giovedì 29 dicembre 2011

GRAZIE LEO

GRAZIE LEO

Alto, con un fisico ancora efficiente, forte, il viso scavato dal passare degli anni e dai dolori della vita, che sembrano aver infierito, ultimamente, senza alcun rispetto, due occhi scuri profondi, con un’espressione che, con naturalezza, passa dal mefistofelico, alla consapevolezza e alla comprensione, quasi calvo, ma senza accenno d’insorgente grigiore, che sarebbe normale per la sua età.

Unica concessione alla civetteria, un accenno di riporto per nascondere, senza riuscirci, la calvizie.

Un uomo che non passerebbe inosservato comunque, anche solo per l’aspetto esteriore, sicuramente tutto, meno che anonimo.

La parte più rilevante, però è quello che non si vede, la conoscenza, l’umanità, la cultura, la simpatia, l’attitudine a intrattenere, quando vuole, un intero gruppo di persone, passando dalla battuta umoristica, al racconto divertente, spesso sceneggiato almeno in parte, com’è giusto, per renderlo più accattivante.

La capacità di passare, con entusiasmo e grande competenza dalla musica (classica naturalmente, ma anche leggera) alla pittura con altrettanta perizia.

Un mio vecchio amico anche lui musicologo, diceva che non aveva mai sentito una memoria musicale a quel livello, essendo capace di fischiare tutta un’opera o un brano anche molto lungo.

Piccolo editore, scrittore, senza ancora avere raggiunto quel livello di successo che le sue qualità gli avrebbero consentito, per il carattere e soprattutto per l’accanimento del destino, che specie in quest’ultimo periodo sembra essersi dedicato a lui, in particolare.

Tutto questo e molto altro, oltre a saperti sorprendere parlandoti di calcio con competenza e conoscenza o di arte culinaria in genere, ma basta così, perché non sono portato, né credo che lui gradisca che gli sia fatto il santino.

Insomma un’intellettuale un po’ particolare (anche se non gli piace essere chiamato così), ma, ammesso che si debba per forza definirlo, non saprei in che altro modo collocarlo.

Quest’uomo, di cui mi onoro di essere amico da quasi trent’anni, è stato l’unico, che, sapendo la mia attuale condizione fisica, si è mosso da Firenze, ha preso due treni all’andata e due al ritorno, ed è venuto a vedere le mie condizioni di persona, con l’idea di portarmi anche un po’ di conforto rimanendo con noi circa una giornata completa.

Credo che non potrò mai ringraziarlo abbastanza.

C’è stata altra gente che in questo periodo mi ha aiutato in altro modo, facilitandomi con le cure o con i dottori, esprimendomi verbalmente tutta la vicinanza e la comprensione possibili e altro ancora.

Da un uomo molto impegnato, che si è dimostrato sempre un amico, con il quale ho avuto anche discussioni, perché lui possiede tutte le qualità che ho detto, ma io ho le mie idee e se posso cerco di difenderle; che ha una smania, un’irrequietezza dentro di sé, che spesso non gli permette di stare fermo in un posto più di tanto, non me lo sarei aspettato e sono certo che ha un valore maggiore.

Perché qui si tratta di sentimenti, non di buone azioni, spesso sentite come dovere.

Perciò se è vero che le malattie hanno tutte un elemento psicosomatico, da quando è partito dovrei, piano, piano, avviarmi verso la guarigione o almeno al miglioramento.

Non sarà per nulla così, ma, siccome, da un po’ di tempo in qua, do sempre più valore alle piccole cose, ai particolari, trascurando l’insieme, l’atto in sé, se anche non potrà nulla contro il cancro, sicuramente mi rende sereno e mi riempie il cuore e perciò è una cura comunque.

Ed è tutta opera sua.

giovedì 22 dicembre 2011

SONO ANCORA QUI


SONO ANCORA QUI

Sono ancora qui e ho mangiato anche il panettone.

Mi scuso del silenzio di quasi un mese, con i pochi benemeriti, amatissimi lettori che mi seguono, che nel farlo, ne sono certo, si stanno guadagnando titoli di merito per il Paradiso o per dovunque desiderino finire.

Il motivo principale è che scrivo solo se ne sento il desiderio e ho fatto una regola di non forzarmi mai, anche perché quando ci ho provato, in genere mi è riuscito piuttosto male.

Forse, se la gente scrivesse e perfino parlasse solo quando ha qualcosa che sente il bisogno di dire, staremmo meglio tutti.

Sto sotto chemio e sinceramente ho le idee un po’ confuse, la situazione è che tutti i valori, in particolare del sangue, che prima erano regolari vengono tutti sballati in modo notevole, così ti danno un’iniezione, da fare il giorno dopo, che dovrebbe regolarizzarti e un’altra, da fare una volta a settimana, che pare che sia un fattore di crescita, il cui scopo dovrebbe essere lo stesso.

Spero che sia vero perché credo di essere cresciuto a sufficienza e non sento il bisogno di altre espansioni, specie fisiche.

