non c’è niente di oggettivo.
Detto questo, magari mi illudo, ma so di non sbagliarmi, dicendo che, per come siamo diventati, per la vita che abbiamo vissuto, per le esperienze che abbiamo fatto, ci aspettano ancora i migliori anni della nostra vita, se vorremo e sapremo coglierli.
Stringimi forte amore mio, che nessuna notte è infinita.

lunedì 18 aprile 2011

IL SUPER EGO MILIONARIO DEL VATE DI REPUBBLICA



IL SUPER EGO MILIONARIO DEL VATE DI REPUBBLICA
Di Giuliano Ferrara

La vanità è una brutta bestia. Quando la vecchiaia si impa­dronisce di un uomo, e un fu­tile compiacimento di sé si insinua nel suo cuore, perfino la di­sperazione di vivere diventa ridi­cola. Prendiamo Eugenio Scalfari, il Fondatore della Repubblica , il giornale che ha esercitato ed eser­cita con successo una pedagogia autoritaria ma non autorevole (glielo disse addirittura l’avvocato Agnelli, sempre attento al quoti­diano- cognato). Da una sua bella vecchiaia, magari orgogliosa e su­perba, ma non vanitosa, avrem­mo avuto tutti qualcosa da guada­gnare. Un bel vecchio sicuro della propria debolezza poteva riflette­re sulla sua boria fascista d’antan (scriveva allegramente su giornali del Duce, ma non se ne è mai as­sunto la responsabilità civile, reci­tando invece nella parte di un eroe longanesiano dell’eterno an­tifascismo bacchettone); poteva indagare sulle miserie di una sca­lata sociale e mondana che ha de­formato e massificato commer­cialmente la tradizione liberale del Mondo di Pannunzio, ma ha preferito lasciarsi pigramente coc­colare dai beautiful people di una Roma carina e indulgente; sareb­be stata una bella lezione intro­spettiva il suo riandare ai giorni in cui divenne un riccastro, sacrifi­cando a un pacco di miliardi debe­nedettiani le bellurie dolosamen­te bugiarde che raccontava sull’’editore puro, e sul giornale che ha per soli padroni giornalisti libe­­ri e lettori, libertà inesistente scam­biata per solida paghetta nella ur­gente necessità di mettere insie­me la dote per le figlie, come disse giustificandosi, spudorato e inge­nuo; sarebbe stato bello se avesse denunciato il suo conflitto di inte­ressi con il proprio editore nella ventennale crociata antiberlusco­niana per st­rappare tanti bei milio­ni di euro all’Arcinemico, che ave­va rilevato Retequattro dal falli­mento degli eletti mondadoriani e poi la Mondadori dai suoi vecchi azionisti, lasciandogli la Repubbli­ca e il tesoretto dei giornali locali per imposizione politica di Craxi e Andreotti, intermediario Ciarrapi­co; e una meraviglia, sarebbe sta­to, uno Scalfari sereno, con qual­cosa di venerando sotto la sua or­namentale barba bianca, uno Scalfari equilibrato e non vacuo, non rancoroso, autoironico sul suo non facile rapporto di attrazio­ne verso la cultura che lo possiede ma che lui non possiede, la filoso­fia che biascica da liceale del se­condo banco, e magari capace di capire che la laicità è un valore lai­co e liberale, non una stupida con­fessione di fede e di ceto. Niente da fare. Il Fondatore af­fonda sempre di più nell’immode­stia scritta, orale e televisiva. Si guarda pensare allo specchio, in­contra il cardinal Martini per sug­gerire una spiritualità severa, pro­fonda, ma la sua, non quella del prelato di riferimento. Butta fuori a ripetizione libri ariosi e primave­rili, bozze di un banale giornali­smo culturale di serie B, per farseli recensire con gridolini di pensosa delizia sul suo giornale. S’incarta nelle varie «biennali della demo­crazia », dove i suoi scudieri neopu­­ritani, giuristi e ideologi altrettan­to vanagloriosi, gli apparecchiano un simulacro di idee e di pubblico che fa mercato, che fa soldi, che fa politica con mezzi spesso indecen­ti, da cinepanettone porno. Que­sto per la coltivazione dell’amor proprio dal basso. Intanto il suo italianista de chevet , debole in con­giuntivi, lo sprona a tirare le conse­guen­ze dei suoi ragionamenti sull’Arcinemico, a chiamare i Carabi­ni­eri e la Polizia di Stato per conge­lare le Camere in una bella prova di forza dall’alto. Il liberalismo del 113. In molti, tra i miei amici, aveva­no provato a restituire a Scalfari un po’ di fiducia in se stesso,solle­citandolo a essere come vorrebbe apparire, una specie di piccolo Montaigne meridionale, un diari­st­a introspettivo di magagne trop­po umane, e non una caricatura di filosofo, un guru pomposo e sem­­plicista per una élite di ignoranti in molta fregola, pieno di albagìa e di intolleranza. Non c’è stato ver­so. Viltà e vanità sono il carattere, evidentemente indelebile, del chierico italiano medio, il suo stig­ma botanico, la parte che riceve quella che Jonathan Franzen de­scrive come «l’impollinazione cul­turale » dei liberal derelitti e medio­cri nonostante tanta volgare pre­sunzione di sé. Peccato, e pazien­za. Bisognerebbe sottoporre il pe­tulante narciso alla cura del silen­zio, che gli farebbe un gran bene. Non fosse che per questo Paese soffocato dai cercatori di applau­so, intontito dagli amplificatori di un senso comune forcaiolo e fazio­so, la cura delle vanità è un sottile quotidiano veleno, fa male, sfini­sce, imbruttisce.
  