Il problema è che almeno una delle due iniezioni ti scatena tutti i dolori del mondo e i primi giorni ti penti di tutti i tuoi peccati, anche di quelli che non hai mai fatto.

Sto perdendo anche i capelli, per i quali ero sfottuto da diversi amici (quasi tutti calvi), perché sostenevano che non avevo capelli ma una moquette in testa.

Ho in mente di fare l’esperienza della rasatura totale, perché nella vita le esperienze possibili e non pericolose, bisognerebbe farle tutte. Vedremo.

Nell’intervallo nel quale non ci siamo sentiti, sono successe numerose cose, specie di natura politica.

E’ cambiato il governo, che naturalmente come prima mossa si è inventato un salasso un po’ per tutti, ma soprattutto per chi ha di meno e per i soliti noti.

Ci sarebbe da aggiungere molto, sia in senso positivo sia negativo, ma non ne sento proprio la voglia, né il bisogno.

Rimandiamo al prossimo incontro.

Per quanto riguarda la terapia che mi stanno facendo, so benissimo che si tratta dell’ultima, o al massimo, della penultima possibilità che mi resta, ma non mi sento più vicino alla fine, piuttosto inspiegabilmente.

Probabilmente dipende dal fatto che abitando in campagna, nonostante l’inverno, come ti giri e ti guardi intorno, vedi solo prosperità e ostentazione di vitalità.

Oppure perché, oltre casa, l’unico ambiente che frequento è quello del reparto di oncologia, nel quale, sembrerà assurdo, ma ho trovato tanta serenità e allegria tra i pazienti e anche tra gli addetti.

Vi assicuro che aiuta, anche se sono convinto di partecipare attivamente anch’io, ovunque mi trovi.

Che vi devo dire, io che non ho mai creduto ai miracoli, essendomi fatto conquistare, per quasi tutta la vita, da una razionalità spinta qualche volta (poche per fortuna), sino all’ottusità, leggendo in qualche rara occasione sui giornali o sentendolo in televisione, di qualche imprevedibile guarigione, ripeto quello che ho già detto e non mi stancherò di ripetere sino a che ne avrò la possibilità:

PERCHE’ NON PUO’ SUCCEDERE ANCHE A ME?

sabato 26 novembre 2011

IMMERSI NEL PIU’ GRANDE LIQUIDO AMNIOTICO

IMMERSI NEL PIU’ GRANDE LIQUIDO AMNIOTICO

Dopo il post sulla chemio mi scrive il solito amico carissimo. Poche parole che mi sembrano dettate senza filtri direttamente dal cuore:

“Caro amico Marrosu, l'anima ti sorregge bene, perché ce l'hai ed è bella spessa, resistente, piena di energia buona, senza scorie di sintesi.

All'Elba ci siamo divertiti molto insieme.

Forse non potremo più farlo in quei modi un po' giovanilisti ma ci rivedremo là, magari a pescare su un piccolo gozzo le pillole della nostra saggezza. Vuoi vedere che torniamo a riva con una ... pesca miracolosa”.

baci leo

Risposta:

Guarda che lo prendo come un impegno per entrambi e non azzardare a tirarti indietro… “la vita ci ha solo feriti ma sopravvivremo” e anche se non mi piacciono le citazioni specie quelle colte….”siamo delfini è un gioco da bambini, il mare”.

Queste sono le parole dell’ultima canzone cantata da Modugno con il figlio ed io resto convinto che lui fosse un grande eclettico pescatore. Ciao S.

mercoledì 23 novembre 2011

TOC, TOC, CHI E’? LA CHEMIO


TOC, TOC, CHI E’? LA CHEMIO

Oggi mi è venuta trovare la dottoressa Passeri, plurale maschile del nuovo Ministro delle Attività Produttive ed ex AD di Banca Intesa.

Si tratta di una donna giovane e carina, con degli occhi vivi e intelligenti, decisamente femmina, pur senza ostentazione, niente in comune con il Ministro.

Quando i cognomi, al contrario del detto, non sono un destino.

Mi ha portato una specie di sentenza, relativa al mio futuro e devo riconoscerle di averlo fatto senza la spocchia di molti medici, senza ostentare le proprie conoscenze e parlandomi come a una persona in grado di decidere del proprio futuro e con una volontà propria, per niente disponibile ad accettare decisioni prese da chiunque altro.

Dopo avermi spiegato i pro e i contro delle pochissime possibilità che mi sono rimaste, ci si è orientati, pur rimanendo ancora un po’ dubbioso, sulla chemioterapia e alla fine si è lasciata andare dicendo:

- Se dovessi decidere per me, io lo farei. Inoltre può sospendere in qualsiasi momento.

- Mi preoccupano molto gli effetti collaterali, soprattutto considerando lo stato fisico in cui mi trovo. Se decidessi di non fare niente che potrebbe succedere?

- Per il momento si tratta di metastasi ossee, se non s’interviene si possono diffondere rapidamente a organi vitali con le conseguenze che può immaginare.