   Riporto quest’articolo per svariati motivi: 
  1. Ne condivido il contenuto parola per parola e mi sarebbe piaciuto                      saperlo     scrivere io, con quella proprietà di linguaggio, secondo me non comune tra i giornalisti. 
  2. Tocca uno dei mostri sacri della ns. generazione che pochi si azzarderebbero a mettere in discussione. La nostra povera Italia è piena di bluff ai quali vengono riconosciute, dandole per scontate, qualità, ad opera di una parte della stampa e della cultura interessate,  che non solo non hanno, ma che non possono neanche essere messe in dubbio. 
  3. Scalfari è solo uno dei tanti, ma sicuramente il più intoccabile e il solo metterlo in discussione è un titolo di merito. 
  4. Per chi ha avuto, e non sono pochi, l’avventura di leggere gli scritti del vate di Repubblica , non solo quelli di adesso, che potrebbero essere influenzati dall’età, ma anche quelli del periodo della maturità, se li ha valutati con spirito libero, e non partigiano, avrà potuto verificare che, per essere gentile, l’arte della scrittura non è propria la sua migliore qualità e in quanto al parlare, anche peggio.  
  5. Si sarà chiesto,allora, come ha potuto avere la fama che ha ancora, fondare un giornale, passare come uno dei grandi vecchi saggi italiani. In parte lo spiega Ferrara molto bene ma per essere ancora più espliciti, dietro c’è solo un disegno politico ed economico che sta avvelenando l’Italia da molti anni. Chiedetevi documentandovi, e approfondendo le conoscenze, chi siano i veri “Compagnucci della Parrocchietta”.

domenica 17 aprile 2011

UNO SCERZO IN ILE



UNO SCERZO IN ILE

Sono volubile ma affidabile, solubile, spesso insolubile, amabile, sempre adorabile, credibile, incorruttibile, incomprensibile, inquadrabile, definibile e contemporaneamente indefinibile, spesso indecifrabile, sempre inafferrabile, impronunciabile, poco manipolabile e irremovibile, qualificabile, quantificabile, mai dominabile, afferrabile ma inafferrabile, accumunabile, inavvicinabile, additabile, inaffondabile, aggiustabile, aiutabile, allettabile, alleabile, apribile, azzannabile, invincibile, depredabile, convertibile, bevibile, baciabile, derubabile, desiderabile, indesiderabile, coinvolgibile, mai collocabile e catalogabile, incatalogabile, guaribile e inguaribile, curabile e incurabile, inguaiabile, instabile, irrimediabile, arrotondabile, rintracciabile, introvabile, immancabile, isolabile, accompagnabile, abbracciabile, inamovibile, stabile, instabile, incredibile, imbrogliabile ma recuperabile, raccomandabile, realizzabile, raccontabile, riassumibile, rottamabile, ripristinabile, appetibile, adottabile, applicabile, agitabile, usabile, inusabile, possedibile, impossedibile, irascibile, calmabile, tranquillizzabile, mai monitorabile, mai nominabile, mai possedibile, poco trattabile, sempre proponibile.