- Proviamo, anche se dentro di me conservo ancora molti dubbi, che spero di dissolvere dopo aver provato.

Della chemio quando, non essendo interessato, lontanissimo dall’idea che un giorno l’avrei dovuta sperimentare su di me, ho sentito opinioni molto diverse tra chi ha dovuto farla.

Partivano da chi l’ha trovata miracolosa e non così invasiva come temeva, a chi, perlopiù parenti di chi ne ha dovuto fare l’esperienza, con risultati pessimi, come l’inferno.

Internet dice tutto e il contrario di tutto e anche avendo una naturale capacità di leggere tra le righe è molto difficile farsene un’idea precisa.

Non mi resta che provare anche questa, pensando positivo ma pronto ad accettare tutto quello che ne deriverà.

In fondo, nonostante il detto dica che “al peggio non c’è mai fine”, a parte la morte che ho già detto di non temere, tanto peggio di come sto adesso, sarà difficile che sarà, almeno spero.

Certo non amo particolarmente la mortificazione della carne neanche a scopo santità, che non mi è per niente congeniale e tutti i dolori che riusciranno a risparmiarmi saranno bene accetti, fermo restando quello già espresso pochi giorni fa:se qualcuno, in modo apparentemente miracoloso guarisce, per pochi che siano, perché non può toccare anche a me?

martedì 22 novembre 2011

VENTUNO NOVEMBRE 2011

VENTUNO NOVEMBRE 2011

Occhi neri, capelli neri, giovane, piuttosto carina, pare che sarà lei che indagherà sulla mia vita, almeno dal momento in cui ho dovuto impersonare, molto malvolentieri, la parte del malato, ad oggi.

Tante domande, troppe, sicuramente necessarie, anzi indispensabili, ma quanto erano affascinanti quei medici, che da giovane ho fatto appena in tempo a conoscere, ai quali bastava un’occhiata e una visita corporale per intuire quello che avevi e decidere una cura.

Qualche volta ci azzeccavano (spesso) altre, rischiavi come minimo l’aggravamento.

Sicuramente per il malato è meglio adesso e lo dicono le statistiche sulla durata della vita, ma quell’alone, spesso affascinante, che era una via di mezzo tra l’austerità dello scienziato e il mistero dello sciamano, i medici, per quanto bravi possano essere, salvo rarissime eccezioni, non ce l’hanno e temo che non ce l’avranno più.

L’epoca dei pionieri è finita, ha occupato il suo posto, la tecnologia e l’applicazione delle scoperte scientifiche universalmente approvate.

Ora seguono un protocollo sperimentato che su basi statistiche ha dato e darà, di solito, buoni risultati.

Dà, certamente, sicurezze al malato e ancora di più a loro.

L’unico problema è che qualche medico, alcune volte, dimentica che non esistono in natura due malati uguali e spesso neanche due malattie uguali e che trattare tutti allo stesso modo, magari statisticamente darà pure i suoi buoni risultati, ma singolarmente potrebbe rivelarsi un errore grossolano.

A parole sembrerebbero tenere conto delle persone, in pratica le terapie sono le stesse o quasi, per tutti, tenendo presente però, che, a loro giustificazione, quando si tratti di cancro, non hanno molti margini di manovra e qualche volta dopo averne provati alcuni senza successo, nessuno.

Ultimamente parlando con il mio medico curante mi sono lasciato sfuggire, non riferendomi a lui però, ma a una sua collega:

- E’ proprio antipatica, speriamo che almeno sia brava, perché quella del medico è forse l’unica professione importante nella quale la simpatia è un optional, se anche non c’è, non importa, basta la bravura.

Credo che la frase non gli sia piaciuta, anche se non ha fatto commenti, e ripensandoci non credo che sia vero e sono certo che avevo torto.

Il medico, proprio perché tratta con gente che si trova in un momento di fragilità, dovrebbe far di tutto per dimostrarsi umano e il più possibile gradevole.

Soprattutto considerare chi ha di fronte come un essere umano pensante, con una propria volontà e una sua personale concezione della vita.

Metterlo nella migliore condizione (almeno chi lo richiede) di essere in grado di poter scegliere o accettare le terapie proposte.

Per ottenere questo, secondo me, il dottore dovrebbe spiegare nei limiti del possibile, i pro e i contro delle varie cure, come quando si compra un prodotto e si valuta la qualità rispetto al prezzo.

Mi rendo perfettamente conto che il malato che ragiona così, sia una complicazione e che quelli che si affidano totalmente nelle loro mani, siano molto più graditi, ma nello stesso tempo sino a che la capacità di giudizio non viene colpita, credo che, decidere per se stessi, sia uno dei pochi diritti inalienabili rimasti.

Il rischio di diventare antipatici a chi sta cercando di salvarti la vita è naturalmente sempre presente e in certi casi e con alcuni, potrebbe diventare controproducente e indurrebbe a lasciar fare, ma questo, a mio modesto avviso, è un pericolo che vale la pena di correre.