Io sono così e molto altro, qualcuno per fortuna mi ha già accettato per la vita, qualcun altro spero mi accetterà.

giovedì 14 aprile 2011

L’ITALIA HA TROPPI NEMICI MASCHERATI DA AMICI


L’ITALIA HA TROPPI NEMICI MASCHERATI DA AMICI

La vita è veramente buffa e non permette convinzioni certe, almeno sulle persone. Le sorprese sono all’ordine del giorno e quando cominci a pensare di poterti fidare è il momento di stare ancora più attenti.
Cominciamo dalle sorprese positive che sono decisamente di meno, in questo caso solo una.
La Lega che ha sempre sostenuto di non volere gli extracomunitari e a parole è stata sempre piuttosto rude sull’argomento, ventilando respingimenti anche violenti.
Non solo non ha mai respinto nessuno, ma adesso, il Ministro degli Interni, che è leghista, sta accogliendo tutti e rimpatria solo quelli che, non avendo diritto all’asilo, sono arrivati dopo la data dell’accordo con la Tunisia.
L’Europa, che tanto ha criticato i nostri respingimenti prima di fare l’accordo con Gheddafi e anche dopo,facendo il processo alle intenzioni, in quanto, in realtà, neanche ci sono realmente stati, adesso non vuole prendere nessun rifugiato e non accetta di ammettere che il problema non è solo nostro, ma anche Europeo.
Lampedusa è confine Italiano, ma anche Europeo.
L’unico che palesemente era contrario all’intervento in Libia ma che c’è stato tirato dentro per forza, è stato Berlusconi anche se non l’ha potuto dire esplicitamente, ma bastava guardalo in faccia, quando ha dovuto concedere le basi.
Chi spingeva più di tutti, tra gli italiani, per l’intervento e per la rottura di tutti gli accordi con Gheddafi, era l’ex DC, Casini, oltre a tutti gli altri.
I risultati di questo intervento sono sotto gli occhi di tutti. Per far mollare Gheddafi, ammesso che ci si riesca, ci vorrà molto più di qualche bombardamento Nato e il risultato è che noi ci troviamo completamente scoperti nei riguardi dell’altra sponda del mediterraneo. Pare però che, a parte Berlusconi, anche nel governo, nessuno lo avesse previsto. Veramente lungimiranti.
La Francia, che è stata quella che ha spinto di più per accelerare l’intervento, adesso non vuole accettare nessun extracomunitario, neanche quelli francofoni, né partecipare con l’Italia  a risolvere il problema.
Naturalmente, dietro a queste prese di posizioni ci sono motivazioni e interessi personali, o di nazioni, se no, bisognerebbe interpellare qualche esperto in psicanalisi o peggio e purtroppo queste motivazioni e questi interessi, in genere non giustificano il male che ne sta derivando, per la propria nazione o per un alleato.
Quando c’è uno scopo proprio, ci si dimentica anche la prudenza e quando c’è qualcuno che l’adotta, viene incolpato erroneamente di indecisione.
Questo per analizzare solo parzialmente quello che sta succedendo attualmente, ma c’è dell’altro.
Affrontando il comportamento di Fini, se si parte dal presupposto che non è malato grave, tutto quello che fa e che ha fatto da almeno un anno, avrà secondo lui una spiegazione, ma per tutti gli altri, appare incredibile.
Ho letto che Saviano ha paragonato Fini a Matteotti. Fatelo visitare. Capisco che in democrazia un opinione non si nega a nessuno, ma a tutto c’è un limite.
La Guzzanti, che avendo sempre fatto satira politica molto di parte, essendo appoggiata dai giornali di sinistra e in particolare da Repubblica, dopo aver avuto una disavventura finanziaria raccontata dal giornale, insulta con parole da caserma, quelli che sono stati sempre suoi amici.
La legge sul processo breve che si è discussa alla camera sotto il fuoco dell’ostruzionismo dell’opposizione, viene descritta dai vari componenti del PD, come una legge ad personam che si rivelerà essere un’amnistia e che bloccherà una quantità spropositata di processi con grave nocumento delle parti lese.
Questo il PD. Se poi si prende in considerazione quello che dice Di Pietro, diventa difficile anche riassumerlo.
Ebbene, se qualcuno li ha sentiti parlare dell’argomento, in contraddittorio con qualche esperto della maggioranza, si sarà reso conto che le cose che continuano a dire non sono vere e lo hanno dovuto ammettere almeno parzialmente, di fronte ad obbiezioni oggettive.
Malgrado ciò, continuano a dirle tranquillamente in televisione e in Parlamento. Mentono sapendo di mentire.
Quello che più fa male è che spaventano, ingannando, le vittime della strage di Viareggio o del terremoto dell’Aquila.
Ricordiamoci le cose che dicevano quando doveva essere approvata la riforma dell’Università. Ne parlano più? Il cataclisma che avevano predetto, sta succedendo?
Casini continua a parlare di disco rotto riferendosi alla polemica di Berlusconi con i PM di Milano e lui che, in grande compagnia, continua tutti i giorni a chiedere le dimissioni di un Premier che ha la maggioranza, cos’è, un disco stonato?
Rammentiamogli, magari facendogli sentire qualche registrazione, che quando era alleato con Berlusconi, anche lui parlava di accanimento dei giudici di Milano.
Credo che per chiunque abbia gli occhi, sia lampante che la giustizia in Italia funzioni male, ma non dovunque e questo farebbe pensare che i magistrati non sono tutti uguali e che ce ne sono di più bravi e più efficienti, ma il loro sindacato non lo vuole minimamente ammettere.
In compenso, pare che abbia deciso che le leggi se le vogliono decisamente  fare da soli.
Forse dovrebbero tornare all’Università o fare corsi di aggiornamento  nei quali ci sia qualcuno che gli ripeta tutti i giorni che il  loro compito è quello di  applicarle, spesso alla lettera, senza discuterle.
Quando successe il caso Ruby, la famosa telefonata, il Procuratore Capo di Milano disse ufficialmente anche in televisione, che tutto si era svolto regolarmente.
Dopo qualche mese i suoi sostituti hanno indagato e poi rinviato a giudizio Berlusconi per concussione e lui, senza spiegare niente, si è messo alla testa dell’inchiesta.
I procuratori, non soltanto hanno intercettato conversazioni telefoniche del Presidente del Consiglio, che è un reato, ma stranamente le ha pubblicate il Corriere e lui si è limitato a dire che sta indagando.
Molti hanno cercato di coinvolgere con fatti di mafia l’attuale governo e in particolare il Premier.
Sarebbe giusto, a mio modesto avviso, considerare quello che è stato fatto dal 2008 ad oggi contro la criminalità, che è sotto gli occhi di tutti e che è nettamente al di sopra di qualsiasi governo precedente come risultati positivi e come atti governativi.
Malgrado questo, hanno tentato di coinvolgerli lo stesso facendo testimoniare, naturalmente, con ripresa televisiva, gente palesemente inaffidabile, disposta a dire qualsiasi cosa, come dichiarato da un altro PM, su Spaduzza, in un processo successivo di qualche giorno.
Subito dopo però, viene fuori che il governo di sinistra guidato da Ciampi, Presidente Scalfaro, aveva sospeso, per un numero notevole di mafiosi il 41 bis e questo lo dice il Ministro dell’Interno dell’epoca e sembra che ci sia stata una trattativa con la mafia, ma attualmente nessuno ricorda più niente. Mi sembra la conclusione più logica.
Ho visto politiche del “tanto peggio, tanto meglio”, ma sfido chiunque, a dimostrarmi con i fatti, che esistano precedenti di questa gravità, che possano essere almeno avvicinati agli avvenimenti che si stanno verificando adesso, che non sono da paese civile.
Quando Berlusconi li chiama comunisti, un po’ si offendono e un po’ ironizzano ma, secondo me, invece, dovrebbero offendersi, se fossero ancora vivi, i veri comunisti di una volta, quelli DOC.
Forse mi illudo, ma io non credo che Togliatti o Berlinguer avrebbero permesso dei comportamenti che, pur di colpire l’avversario, facessero palesi danni al Paese, che secondo me è quello che sta succedendo da troppo tempo.
Questi sono sicuramente peggio, perché non hanno il senso del bene pubblico e del fatto che nei momenti di difficoltà, si dovrebbero dimenticare almeno per un po’ i rancori e collaborare tutti per il bene della comunità. E’ ignobile cercare di esportare, mediante giornali amici, all’estero, una descrizione del Premier tutta negativa, tentando anche di farla mettere in ridicolo. Non fanno del male al Premier, fanno del male all’Italia.
I veri comunisti, quelli di una volta, secondo me avevano moltissimi difetti, tiravano colpi bassi anche loro, ma non sarebbero stati  capaci di fare questo.