Quando, come nel mio caso, mi si è fatto, almeno velatamente, capire che dovrò morire entro poco tempo e che le cure che restano, salvo miracoli, tendono solo ad allungare un po’ i tempi e a migliorare la condizione fisica, considerato che non ho istinti suicidi, l’unica scelta che mi rimane è impedire a chiunque di fare qualsiasi cosa, anche la più giusta o la più amorevole, contro la mia volontà.

Insomma questo è l’unico caso in cui la buona fede, pur essendo apprezzata, non basta.

domenica 20 novembre 2011

UNA NOTTE IN CAMPAGNA




UNA NOTTE IN CAMPAGNA

Le case di notte parlano. Se poi sono case di campagna abbastanza grandi, con un po’ di terreno intorno, con animali propri dentro e fuori e qualcuno intruso insonne o notturno, i rumori si moltiplicano e non sempre sono tutti riconoscibili.

Se si ha l’avventura di trascorrere una notte da sveglio, diventa quasi un gioco cercare di capire la provenienza di ogni suono, rumore o fruscio.

Per cominciare gli elettrodomestici hanno una loro vita e se il frigo manda un grido, la caldaia risponde, mentre un mobile sembra inviare un lamento, una richiesta di aiuto.

Ci sono momenti che qualcuno sembra entrato in casa, ma l’allarme dura pochissimo perché ci si rende subito conto che si tratta di altro.

Qualche gatto sembra che non possa fare a meno di litigare proprio in quel momento e, in questo caso la cosa dura a lungo, perché prima di menarsi, che non sempre succede, se ne devono dire di tutti i colori e sempre più arrabbiati, innalzando canti con mille variazioni.

In certi momenti si sente raspare la terra alcune volte anche molto rumorosamente che farebbe pensare ad animali di grandi dimensioni.

Altre volte sembra che bussino alla porta mentre ti rendi conto che qualcuno dei tuoi piccoli amici si è solo sistemato meglio contro l’entrata.

Continua così per tutta la notte con molti rumori ancora, che non sono in grado di definire, non essendo nato in America e non essendomi diplomato guida indiana।

Poi a una certa ora, per poco, sembra che tutto si plachi, quasi in attesa che comincino gli uccelli che non hanno niente da invidiare alla più grande orchestra del mondo soprattutto per quantità ma, spesso, anche per qualità.

Quello è il segno che un nuovo giorno è iniziato ancora più del grido del gallo che ormai si sente poco perché, o sono di meno, o hanno più sonno di prima।

Alzandoti, ti rendi conto che ti sei perso almeno un terzo della tua vita, che c’è tutto un mondo al quale non hai partecipato neanche da spettatore e ti domandi come sarebbe stato vivere di notte, specie immerso nella natura.

Difficile dire, almeno per me se sarebbe stato meglio o peggio, so di aver fatto la vita che mi è stata permessa, cercando di personalizzarla il più possibile ma non potendo cambiarla totalmente e forse neanche volendo.

Ognuno di noi, salvo rarissime eccezioni, è attaccato a una serie di cose molto concrete, molto terrene, poco spirituali, che se vengono a mancare ci sembra di aver vissuto invano.

Nella realtà se ti fermi a pensarci, di quasi tutte se ne potrebbe fare tranquillamente a meno restando sempre se stessi, magari anche più felici, specie se si riesce a sostituirle con altri valori.

sabato 19 novembre 2011

TUTTO E’ POSSIBILE divagazioni


TUTTO E’ POSSIBILE

divagazioni

Ho ritirato le ultime analisi del sangue e…sapevo di star male, ma non credevo sino a questo punto.

Lunedì ho la visita di controllo con l’oncologo e vedremo cosa avrà da dirmi.

A quanto sembra, non mi restano molte mosse oltre a quella di resistere, resistere, resistere.

Da molto tempo non faccio più progetti a lunga scadenza, il prossimo anno per me è lontanissimo, ma non pensavo, finora,che i tempi fossero così ristretti, come sembrerebbero adesso.

Mi sento come uno che, completamente nudo, a letto con una donna bellissima, anche lei completamente nuda, pensa:

·Non ricordo, ma c’era qualcosa che dovevo fare.

Sapere di dover morire è comune a tutti, ma avere la certezza che ti è rimasto poco tempo, è di pochi, ma non è poi così male. C’è di peggio.

Essere tradito dalla donna che ami, per esempio, rendersi conto di aver fallito tutti i traguardi che desideravi, essere dilaniati da dolori insopportabili, (quelli già stanno cominciando), sentirsi infelici, in modo irrecuperabile, senza nessuna possibilità di poter modificare le cose, la morte di una persona molto cara.

Ecco, credo che la morte faccia più male a chi ci ama che a noi stessi.

  • Lei mi dice: bello!
  • Le rispondo: matta!

Le donne quando amano veramente, sono capaci di una lucida follia che gli uomini molto raramente possiedono, è più facile che rincoglioniscano.