E’ la fine degli ideali, si guarda solo all’ interesse personale o del proprio gruppo e da questo derivano tutti questi atteggiamenti.
E’ una motivazione che hanno sempre addebitato a Berlusconi, che è, per chiunque segua i fatti con un minimo di logica, assolutamente assurda, visto che personalmente da quando è entrato in politica gli sono arrivati solo guai.
Lui potrebbe tranquillamente lasciare se non avesse a cuore gli interessi dell’Italia, gli avversari no.
La maggior parte di loro, che si metterebbero a fare?
Non mi riconosco più in questa politica e, senza rimpiangere quella precedente, bisogna riconoscere che alcune figure carismatiche, poche per la verità, che prima c’erano, adesso si farebbe grande fatica a riconoscerle, tra gli attuali protagonisti.
Si è presa una strada che non ha sbocchi, neanche se riuscissero ad ottenere quello che vogliono e cioè far fuori Berlusconi e andare loro al governo, perché è un’esperienza che abbiamo già fatto.
Non sono capaci di governare e lo hanno dimostrato le ultime due volte, sono capaci solo di criticare e anche male, almeno sino a che non cambieranno totalmente la classe dirigente dei loro partiti. Sono indubitabilmente dei mediocri nella migliore delle ipotesi.
Bersani sembrava un moderato e un tecnico, adesso parla come Di Pietro o peggio, per citare solo il maggior oppositore.
Se non  sapessi che non è così, direi che ci troviamo in un mondo di matti e con i matti si ragiona male.
Abbiamo potuto costatare che la contrapposizione continua, non dà grandi risultati se non stancare e confondere la popolazione, anche perché sul fatto di spararle sempre più grosse, vincono loro.  
Di solito, non ci credono neanche loro, ma vorrebbero dimostrarci che hanno pure ragione, allora, forse, converrebbe cominciare da parte della maggioranza a comportarsi eliminando la logica dello scontro, aspettando per vedere come reagiranno loro, ma soprattutto la gente.
Porgere l’altra guancia non è cosa molto piacevole, anche se religiosamente meritoria, ma, ugualmente, si potrebbe cominciare, ad esempio, alla faccia della par condicio, a permettere di andare tutte le sere in televisione a Bersani, Casini e Di Pietro, senza contraddittorio, a mandare in onda un giorno a settimana, per ognuno, minimo un’ora, la Guzzanti, Saviano, Santoro, Fazio, Floris e Lerner.
Così occuperanno tutto il prime time della RAI, dando un po’ di pace ai telespettatori solo la domenica, eliminando, nel frattempo, dalle trasmissioni mediaset, la politica.  
Sarebbe istruttivo e molto utile, ufficializzare giornalmente le statistiche divise per Procure sugli esiti dei processi in Italia, comunicando nome e cognome dei vari magistrati visto che amano tanto, almeno alcuni, la pubblicità, senza fare commenti.
Elencare, per chi non avesse memoria, tutte le leggi emanate dal parlamento negli anni in cui ha governato il centro sinistra, sempre senza deduzioni.
Il governo avrebbe solo il compito di continuare a governare sino alla fine della legislatura senza fare polemiche  o rispondere agli attacchi.
Secondo me si suiciderebbero da soli e non sarebbe neanche la prima volta e senza neanche l’intervento del dottor Morte che li aiuti.
Lasciateli fare, lasciategli tutto lo spazio che vogliono e la possibilità di esprimere compiutamente tutte le loro tesi senza contrastarli e restate fiduciosi a vedere come la prenderà il popolo italiano.
Invocano tanto la liberta di stampa, che nella realtà c’è fin troppo, dategliene ancora di più, che poi sarebbe la libertà di diffamare, che già esercitano abbondantemente e vedremo chi ha le idee più chiare su come si applica la democrazia in un paese civile.
In fondo hanno basato tutta la loro politica, ormai da diversi anni, sull’aggressione mediatica in particolare verso il Premier, lasciateglielo fare senza replicare e vedremo sino a che punto arriveranno.
Sembra una follia, un suicidio politico, ma io non lo credo, anzi sono convinto del contrario.
Lasciateli liberi di dire e fare quello che vogliono, con lo spazio che vogliono e sedetevi sulla sponda del fiume ad aspettare, vedrete che non dovrete attendere troppo.