Oggi è una bella giornata autunnale, piena di luce.

Sono uscito in giardino e mi sono messo al sole cercando di catturarne tutto il calore e la potenza possibili। Mi sono sentito come un gatto che ha la capacità di godere di tutti i piccoli piaceri che la vita gli dona, forse più e meglio di ogni altro animale, umano e no.

Per la serie “la mia famiglia e altri animali”, dopo avere trascorso moltissimi anni e visto tanti comportamenti, alcuni accettabili altri no, mi sembra un buon traguardo e una rassicurante novità, saper far proprie alcune qualità e caratteristiche di un gatto e perché no, anche di altri animali, che, di solito, non sottovalutano mai, come noi, il valore delle “piccole cose”, come una carezza o un’affettuosità.

Più il tempo passa e più mi rendo conto di quanto importanti siano e di quanto le abbia sistematicamente sottovalutate.

Spesso non le ho neppure prese in considerazione, per dare un grande valore a illusioni (così si sono rilevate almeno alcune) di cui, quando è stato il momento, ho potuto fare a meno senza nessuna fatica o rimpianto, in modo molto naturale.

Se stessi bene fisicamente, quasi sicuramente, lavorerei come un pazzo e non avrei tempo, per altro, com’è successo per quasi tutta la mia vita.

Sono fortunato, perché se il fisico non ti permette di fare più certe cose, devi per forza aguzzare l’ingegno e godere fino in fondo di quello che ti è ancora concesso.

  • Metti apposto le chiavi, le dico, vedendole abbandonate sul tavolo.
  • Le ho lasciate lì perché ho appena aperto. Risponde.
  • Dato che, in genere, passi metà della giornata a cercare chiavi di ogni tipo, (per non parlare del cellulare), forse è meglio che le riponi al loro posto che possibilmente dovrebbe essere sempre lo stesso, così saprai finalmente dove sono.
  • Io so sempre dove stanno le chiavi.
  • Questa è la migliore battuta del mese di novembre.
  • Hahahaha.

Questa mattina mi sono alzato in una condizione che mi ha fatto pensare che qualora avessi bisogno di lavorare per arrotondare la scarsa pensione, forse sarei portato a fare un nuovo lavoro: il “babau”, “lo spaventabambini”, professione che in questo momento potrebbe avere un suo mercato.

Lunedì mi ricoverano per accertamenti, anche se non è proprio chiarissimo, cosa effettivamente debbano accertare giacché, è probabile che, come gli allenatori di calcio, potrei non mangiare il panettone quest’anno. Che sono uomo lo sanno, visto che ho la barba.

Giro per casa, poco, perché ho difficoltà a camminare e mi rendo conto di essere diventato molto più democratico di prima, infatti, non c’è più posto dove sto comodo, continuo a provarci, ma senza grandi risultati e in casa tra poltrone, divani e letti, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Ogni tanto mi soffermo a pensare a cosa effettivamente mi rimane, per cui valga la pena veramente.

La cosa più importante è cercare di lasciare tutto a posto senza importanti sospesi, ma forse la più gradevole è quella di lasciare un buon ricordo di se stesso, che sembra una cosa facile ma spesso non lo è.

Con le persone che veramente ti amano profondamente è probabile che non ci sia bisogno di fare niente, anzi spesso molto ingiustamente ci si approfitta di loro, perché momenti di nervosismo sono spesso presenti. Per fortuna ho mantenuto la capacità di trasformare subito qualche durezza, in scherzo.

Ma quante sono queste “anime benedette”?

Probabilmente dipenderà dal mio carattere o magari dalla sfortuna, ma, attualmente, sono pochissime e non è una gran bella cosa, anche se ha il suo lato positivo non costringendomi a lavorare troppo.

Dicevo che non è facilissimo lasciare un’opinione positiva di se stessi, perché qualsiasi cosa fai non sempre è recepito come vorresti e, a volte, le tue intenzioni possono essere accolte in modo anche opposto a quello che avresti voluto.

Per esperienza posso dire che è una cosa molto più comune di quanto si pensi, ci sono persone, anche a me molto vicine, alle quali, dopo averne sperimentato, col tempo, il modo di pensare, quasi sempre dico il contrario di quello che penso, per ottenere quello che desidero.

Buona tattica, ve lo assicuro, che, però purtroppo, non sempre riesce, perché quando ti sei tranquillizzato sul carattere di una persona, con la certezza di averla inquadrata, ti colpisce a tradimento l’imprevedibilità, che è sempre lì, nascosta chissà dove, in attesa di spiazzarti.

Proprio la volta in cui ci tieni di più, è quella nella quale è accettato alla lettera quello che dici e a quel punto non resta altro che la rassegnazione, qualità nella quale non mi distinguo particolarmente.

A parte gli scherzi, i rapporti interpersonali non sono facili, probabilmente nel mio caso ci saranno anche mie carenze caratteriali, ma sono certo che non sono l’unico motivo e se ti è rimasto pochissimo tempo è improbabile che, qualsiasi cosa faccia, riuscirai a eliminare un giudizio radicato in tanti anni.

Quello che mi rende ancora sufficientemente ottimista è che pur essendo piuttosto scettico nei riguardi dei miracoli, l’imprevedibilità delle persone, la possibilità di sbagliare da parte anche di professionisti molto affermati, anche di fronte all’evidenza, una remota possibilità mi resti ancora, è rarissimo ma è già successo.

Quando si parla della malattia che mi ha colpito, di solito la prima cosa che si sente da parte del malato è:

  • Perché proprio a me?

Per questo, mi viene spontaneo quando si parla del futuro sia per quanto riguarda i rapporti ai quali tengo, che del mio, ripensando a quei pochi casi che si sono inspiegabilmente risolti, mi parte dal cervello, dal cuore e da tutto me stesso un grido:

  • Perché non a me?

venerdì 28 ottobre 2011

OGGI




OGGI



Giro, giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra.



Nella parabola della vita, verso la fine dicono che si ridiventi ragazzini. Ho il sospetto che, se riuscirò ad arrivarci, potrebbe essere molto divertente.



Ancora faccio parte di una misera e improbabile categoria:

· Un omo pe’ esse n’omo ha da puzza’

· Ma che dici…

· Si, si, un omo p’ esse n’omo ha da menà.

· Ma che sei matto….????


Se non si prende sul serio è abbastanza comico. Ci tengo a precisare, però, che io mi lavo e non meno, perché non mi piace, ma anche perché rischierei di essere menato.



Il bello di crescere insieme:



La mattina alzandoci dal letto:

· Haiii!, s’ode a destra uno squillo di tromba.

· Haia!, a sinistra risponde uno squillo.


Abbiamo piantato proprio davanti all’ingresso di casa “MAÑANA” (Un leccio), che è stato accolto da pioggia, vento e nebbia.

· Ma dove mi hanno portato? Penserà dentro di sé.


E’ un giovane virgulto che deve diventare grande e forte, ignaro che, “proditoriamente”, abbiamo deciso di legare la sua vita al nostro futuro.



“La nebbia agl’irti colli piovigginando sale”…… mai una volta che… pepe.



Tempo da lupi… no, da uomini, perché i poveri lupi non ci sono quasi più e, sono certo, che, quei pochi, se ne stanno nascosti nelle loro tane, per evitare gli uomini.



La Roma ieri sera ha preso un altro schiaffone, però l’allenatore dice che la squadra ha giocato bene, a mio avviso gioca male e di conseguenza perde.



Carletto Ancelotti allenatore.



Totti for President.



Leo “sempre pronto”, anche sotto la pioggia, come mi affaccio, mi accoglie con allegria.



Riconoscere l’allegria in un gatto è impossibile….eppure.



giovedì 20 ottobre 2011

EVVIVA E’ FINALMENTE ARRIVATA LA PIOGGIA.



EVVIVA E’ FINALMENTE ARRIVATA LA PIOGGIA.


Oggi piove e ben ci sta! L’abbiamo tanto desiderata, se si deve giudicare dalla televisione, che, dopo essersi fatta tanto pregare, la pioggia è arrivata con i suoi normali e ricorrenti problemi per Roma che trova sistematicamente impreparata.

Ero bambino che la prima pioggia seria dell’anno causava allagamenti nella mia città.

Normale, prevedibile, non una notizia. Eppure vedrete oggi per tutta la giornata i Tg di tutte le reti, sull’argomento, quanto tempo occuperanno, tralasciando quello di Fede che, comunque lo fa tutti i giorni.

Sembriamo diventati come la caricatura degli inglesi che non fanno che parlare del tempo, secondo me, quando non sanno di che altro discutere.

Di argomenti ce ne sarebbero, ma dedicati, almeno alcuni Telegiornali, una decina di minuti a parlare male del governo, qualche minuto alle borse, una decina di minuti alla cronaca nera, che dovrebbe essere beatificata dai giornalisti, perché non fa mai mancare le notizie, qualcosa al gossip, e a qualche processo in corso, per completare il Tg non resta che il meteo, con contorno dei mali di stagione.

Addirittura siamo arrivati su alcune reti a occuparci di quello mondiale, di cui sinceramente, secondo me, se ne potrebbe tranquillamente fare a meno.

L’attualità credo che spunti per servizi che affrontino i veri problemi del paese ne dia continuamente anche al di fuori della politica.

Non ricordo editoriali, articoli, ma neanche talk-show, che riflettano su quello che effettivamente siamo diventati e verso quale cammino siamo diretti.

Si parla o si tenta di parlare di economia ai massimi livelli, dei contrasti politici nazionali e internazionali, secondo me sempre molto superficialmente e di parte.

Molti giornalisti si riempiono la bocca di paroloni, spesso inglesi, di cui, sospetto, non sappiano, almeno sino in fondo e più di quanto si possa sospettare, il vero significato.