lunedì 11 aprile 2011

LAST MINUTE


LAST MINUTE

Arrivato all’età mia è intelligente occuparsi del proprio futuro che non sia quello veramente prossimo?
Da un po’ di tempo, già pensare a dopodomani, mi crea qualche problema.
Se fossi solo, il vivere alla giornata per me sarebbe molto reale e non un modo di dire molto diffuso ma, quasi mai, messo realmente in pratica.
Mi rendo perfettamente conto che abolire i progetti, per quasi tutti può voler dire abdicare al desiderio di vivere.
Per me non è così, posso assicurare che desidero vivere almeno fino a che sarò in grado di pensare e di fare una vita ragionevolmente umana, anche malato, anche fortemente handicappato.
Ho fatto progetti tutta la vita, sia personale che lavorativa, addirittura in misura eccessiva.
C’è stato un periodo in cui non facevo niente se prima non era stato studiato, valutato a fondo, programmato e spesso rimandato e sto parlando della mia vita personale e non lavorativa.
Ripensandoci ero un bel rompicoglioni perché, sul lavoro si può anche capire che si studino bene tutte le mosse, dato che, sbagliare in quel campo vuol dire non ottenere lo scopo, perdere denaro o addirittura fallire.
Nel quotidiano, qualche sorpresa ogni tanto, ci starebbe pure bene.
I progetti che ho fatto nella vita, si sono spesso avverati e qualche volta no.
Nel lavoro quelli che non sono andati a buon fine, in percentuale, sono stati decisamente di più, perché  molto meno dipendenti dalla mia volontà o capacità.
Proprio lì sta il punto che, specie dopo una certa età, o quando incominciano a subentrare problemi di salute il tuo futuro, almeno nelle parti più determinanti, non dipende più da te.
Ho fatto qualche giorno fa l’esame di controllo semestrale per il tumore: è risultato negativo.
EVVIVA.
Sarò guarito, ma mi sento molto male, sempre peggio. Magari sarà l’altro tumore (perché non mi sono fatto mancare niente), oppure i medici con l’idea di curarti e magari anche di salvarti la vita, ti distruggono il fisico e tu che ormai quasi, quasi, ti eri rassegnato a morire di tumore, ti accorgi che rischi di defungere per tutt’altra malattia.
Non sempre le sorprese sono belle anche per uno che ha amato la vita proprio perché tanto varia e imprevedibile.
Devo ancora fare le visite di controllo e portare ai due specialisti che mi seguono, i risultati di quell’esame e di una sfilza di analisi del sangue che lo stesso laboratorio è rimasto sbigottito, da un lato e molto soddisfatto da un altro (ho visto apparire negli occhi dell’incaricato il simbolo dei dollari, come nei fumetti).
Non ho grandi curiosità su quello che mi diranno i due luminari, quello che conta per me è come mi sento e l’unica cosa che spero è che mi diminuiscano le medicine che secondo me contribuiscono al mio stato.
In questa situazione che senso ha, fare progetti?
Oltre tutto mi sta succedendo una cosa che dato il mio carattere, almeno quello che era il mio carattere, mi stupisce molto: sto provando un grande piacere a decidere le cose all’ultimo momento, quasi tutte, almeno quelle che coinvolgono o solo me o sulle quali so che mia moglie non avrà niente in contrario.
Sto diventando un uomo last minute e mi piace, ma non per questo intendo svendermi, anzi credo che per me valga il contrario che per gli aerei.
La capacità di improvvisazione è stata sempre una grande qualità negli uomini, neanche tanto diffusa.
Visto che la sto imparando e mi piace, devo trovare il modo di metterla a frutto e sono sicuro che sarà apprezzata almeno dalla maggior parte delle persone che frequento.
Per questo, domani probabilmente so già cosa farò, quanto a dopodomani può succedere di tutto e non vedo l’ora  di scoprirlo.