Della vita effettiva, concreta, dei desideri, dei reali scopi delle persone che non sono solo di natura economica, che sono pure importanti ma, visto che, oltre a mangiare e a consumare di tutto, abbiamo anche un cervello per pensare e dei principi (quasi tutti) da rispettare e delle mete esistenziali da raggiungere, forse non sarebbe male che se ne parlasse seriamente.

Il problema è che sono pochissimi gli addetti ai lavori che oltre ad averne la voglia, ne abbiano le capacità.

Eppure non sarebbe così difficile se ripenso a uno degli ultimi versi di Andrea Zanzotto, deceduto in questi giorni:

“IN QUESTO PROGRESSO SCORSOIO NON SO SE SONO INGOIATO O INGOIO”


Completo nella sua estrema brevità.


Leo Longanesi sosteneva che: ” Ci salveranno le vecchie zie?”


Per Ennio Flaiano “il “mostro” quotidiano è l’oppressione dei fatti, che in un paese annoiato e insaziabile, produce innumerevoli altri mostri, come giornalisti televisivi beceri e compiaciuti che, non arretrano di fronte ad alcuna bassezza per compiacere il pubblico”.


Non vi pare attualissimo? Eppure è stato scritto negli anni 60.


A mio modesto avviso, l’impoverimento generale della televisione e dei giornali, la mancanza di qualità, fino a che si guarderà più alla percentuale di ascolto che al gradimento non potrà che prosperare.

Per quanto riguarda la carta stampata, pur senza voler generalizzare, fino a che non esisteranno più i veri giornali indipendenti, ma solo quelli sfacciatamente di parte, non credo che ci sarà un segnale di discontinuità rispetto alla situazione attuale.

La vita vera sicuramente non è quella che ci raccontano e questo ognuno di noi lo sa, se solo ci riflette concretamente.

Allora che fare? Spegnere i televisori? Non comprare i giornali? Comprarne diversi tutte le mattine per farsi un’idea più reale, mediando tra le loro, spesso molto contrastanti?

Qualcosa in questo senso si può fare, senza esagerare però, se no, diventa un lavoro che forse non giustifica il risultato.

Credo che sia bene essere informati sui fatti, almeno su quelli che ci permettono di sapere, cercando di prendere le distanze il più possibile dalle opinioni, sforzandosi di elaborarne di proprie.

So che non è facile e che ognuno di noi ha i suoi pensieri e problemi personali, che non è egoistico affrontare per primi, dedicandoci tutti se stessi, ma anche le incognite dell’esistenza finiscono, alla fine per riguardarci anche singolarmente.

A mio avviso è importante, addirittura decisivo che ognuno di noi,almeno verso la fine della sua vita sappia con certezza, ciascuno al proprio livello, se è stato ingoiato o se è un ingoiatore, perché forse è tutta lì la differenza, quella che conta veramente.

mercoledì 19 ottobre 2011

LE PERSONE PER BENE HANNO POCO FUTURO 2°






LE PERSONE PER BENE HANNO POCO FUTURO 2°

Le brave persone in Italia continuano a essere perseguitate, dalla magistratura e soprattutto da certi giornali di parte, che cercano in tutti i modi di influenzare così l’opinione pubblica e magari di vendere anche qualche copia in più.

L’altra sera, stranamente, mi sono messo a guardare in televisione Matrix su canale 5, perché ho visto che c’era ospite Guido Bertolaso che era tanto che non si vedeva più, per sua volontà, a quanto mi risulta.

Dico stranamente, perché è una trasmissione che seguo poco considerandola di scarsa qualità, soprattutto per colpa del Conduttore Alessio Vinci che, secondo me, non è adatto a quel ruolo. Forse è un bravo giornalista ma, a mio modesto avviso, è incapace di condurre e di organizzare un talk giornalistico, in modo che risulti equilibrato.

Non mi entusiasmava neanche Mentana, ma pur essendo più di parte, era di qualità superiore.

In genere non amo quei conduttori che fanno di tutto per sembrare imparziali, risultando, ugualmente di parte, piuttosto chiaramente, almeno per chi sa osservare non passivamente.

Non prendono quasi mai posizioni personali, ma basta vedere chi invitano e lo spazio che danno a ognuno per smascherarli.

Sono importantissime, soprattutto, le interruzioni studiate ad hoc, spesso senza dare la possibilità di riallacciarsi al discorso interrotto.

In questo bisogna riconoscere che il maestro era Santoro, ma dopo poco hanno imparato quasi tutti.

Qualche volta, voglio sperare, non ci sarà premeditazione ma sola incompetenza, che non è un complimento, ma è sempre meglio della faziosità che nasconde il tentativo d’ingannare il telespettatore.

Guido Bertolaso è stato a mio avviso, uno dei servitori dello Stato più importanti che ricordi, almeno nel dopo guerra.

Si è dimostrato il classico funzionario, di grandi qualità, al servizio della collettività, senza chiedere niente per se stesso e avendo sempre il coraggio di metterci la faccia anche nei casi in cui potesse essere pericoloso.

La dimostrazione viene da come ha saputo lasciare tutto e mettersi in disparte andando in pensione, quando avrebbe ancora potuto chiedere qualsiasi incarico e gli sarebbe stato concesso.

Non ricordo altri che abbiano avuto lo stesso comportamento e con gli stessi risultati, in passato.

Nei periodi dei rifiuti di Napoli e ancor più del terremoto dell’Aquila, aveva raggiunto una popolarità senza precedenti e per questo alcuni giornali, televisioni e una parte dei magistrati, hanno sentito il dovere e l’utilità di demolire un personaggio che, altrimenti, poteva diventare troppo pericoloso.

Non è la prima volta e non sarà, purtroppo l’ultima, specialmente quando si tratti di persone vicine al centro-destra, anche se, nel caso specifico, non è neanche così sicuro che Bertolaso, politicamente, sia orientato in quella direzione, giacché ha lavorato anche per il governo Prodi, peraltro con molte più difficoltà, ma non ha mai apertamente manifestato le sue idee partitiche.

La mia personale convinzione, maturata per aver seguito molto approfonditamente il suo comportamento e per essermi documentato, su tutto quanto c’era da leggere, riguardo alle accuse che gli sono state rivolte è che, se non fosse una cosa tragica soprattutto per lui, ci sarebbe addirittura da ridere.

Immaginare che un uomo di quelle qualità anche morali, che non ci ha pensato neanche un secondo a dimettersi sotto il governo Prodi, quando si era reso conto che non gli avrebbero permesso di fare quello che riteneva giusto e necessario, possa farsi corrompere con un massaggio di natura sessuale, per una cifra di cinquantamila euro o per un appartamento in affitto gratuito per alcuni mesi, suscita non solo incredulità, ma anche ilarità, verso chi lo pensa e lo scrive.

Soprattutto quando in tutti e tre i casi non c’è una prova, ma anzi, perfino nelle intercettazioni viene fuori che non c’è stata nessuna prestazione sessuale, che l’appartamento era stato offerto da un cardinale amico, dopo che aveva dormito per un certo periodo, in un convento nel quale fu chiaro che, con i suoi impegni e orari, non era possibile proseguire, per la pace degli altri occupanti.

Sui cinquantamila euro, a parte le spiegazioni più che convincenti, io chiedo a chi legge se secondo loro è possibile che un uomo così che, sicuramente non ha problemi economici, si faccia corrompere per una cifra del genere.

La dimostrazione che non hanno niente in mano per rinviarlo a giudizio è provata da quanto i magistrati hanno allungato il tempo della prima udienza, che fa concretamente sospettare il desiderio piuttosto palese di arrivare alla prescrizione.

La prescrizione lascia sempre un minimo d’incertezza, anche se in un paese democratico la colpevolezza andrebbe sempre dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio, ma sapendo che arrivare a sentenza vorrebbe dire assoluzione sicura, meglio lasciare un dubbio, soprattutto per non apparire, o troppo di parte o incompetenti.

Per questo durante la trasmissione, pur mantenendo sempre l’equilibrio, è apparso infuriato e anche fortemente amareggiato, perché conscio che, dovranno passare anni, perché possa riabilitare il proprio nome.

Tanto che è arrivato ad assicurare che non accetterà la prescrizione e che lui aspetterà comunque la sentenza.

Personalmente, avendo fatto, quasi tutta la vita, un lavoro autonomo, che mi ha costretto ad avere rapporti con una grandissima quantità di gente di tutti i tipi e avendo raggiunto forse “l’età della ragione” e chissà, magari, della maturità e dell’esperienza, mi sento, non avendolo mai fatto prima per nessuna persona, di mettere la mano sul fuoco sull’onestà della persona e sono certo che le sue disavventure giudiziarie derivino da un tranello.

Lo sport tutto italiano di demolire le persone di grande successo e popolarità è già non molto corretto se non ce ne sono le motivazioni concrete, ma, quando a questo, si aggiunge l’interesse politico, diventa quanto di più ignobile possa essere fatto.

In chiusura, ieri si è avuta la notizia che Berlusconi è stato assolto “per non aver commesso il fatto” nel processo Mediatrade che lo vedeva imputato di frode fiscale insieme con altri.

Non sarà proprio processato perché è stato ritenuto totalmente estraneo.

E uno !!!

Sicuramente non sarà, ma se continuasse così anche per gli altri processi, mi chiedo quante persone tra i politici, i magistrati e la gente comune, dovrà fare un atto di costrizione per aver dato per scontato quanto letto sui giornali e visto in televisione, come fossero state già delle sentenze definitive e questo è il vero “processo breve”, non quello proposto tempo fa dal Governo.

Questa è l’Italia che ci ritroviamo e che in particolare una minoranza ci sta lasciando in omaggio, ma contraddicendo le normali buone maniere, qualche volta conviene essere maleducati e respingere al mittente questo tipo di doni.